Sono 5,5 milioni gli italiani che ogni giorno prendono il treno. Con il software ideato dalla startup italiana è possibile ricercare i biglietti che costano meno
Il treno non è solo uno dei mezzi di trasporto più sicuri, ma è anche quello più green. Eppure, secondo Pendolaria 2017, aumentare le persone che si spostano lungo le vie ferrate, soprattutto nelle città e al Sud così da decongestionare il traffico e riportare sotto i livelli di guardia lo smog, “deve essere una priorità – dicono da Legambiente – della attuale legislatura”. Ad avvicinare gli italiani alle ferrovie potrebbe essere il nuovo portale italiano AltaVelocita.it ideato dalla startup Trenìt!, che consente di individuare il miglior prezzo dei treni per spostarsi in Italia.
Ogni giorno 5,5 milioni di italiani prendono il treno
Secondo il report Pendolaria 2017, la mobilità su ferro vede muoversi ogni giorno 5,51 milioni di persone In Italia, con una crescita del numero complessivo dei pendolari, ma aumentano anche le differenze tra le varie regioni e quelle sulla rete ferroviaria, segnata da una parte dai continui successi dell’alta velocità e dall’altra dai tagli agli intercity e da treni regionali spesso troppo vecchi e lenti.
Le 10 linee ferroviarie da incubo
Ogni anno Legambiente stila anche la top ten delle tratte ferroviarie più disastrate su cui ciascun pendolare non vorrebbe mai avere la disgrazia di dover viaggiare. Secondo il rapporto più aggiornato, sarebbero (le descrizioni sono state redatte dalla Onlus):
1) Roma-Lido: ormai la linea registra un afflusso giornaliero di 55.000 tra studenti e lavoratori contro i circa 100.000 stimati fino a pochi anni fa, con un calo del 45%. L’età media dei 23 convogli (erano 24 nel 2015) che la frequentano sfiora i 20 anni mentre le corse effettuate nell’anno 2016 sono state il 7,2% in meno rispetto a quelle programmate. Le biglietterie sono presenti solo in meno di un quarto delle stazioni, mentre nel 78% non vi è la presenza di personale ferroviario (o è saltuaria), nell’85% dei casi i tabelloni elettronici degli orari non funziona. I continui guasti e problemi tecnici, si ripercuotono sugli utenti tra corse che saltano senza che venga fornita un’adeguata informazione, e poi ritardi periodici, sovraffollamento dei treni. La soluzione migliore per la Roma-Lido sarebbe di trasformarla in una vera e propria metropolitana, visto che è tutta all’interno del Comune di Roma e potrebbe catturare un bacino di utenti enorme, migliorando la mobilità dell’intero quadrante urbano a Sud di Roma. Ma per ora è difficile intravedere una qualche speranza di cambiamento per i pendolari.
2) Circumvesuviana: collega un’area metropolitana di circa due milioni di abitanti e si estende per circa 142 km (distribuiti su 6 linee e 96 stazioni). Oltre alle denunce di pendolari, il disastro del servizio nel 2016 è stato confermato pubblicamente dall’Ente Autonomo Volturno (la holding, con la Regione Campania come socio unico, dove nel 2013 sono confluite Circumvesuviana, Cumana, Circumflegrea e Metrocampania NordEst): aumento delle soppressioni (4.252 treni), aumento dei ritardi oltre i 15 minuti (26.533 nel 2016), quasi assenza di treni a composizione tripla, nonostante le maggiori risorse finanziarie disponibili rispetto al 2015. E non è andata meglio nel 2017. Dal 2010, quando i treni in circolazione erano 94, è stata infatti una parabola discendente; salvo guasti, oggi viaggiano 56 treni, ma ne servirebbero almeno 70 per garantire un servizio dignitoso ai pendolari, costretti a viaggiare ammassati, nonostante il crollo del numero dei viaggiatori che ben rispecchia la crisi in cui versa l’azienda. Basti dire che rispetto al 2012 i passeggeri ogni giorno sulla Circumvesuviana si sono ridotti del 22%, con 27mila passeggeri in meno sulla linea.
