Un titolo che ha scelto di differenziarsi dallo stile di FromSoftware. Ma è stata una buona idea?
Lanciare un titolo quando in realtà non è ancora pronto è quasi come fare harakiri. Pensiamo ai guai passati da CD Projekt dopo il day one di Cyberpunk 2077 e agli anni passati a sistemare un’opera faraonica per tentare di riconquistarsi la fiducia dei gamer. Lords of the Fallen, possiamo dirlo, non era pronto per premere il tasto avvio e gli sviluppatori di HexWorks hanno così dovuto correre ai ripari per sistemare alcuni evidenti problemi al gameplay e alla grafica di un’opera che si ispira evidentemente agli universi narrativi gotici scolpiti da FromSoftware. Il team ha fatto scelte coraggiose, talvolta azzardate proponendo un videogioco che si distanza non poco dai canoni del genere.
Nei primi giorni dopo la pubblicazione, Lords of the Fallen è stato oggetto di correzioni, che ne hanno in parte mondato gli elementi più problematici. Partendo dagli aspetti invece positivi del titolo possiamo senz’altro dire che stiamo parlando di un prodotto dove il world building, la caratterizzazione dei personaggi, la lore e in generale la narrazione garantiscono un’immersione autentica in un mondo dannato davvero bello da esplorare.
La storia di Lords of the Fallen, seguito di un titolo uscito una decina di anni fa, prosegue moltissimi anni dopo le avventure del primo episodio. La software house è diversa, ma è comunque riuscita a maneggiare un prodotto senza snaturarlo. Il giocatore veste i panni di un Crociato Oscuro il cui compito è attraversare il regno dei vivi e dei morti per sconfiggere un terribile nemico, la cui storia si collega al primo capitolo. Disponibile in italiano e con un doppiaggio in inglese, il videogioco ruota attorno a una meccanica di gameplay interessante, che costringe il gamer a passare da una dimensione all’altra per procedere nell’esplorazione.
Grazie a una misteriosa lanterna che scopriamo fin dai primi secondi di gioco, con una cinematica di preambolo, il nostro protagonista è in grado di spostarsi in Umbral, un mondo se possibile ancora più inquietante di quello normale, dove la permanenza eccessiva dell’eroe richiamerà l’attenzione di un numero sempre crescente di avversari.
Se ci spostiamo sul combat system Lords of the Fallen mostra quanto sia in realtà parecchio lontano dallo stile tutt’altro che agile dei soulslike. Il genere ispira spadoni, armature, colpi caricati da una forza sovrumana e che richiedono un’attenzione massima ai pattern d’attacco avversari. Nulla di tutto ciò nel titolo oggetto della recensione: siamo su un terreno decisamente più agile, con colpi rapidi, un atletismo sorprendente che permetterà di correre molto velocemente. Il sistema di schivata ci è tuttavia sembrato inefficace, soprattutto a fronte di nemici in schiacciante superiorità numerica.
Un altro aspetto non da poco per chi è a caccia di soulslike è la difficoltà. Il genere è tra i più ostici per i gamer e scivolosi per gli sviluppatori. La sfida è proporre un’esperienza che resti complessa, ma senza risultare infattibile. Lords of the Fallen ha preferito la strada della semplicità, forse anche per servire meglio la storia, ma è un elemento da tenere in considerazione. Certi boss fight sono davvero troppo banali. Nei combattimenti abbiamo poi ravvisato cali importanti di frame rate.
La telecamera di gioco non è inoltre tra le migliori, considerando che in alcuni casi si incastra nel paesaggio rendendo i movimenti e gli attacchi inutilmente complessi. Insomma, Lords of the Fallen è un titolo riuscito (quasi) a metà. Un’opera narrativamente coinvolgente, ma non supportata da un sistema di gioco adeguato.