Esplosa durante il lockdown, l’azienda sta passando un pessimo periodo
Peloton è la scaleup che realizza macchinari tech per allenarsi in casa seguendo sessioni in streaming con coach professionisti. In pratica è la palestra domestica. Quasi scontato che dovesse beneficiare dei lockdown attivati in tutto il mondo dal 2020 in poi: milioni di persone hanno dovuto rivoluzionare le proprie abitudini, compresa quella dell’attività fisica. Il successo dei suoi prodotti è stato tale che, a un certo punto, l’azienda faceva fatica a stare dietro agli ordini, segnalando a chi fosse intenzionato ad acquistare una dei suoi costosi macchinari (cyclette o tapis roulant) che la consegna non sarebbe stata immediata. Pochi giorni fa Peloton ha comunicato ai propri clienti che avevano acquistato i modelli Tread+ e Tread di cessarne immediatamente l’utilizzo e di attendere il richiamo da parte dell’azienda. Stando ai report della U.S. Consumer Product Safety Commission, citati dal New York Times, diverse persone si sono infortunate e un bambino ha perso la vita.
Peloton: non è la prima volta
Peloton ha già comunicato che intende rimborsare al 100% i clienti e John Foley, amministratore delegato della società, si è scusato pubblicamente per non aver dato pienamente ascolto agli avvisi della commissione che, da tempo, segnalava i rischi che correvano le persone utilizzando quei particolari modelli di tapis roulant. Stando a quanto riporta il New York Times non sarebbe la prima volta che Peloton si scontra con malfunzionamenti dei suoi macchinari: nell’ottobre 2020, infatti, l’azienda ha richiamato 27mila cyclette di sua produzione vendute tra il 2013 e il 2016 su segnalazione di numerosi infortuni per via dei pedali che si rompevano.
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Dati in pericolo
Ma i guai non sono finiti qua. Come si apprende da Ars Technica, i dati personali dei clienti che si allenano con Pelonton sarebbero stati esposti e non protetti: senza il bisogno di essere criminali informatici, con qualche nozione era infatti possibile approfittare di una falla del sistema e aver accesso a informazioni come età, sesso, peso e i giorni e le ore in cui ci si stava allenando in casa. A far notare all’azienda questo problema è stata la società Pen Test Partners, la quale però non avrebbe ricevuto alcuna risposta o reazione all’avviso fino a quando il caso non è esploso.