3) Reggio Calabria-Taranto: la ferrovia Jonica è una linea di 472 km, che collega tre regioni e tanti centri portuali e turistici e che ha visto negli ultimi anni un peggioramento drastico del servizio. Da Reggio a Taranto sono 6 i collegamenti giornalieri; il treno più veloce impiega 6 ore e 15 minuti, con tre cambi a Paola, Castiglione Cosentino e Sibari da dove però il treno finisce e si prosegue in pullman. I tagli al servizio sono stati pari al 20% rispetto al 2010, con la cancellazione di 4 intercity notte, 5 treni espresso, 7 treni espresso cuccetta, 2 treni interregionali. Per i pendolari la speranza che questa situazione cambi sono davvero pochissime. Per cambiare questa situazione ci sarebbe bisogno di investimenti per completare l’elettrificazione e l’inserimento di nuovi treni più veloci.
4) Verona-Rovigo: poche corse, mezzi obsoleti, ritardi e abbandono delle piccole stazioni spesso sprovviste delle tabelle che indicano gli orari, su una tratta ferroviaria di 96,6 km che collega due capoluoghi di provincia e uno snodo importante come quello di Legnago. Il servizio passeggeri è effettuato da Sistemi Territoriali azienda controllata dalla Regione Veneto. La linea è a binario unico se non per due piccoli tratti, in tutto 15 km. I treni circolanti sono degli anni Settanta e hanno dei tempi di percorrenza medi di 55 km/h. Per fare un confronto con il passato, 15 anni fa il treno più veloce ci mettevo 1 ora e 25 minuti, oggi impiega 16 minuti in più.
5) Brescia-Casalmaggiore-Parma: 92 km, percorsi a 46 km/h di media su cui i pendolari riscontrano quotidiani disagi e condizioni non degne di un collegamento tra centri urbani importanti e tra due delle regioni ricche e a maggiore domanda di pendolarismo in Italia. La linea vede meno di 30 treni giornalieri (neppure un treno l’ora durante l’arco della giornata), è palesemente sotto utilizzata e versa da diversi anni in una condizione di abbandono. Il materiale rotabile ha un’età media superiore ai 30 anni e rispetto al 2009 il treno più veloce impiega 20 minuti in più. Nell’ultimo anno si è verificata una serie di gravi guasti alla linea, che hanno messo a repentaglio la salute e la sicurezza di molti pendolari. Tra le 25 linee lombarde, è quella che ha avuto gli indici di affidabilità più bassi.
6) Agrigento-Palermo: il tempo di percorrenza è di poco più di 2 ore, la velocità media di 67 km/h, e sono 12 le coppie di treni che quotidianamente percorrono la linea lunga 137 km ed elettrificata dagli anni 90. Malgrado la domanda di spostamento tra le due città sia molto rilevante, solo una percentuale bassa si sposta in treno. E la ragione sta nel fatto che i treni sono pochi e risultano molto spesso in ritardo, malgrado la linea sia ampiamente sotto utilizzata, specialmente nelle giornate di pioggia quando in molte stazioni si allagano i binari e si verificano frane. Il comitato pendolari Palermo-Agrigento ha denunciato il disagio di chi da mesi è costretto a viaggiare in treni sporchi e sovraffollati e la rabbia nel non essere ascoltati nonostante i continui reclami.
7) Settimo Torinese-Pont Canavese: è una linea di 40 km, gestita da GTT, dalla fine del 2012 rappresenta parte della linea 1 del Sistema Ferroviario Metropolitano di Torino. I pendolari sono sul piede di guerra per i disagi provocati da treni cancellati senza preavviso con frequenze inadeguate e per il sovraffollamento dei convogli successivi. L’età dei convogli sfiora i 30 anni; la loro composizione in molti casi risulta del tutto inadeguata con corse composte da una sola carrozza e persone stipate all’inverosimile. I ritardi, ormai cronici, nelle ore di punta, non scendono quasi mai sotto i venti minuti, su una tratta che, in condizioni normali, è percorsa in 1 ora a una velocità media di 40 km/h. E con molti treni che si fermano a Rivarolo, costringendo chi continua per Pont Canavese a dover prendere un autobus con ulteriore perdita di tempo.
