24 anni, di Scottsdale, Arizona, lo youtuber Mykhailo Viktorovych si è presentato con una Coca-Cola in mano e il suo smartphone sull’isola di North Sentinel nelle Andamane, dove vive una popolazione che non vuole avere contatti con la società moderna e che è difesa per legge. Per cinque minuti ha messo piede sulla sabbia, ha portato in dono una bibita e una noce di cocco e ovviamente ha girato video con una GoPro da postare e poi si è messo a urlare per richiamare l’attenzione, anche se dalla fitta giungla non è spuntato nessuno. Risalito sulla sua imbarcazione, si è poi allontanato: nonostante questo, le autorità indiane lo hanno rintracciato e arrestato. Ma chi è Mykhailo Viktorovych?
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Mykhailo Viktorovych e i viaggi estremi
Mykhailo Viktorovych, americano di padre ucraino, è noto per i suoi video di viaggi estremi. Sul suo canale YouTube, Il travel vlogger ha postato un viaggio passato in Afghanistan, dove ha posato con armi e spade prese in prestito da membri talebani (al momento non più disponibile). E l’ultimo episodio che ha causato il suo arresto non arrivava all’improvviso: non era la prima volta che si trovava alle Andamane. Già in precedenza aveva studiato le rotte e le condizioni del mare per pianificare il suo viaggio illegale a North Sentinel.
Polyakov ora si trova in custodia cautelare, in attesa di essere interrogato. Su di lui pesa l’accusa di essere entrato in un’area riservata e potrebbe incorrere in otto anni di prigione se dichiarato colpevole. Ad arrestarlo è stao HGS Dhaliwal, capo della polizia delle isole Andamane. Le stesse Ong che operano vicino a quel territorio hanno sottolineato i nuovi rischi dettati dalla fame di like per comunità incontattate e natura incontaminata.
Da una parte, Mykhailo Viktorovych Polyakov ha rischiato la vita (come si vede in questo video postato dalla BBC su TikTok), dall’altro ha messo a repentaglio quella dei sentinelesi e degli ecosistemi in cui vivono. Ha rischiato in prima persona perché i popoli indigeni, che non vogliono essere avvicinati o contattati, sono pronti a uccidere pur di rimanere isolati: nel 2006 uccisero pescatori illegali che si trovavano a ridosso dell’isola e nel 2018 a trovare la morte per mano dei sentinelesi dotati di archi e frecce fu il missionario statunitense John Allen Chau che voleva convertire la popolazione locale al cristianesimo. Con il suo gesto, però, ha compromesso anche la vita stessa della popolazione indigena, fragile ad esempio davanti a malattie provenienti dall’esterno, così come il contesto naturale in cui abitano che è vulnerabile a invasioni esterne.