Dallo sviluppatore turco Tonguç Bodur un viaggio che meriterebbe la VR
Ora che Meta – il nuovo nome dell’ex gruppo Facebook – ha ufficializzato la centralità della realtà virtuale nel proprio piano di investimenti tecnologici siamo decisamente più attenti ai possibili sviluppi videoludici del trend. Sui visori Oculus possiamo vivere esperienze in prima persona e, chissà in futuro, avremo l’occasione di incontrare amici e partecipare ad esperienze ai limiti del vero. Questa premessa per dire che Lucid Cycle, titolo disponibile su Nintendo Switch, si meriterebbe anche una versione in realtà virtuale. Lo sviluppatore turco Tonguç Bodur ha scelto di farci calare in soggettiva dentro un viaggio lungo sogni di ogni tipo, senza soluzione di continuità, per interagire con l’ambiente in una modalità totalmente non-sense. Mostri che si trasformano in caramelle, vagoni che volano in cielo. Viverlo su Switch è stato un piacere, che ci ha fatto venire l’acquolina in bocca per un gameplay che potrebbe essere ancora più immersivo.
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Certi videogiochi non hanno una trama, ma prendono comunque per mano il gamer dall’inizio alla fine, senza farlo sentire fuori posto. Lucid Cycle ci spalanca gli occhi su ambienti colorati e folli, talvolta ricchi di dettagli, talvolta spogli come in un incubo. La prima persona è stata una scelta saggia perché consente la giusta esplorazione nei panni di un sognatore (nel senso letterale). Gli scenari di gioco si superano nel momento in cui si interagisce con un oggetto, si risolve un semplice enigma o si completa un determinato percorso: a quel punto il gamer deve solo ritrovare un portale circolare che lo condurrà nel sogno successivo.
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Il tema onirico non è una novità nel settore videogiochi. Alcuni anni fa ci siamo divertiti un mondo con Dreams su PlayStation 4. Anche il titolo Where The Heart Leads sulla next gen di Xbox è riuscito a toccarci nel profondo, facendoci vivere l’incubo di un padre di famiglia. Lucid Cycle, molto più in piccolo, resta comunque un’esperienza sincera e riuscita, dove non si muore e non si può sbagliare. Una valida testimonia del fatto che le piccole realtà indie sono in grado di elaborare prodotti originali.