La scuola ha deciso di lanciarsi in questa iniziativa per conquistare uno “spazio” che oggi gli istituti tecnici devono guadagnarsi a fatica: la frequenza delle ragazze
Nove giorni per imparare a diventare astronauti. A lanciare questa singolare iniziativa è l’istituto tecnico “Alessandro Volta” di Alessandria che in questi giorni sta ospitando 55 bambini dai 10 ai 13 anni che studiano come partire per lo spazio, come funziona la gravità, cosa si mangia in orbita e come si respira.
Tranquilli! Non è uno scherzo ma nessuno verrà lanciato dentro una navicella. La vera sfida è semmai quella di conquistare uno “spazio” che oggi gli istituti tecnici devono guadagnarsi a fatica: la frequenza delle ragazze.
L’idea è nata alla dirigente del “Volta” Maria Elena Dealessi e ai suoi docenti che hanno partecipato al bando del ministero delle Pari opportunità che premiava le scuole in grado di promuovere in estate le “stem” ovvero le materie scientifiche per attrarre soprattutto le ragazze. Con l’Università del Piemonte Orientale, con il gruppo astrofili “Galileo Galilei” e l’Associazione per l’insegnamento della fisica, hanno organizzato “Volta stellata”, questo campus che impegna un gruppo di ragazzi e soprattutto ragazze a fare un’esperienza dove imparano ad usare quanto apprendono a scuola.
Un viaggio inaspettato per i ragazzi
In poco più di una settimana hanno realizzato una scheda personale da astronauta, costruito un razzo ad aria compressa partendo da una bottiglietta, analizzato dal punto di vista chimico lo “space food” con tanto di test. Nell’aula lim hanno avuto modo di vedere la proiezione di un cartone animato in lingua inglese ambientato nello spazio e in un altro laboratorio hanno stampato in 3D alcuni prototipi. Un viaggio davvero entusiasmante, a tratti nemmeno immaginabile per dei ragazzi che sono abituati a studiare matematica, fisica o chimica semplicemente per fare una verifica o un’interrogazione: basti pensare a quanto è stata utile scienze per lavorare sulla respirazione nella navicella e studiare l’eliminazione dell’anidride carbonica, la produzione di idrogeno ed ossigeno. Con i tredici professori coinvolti nel progetto i giovani astronauti hanno compreso i problemi energetici dello spazio, cosa servono le celle fotovoltaiche per alimentare i satelliti e costruito una meridiana.
Una giornata per scoprire i pianeti
Una “scuola” alternativa, divertente dove si sono usate le mani, il cervello, la logica con la quale hanno programmato un controllore industriale con il quale hanno realizzato il portiere automatico di un calciobalilla. Non poteva mancare una “gita” in questo campus: la prima tappa è stata programmata al Parco del Cielo di Pecetto di Valenza mentre la seconda all’Osservatorio astronomico di Casasco. Il programma ha previsto un finale con tanto di gara a squadre e una giornata a scoprire come i pianeti e gli astri sono presenti nella moderna mitologia della musica pop internazionale. Nessuno è rimasto insoddisfatto: per tutti è stata un’esperienza davvero appagante. I ragazzi non sono mancati a nessuna lezione e sono entrati in un mondo che da sempre li affascinava ma che non avevano mai avuto l’opportunità di conoscere. Entusiasta anche la dirigente Dealessi che abbiamo contattato per vivere con lei questa avventura.
Come vi è saltata in testa questa originale idea?
“L’iniziativa è nata con l’intenzione di ridurre il fenomeno della dispersione scolastica. Abbiamo sempre più a che fare con ragazzi che abbandonano la scuola troppo presto per tanti motivi: qualcuno non sceglie l’indirizzo giusto; altri non proseguono perché pensano che sia meglio buttarsi nel mondo del lavoro. Al “Volta” abbiamo una scuola particolarmente attenta a non perdere nessuno, a non lasciare nessuno indietro. Non possiamo più permetterci in Italia di avere dei tassi di dispersione alti. Quest’esperienza ha permesso ai ragazzi di conoscere un altro volto della scuola capendo quanto serve studiare alcune materie”.
Avete puntato soprattutto al coinvolgimento delle ragazze?
“Gli istituti tecnici spesso sono appannaggio del genere maschile ma dobbiamo cambiare pagina, rompere gli schemi, eliminare questo pregiudizio. I tecnici sono molto appetibili nel post diploma anche per le ragazze, costituiscono una possibilità di lavoro anche per loro. Dobbiamo contrastare le differenze di genere a partire dalle aule. E’ questo il nostro compito, ed è questo che ci ha permesso di vincere il bando conferito a noi dal ministero delle Pari opportunità”.
Perché avete scelto proprio questa idea del viaggio nello spazio?
“Intanto perché la nostra scuola si chiama Volta e abbiamo l’indirizzo di aeronautica. Ma non solo. Volevamo organizzare qualcosa che fosse in grado di conquistare una fascia d’età giovane, un percorso che fosse facilmente collegabile alle materie scientifiche che studiano ogni giorno sui banchi di scuola”.
Mi sembra che abbiate raggiunto l’obiettivo.
“Dire di sì. Abbiamo avuto 55 iscritti, entusiasti. Li ho visti lavorare con le provette, studiare le sostanze gassose, capire la bellezza della lingua inglese che è una disciplina trasversale a tutte le altre. Attraverso questa esperienza hanno avuto modo anche di conoscere la nostra scuola e il nuovo indirizzo di chimica che è una materia bisex non certo come la meccanica”.