8) Campobasso-Roma: è frequentata da molti pendolari ma dal 2010 a oggi ha visto una diminuzione del numero di treni del 42,8%, passando dalle 10 coppie giornaliere di treni diretti di allora alle 7 attuali (per un viaggio di oltre 3 ore e 10 minuti). La linea è complessivamente di 244 chilometri, ma i problemi riguardano in particolare i 75 chilometri sulla tratta tra Campobasso e Roccaravindola che sono ancora a binario unico non elettrificato. E’ infatti qui che si registrano i maggiori problemi di lentezza e inadeguatezza del servizio: 53 minuti nella tratta tra Campobasso ed Isernia con una velocità media di nemmeno 55 km/h su una linea sostanzialmente vuota. I pendolari lamentano nel corso dell’ultimo anno ripetuti episodi di gravi ritardi e di malfunzionamento dei convogli: treni costretti a frequenti soste in varie stazioni perché il gabinetto non funziona, aria condizionata guasta in estate, sovraffollamenti e ritardi che sono arrivati a superare in alcuni casi un’ora.
9) Genova-Savona-Ventimiglia: per chi frequenta i 147 km di questa linea ferroviaria il 2017 è stato un anno caratterizzato da criticità e proteste. Il materiale rotabile non risulta assolutamente in grado di soddisfare le richieste dei pendolari e dei turisti. La Liguria è l’unica Regione del Nord Italia dove i treni hanno un’età media superiore ai 19 anni. Anche sulla puntualità dei treni piovono lamentele, ma i pendolari lamentano soprattutto convogli vecchi, con sedili rattoppati, bagni sporchi e maleodoranti specialmente in estate. Ed al contrario nei periodi più freddi i pendolari vedono il passaggio di “treni-frigorifero” con carrozze al ghiaccio perché il riscaldamento spesso risulta guasto.
10) Bari-Corato-Barletta: è una linea ferroviaria di 70 km che attraversa un bacino di utenza di circa 700.000 abitanti e che era fino a due anni fa un esempio di successo nel trasporto ferroviario pendolare. La linea è diventata purtroppo famosa il 12 luglio 2016 quando uno scontro frontale tra due treni, avvenuto nel tratto a binario unico tra Andria e Corato, ha causato la morte di 23 persone e oltre 50 feriti. A seguito dell’incidente la linea è stata chiusa tra Andria e Corato e sono partiti i lavori per il raddoppio di una tratta di 10 km. Ad oggi, la riapertura della tratta ferroviaria Corato-Ruvo è stata posticipata e continuano ad operare gli autobus sostitutivi (servizio che dipende direttamente dalla Regione) con i relativi disagi per studenti e lavoratori, specialmente nelle ore di punta in cui il servizio sostitutivo è carente.
Cos’è Altavelocita.it
In tale contesto, tutt’altro che eccellente, si inserisce l’app della startup italiana, AltaVelocita.it. La piattaforma è in grado di individuare tutti i treni che collegano le città servite dall’alta velocità (sia Trenitalia che Italo) e di mettere a confronto i prezzi disponibili nell’arco di due mesi, identificando con colori diversi (verde, giallo e rosso) le giornate e le fasce orarie con tariffe più economiche o più costose. Tra le informazioni fornite da AltaVelocita.it ci sono inoltre la quantità di treni che viaggiano per ogni fascia oraria, insieme ai tempi medi di percorrenza per ogni tratta, su treni AV o tradizionali.
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“L’alta velocità è il mezzo più efficace ed ecologico per fare lunghi viaggi in Italia: grazie alla nostra piattaforma tutti i viaggiatori potranno programmare le proprie partenze trovando le soluzioni più convenienti”, commenta Daniele Baroncelli ideatore del progetto AltaVelocita.it. “Stiamo investendo molto in ricerca e sviluppo: nel prossimo anno Trenìt! consentirà l’acquisto dei biglietti ferroviari direttamente in app. Inoltre, stiamo lavorando per estendere sperimentazioni e servizi anche nel resto d’Europa, dove dal 2020 verranno liberalizzate le tratte TAV aprendo il mercato ad una concorrenza potenzialmente vantaggiosa per tutti, aziende e viaggiatori”.
Al momento le città servite dai treni AV e selezionabili dalla piattaforma AltaVelocita.it sono: Milano, Roma, Firenze, Venezia, Torino, Bologna, Napoli, Salerno, Reggio Emilia, Ferrara, Rovigo, Padova, Vicenza, Verona, Brescia, Bolzano, Trento, Rovereto, Desenzano del Garda, Peschiera del Garda.