La vera notizia di questa edizione è l’exploit della capitale francese, che raggiunge Singapore in cima al podio
Anche quest’anno l’Economist ha pubblicato la classifica delle città più costose del mondo. La classifica del settimanale londinese tiene conto dei prezzi di 160 prodotti e servizi, mettendo a confronto metropoli gigantesche e altre più piccole. I risultati? A volte sorprendenti.
La vera notizia di questa edizione è l‘exploit di Parigi: la capitale francese raggiunge Singapore in cima al ben poco invidiabile podio di città più cara del mondo, a parimerito con l’altra new entry Hong Kong. Chi conosce la classifica per averla seguita nelle scorse edizioni non si stupirà di trovare ai primi posti nella top five ben due città elvetiche: Zurigo (4) e Ginevra (5, a parimerito con Osaka). Ma qua e là si scorgono piazzamente che smentiscono la percezione del turista medio. Occhio, quindi, prima di prenotare.
Città più costose al mondo: ecco le più interessanti
Parigi: primo posto, assieme a Singapore e Hong Kong. L’orgoglio nazionale potrebbe compiacersene (è pur sempre un primato…) ma la verità è che non ci aspettavamo di trovarla in cima. L’Economist non chiarisce: quel che è certo è che un weekend nella città romantica per eccellenza rischia di essere un salasso. A meno di rinunciare al vino al ristorante e dormire in ostello: in questo caso, potete sempre venderla come un’avventura esotica alla vostra dolce metà.
Zurigo: quarta con merito. Chi ha provato ad andare in Svizzera racconta sempre la stessa cosa: quanto costa prendere un caffè. Fidatevi: è tutto vero. Ma per i residenti, gli stipendi sono parametrati e la vita ha un costo accettabile.
New York: settimo posto. Si conferma una sicurezza e si fa trovare lassù dove osano le aquile, esattamente dove ce la aspettavamo. Intramontabile.
Seoul: settimo posto anche per la capitale della Corea del sud, paese ipertecnologico dove, scommettiamo, adesso penserete due volte prima di andare in vacanza.
Copenhagen: carissima. Punto. Settimo posto a parimerito. con Seoul e New York.
Tel Aviv: decima piazza. “A Gerusalemme si prega, a Tel Aviv ci si diverte e a Haifa si lavora” recita un adagio israeliano: ma la città, fondata nel 1909, ha un’ecosistema di startup da far invidia alla Silicon Valley.
Tokio: altra garanzia. Tredicesima, non smentisce la nomea e si piazza ai primi posti della classifica, anche se fuori dalla top ten.
Reykjavik: scriverlo è altrettanto difficile che pronunciarlo, ma per la capitale islandese, risorta dalla crisi, la 15ma posizione segna un ritorno in grande stile nell’esclusivo club dei piccoli di successo.
Milano: 22ma, e meno male, dato che il capoluogo lombardo sta vivendo la propria favola post-Expo. La manifestazione l’ha portata a entrare negli itinerari turistici di mezza Europa (le guide, ci raccontano, hanno più lavoro di quello che riescono a gestire). I mezzi pubblici sono ancora abbastanza economici, ma gli affitti sono impressionanti. E pare solo l’inizio. Può salire ancora.
Londra: what a surprise! La capitale britannica, incredibile a dirsi, è appaiata a Milano. Mezzi pubblici e affitti costosi, ma abbigliamento e tecnologia meno cari rispetto alla città italiana pareggiano i conti. E noi confermiamo. Il Regno Unito, dopo l’eterna vicenda Brexit, è molto più abbordabile, e Londra, paradossalmente, è più vicina che mai: tra voli low cost, piattaforme di sharing come Airbnb e portali come Booking, qualche giorno in città senza spendere una fortuna è decisamente alla portata.
San Francisco: guadagna 12 posizioni e arriva al 25mo posto. Passa per la città più cara d’America (la Silicon Valley ha drogato il mercato con manager e sviluppatori strapagati) ma i numeri dell’Economist dicono altro. Dove sta la verità?
Shanghai: 25 ma, come San Francisco. La Cina continua a crescere, anche se non come qualche anno fa, e il suo cuore tecnologico batte qui. Pechino, la capitale, è ben distanziata: solo 49ma.
Roma: trentaduesima piazza. Pesano gli affitti, non certo a buon mercato. Per il resto, un giro nella città eterna può essere anche low budget perché offre occasioni per tutte le tasche: basta sapersi regolare, e stare lontani dagli acchiappaturisti.
Stoccolma: 56ma. Pensavate che i paesi nordici fossero tutti cari? Vi sbagliavate. Stoccolma si piazza lontano dalla vetta, a patto che non vi piacciano gli alcolici: in quel caso il conto aumenta parecchio. A noi resta qualche dubbio.
Dubai: 58ma. Non ce lo saremmo mai aspettato. Evidentemente esistono anche hotel non a sette stelle, e questa è una piacevole sorpresa. Attenzione al caldo.
Atene: 81ma. La Grecia si sta riprendendo a fatica dalla crisi, ma Atene non è una città cara. E il resto del paese ancora meno. Peraltro, si mangia benissimo.
Lisbona: 82ma. Per trascorrere un piacevole weekend nella capitale portoghese la spesa più importante è l’aereo. Il resto costa poco e si vive (decisamente) bene, come sanno i nostri pensionati che lì si trasferiscono dopo aver lasciato il lavoro.
San Paolo e Rio de Janeiro: 107 e 108. Chi ci abita dice che, soprattutto a San Paolo, la vita non è economica: ma secondo i parametri del settimanale britannico a queste latitudini si spende veramente poco. Unico neo: una violenza brutale che sta facendo uscire il Brasile dalle rotte di chi cerca una vacanza tranquilla, e ha indotto l’elezione di un presidente reazionario come Bolsonaro.
Mosca: 102: Altro mistero. Passa per città da nababbi, ma gli indicatori usati dall’Economist probabilmente sono tarati sullo stile di vita e i servizi utilizzati dai residenti. Tradotto: se ci abitate può essere economica, ma attenzione se pensate di trascorrerci il weekend.
Istanbul: era al 48mo posto, ora è 120ma. La Turchia, dopo la svolta autoritaria di Erdogan, sta attraversando un periodo di crisi: l’economia ha rallentato la crescita, la moneta locale, la lira, si è svalutata e l’inflazione galoppa. In compenso, Istambul è una città che come poche altre mischia passato e presente e se volete visitarla non potete scegliere periodo migliore.
Caracas: 133ma. Chiude la classsifica la capitale del Venezuela. L’instabilità politica lo rende un posto dove è sconsigliabile andare di questi tempi: peccato, per un paese dotato di risorse ma in preda a una disastrosa contesa tra regime e democrazia.