I social russi hanno scatenato il turismo nel cuore della Siberia. Ma il piccolo paradiso tropicale che sta attraendo curiosi, modelle e influencer è in realtà un bacino artificiale riempito dalla vicina centrale elettrica
Non c’è solo la mini-serie TV di Netflix Chernobyl ad avere dato vita a un insano e pericoloso turismo nelle zone ancora interessate dall’incidente nucleare di Pripyat. In questi giorni, infatti, i social russi si stanno popolando di foto di un laghetto nei dintorni di Novosibirsk, città capoluogo del Distretto Federale Siberiano. Il perché è molto semplice: le sponde sabbiose sono così bianche e l’acqua così blu da ricordare i panorami delle isole tropicali dei mari del Sud. Davvero uno scorcio anomalo, nel cuore della gelida Siberia, con il risultato che qualcuno ha pensato bene di ribattezzare il posto Maldive russe, nome suggestivo che ha contribuito a fare accorrere sul luogo numerosi curiosi e influencer locali. Ma, in realtà, il laghetto è il bacino di scarico di una fabbrica nascosta dalla vegetazione ed è una vera e propria discarica a cielo aperto.
Foto: @mrwed54 – Fonte: Instagram
La vera storia delle Maldive russe
Nessuno sa bene quanto sia pericolosa la discarica. La società che ha in gestione la vicina centrale elettrica nega infatti categoricamente che le acque del laghetto siano tossiche per l’uomo ma, contemporaneamente, ha pubblicato sui social un avviso per diffidare i curiosi dal farvi il bagno. L’annuncio si limita a dire che il laghetto è artificiale, risultato degli scarichi della centrale e che l’acqua è più alcalina del normale.
Foto: @roman_foto_nsk – Fonte: Instagram
Sono proprio le ceneri che la centrale elettrica sversa nel bacino, spiegano le autorità, a dare al laghetto colori da Maldive: un blu intenso delle acque che si contrappone a un bianco splendente della sabbia, risultato dalla presenza intensa – viene detto – di minerali di calcio e degli ossidi di metallo.
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Foto: @roman_foto_nsk – Fonte: Instagram
Chi gestisce la Centrale brandisce in propria difesa i risultati di due test effettuati da società definite “indipendenti” che sembrano confermare il fatto che la discarica non presenti metalli pesanti e non sia interessata da valori radioattivi superiori alla norma (perché, anche sull’onda della serie di Chernobyl , si è subito diffuso il panico da radiazione).
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Una difesa che certo non aiuta a scoraggiare il recente turismo che si sta sviluppando in una zona così remota attratto dalle foto sempre più numerose delle Maldive russe sui finite sui social, con tanto di profilo “ufficiale”: maldives_nsk.
Foto: @ariel240676 – Fonte: Instagram
Le Maldive della Maremma
Il caso delle Maldive russe ricorda da vicino un’altra spiaggia all’apparenza tropicale eppure ritenuta pericolosamente tossica. Quella di Rosignano Marittimo, in provincia di Livorno. Un litorale eccezionalmente bianco che qualche anno fa fece il giro di Instagram. Anche in quel caso, però, a rendere la sabbia immacolata erano polveri di lavorazione e scarti chimici della vicina fabbrica attorno alla quale si è sviluppato negli anni l’intero paese. Il Comune per precauzione impose il divieto di balneazione e perfino di stazionamento in spiaggia.
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Ci fu il solito turbinio di analisi e carte bollate: chi sosteneva che le acque antistanti fossero immacolate e promosse a pieni voti dall’Arpa, chi paventava il rischio della presenza di solventi e metalli pesanti e chi minimizzava collegando il candore del litorale allo sversamento in mare di materiali inerti come gesso e calcare. Come per le Maldive russe, non si è mai saputo dove fosse la verità. E, come per le Maldive russe, la gente ha continuato a credere di aver trovato uno scorcio tropicale a due passi da casa.