Andrea Tommei e Andrea Cantore hanno sviluppato un progetto di bike sharing innovativo, che permette ai cittadini di non servirsi delle classiche stazioni. Shike è tra le 5 aziende selezionate per Foundamenta#3, il programma di accelerazione per startup a impatto sociale
Secondo il primo rapporto nazionale Sharing Mobility in Italia (2016), tutti i servizi di mobilità condivisa evolveranno verso forme, modelli organizzativi e sistemi tecnologici diversi da quelli attuali, accompagnati da nuovi comportamenti e modalità d’uso. Prova ad anticipare le previsioni, Shike, progetto sviluppato da MugStudio di Parma, sistema che mixa i classici servizi di bike sharing cittadini, permettendo ai cittadini di non servirsi di stazioni vere e proprie. Obiettivo? Il più esteso servizio di bike sharing sul mercato. Al momento, Andrea Tommei e Andrea Cantore (i due founder, rispettivamente ceo e cto) stanno sviluppando il prototipo del sistema, collaborando lato hardware e software con aziende italiane. L’obiettivo della startup è testare a breve il modello, valutarne l’efficacia ed implementarlo per il lancio ufficiale su più comuni italiani. Intanto sono stati selezionati e sono è tra le 5 startup di Foundamenta#3, il programma di accelerazione di SocialFare per startup a impatto sociale: 12 settimane full-time, accomodation gratuita a Torino per le startup selezionate, e accesso a un programma di accelerazione di 40K a startup (erogati in servizi offerti alle imprese). Foundamenta#3 è un programma di accelerazione partecipato da partner nazionali ed internazionali, mentor e advisor, in collaborazione con il primo fondo di social venture italiano, Oltre Venture, che si è impegnato a mettere a disposizione 400K come startup investment da allocare nelle migliori startup partecipanti ai programmi di accelerazione di SocialFare. Siamo andati a curiosare con l’aiuto di Andrea Tommei. Ecco cosa ci ha detto.
Andrea, di cosa si occupano MugStudio e Shike?
«Ci occupiamo di sharing mobility, più nello specifico di bike sharing. Vogliamo rivoluzionare un modello che esiste ormai da molti anni e che per questo a volte non riesce a rispondere adeguatamente alle esigenze di tutti i giorni o ad essere realmente innovativo. Per fare questo proponiamo un servizio che elimina le stazioni di parcheggio delle biciclette, permettendo all’utente di parcheggiare il mezzo dove è per lui più comodo rispetto alla propria meta. Shike è il nome del progetto che abbiamo sviluppato come MugStudio e prevede anche la diffusione di nuovi modelli di condivisione del proprio veicolo, ponendo così le premesse per la creazione del più esteso servizio di bike sharing sul mercato».
Come è nata l’idea?
«Durante gli anni universitari, Andrea ed io eravamo entrambi studenti fuori sede, uno a Milano e l’altro a Nizza, e ci trovavamo spesso ad usare i servizi di bike sharing. Nonostante in entrambe le città i servizi funzionassero discretamente bene, soprattutto se confrontati con la maggior parte dei bike sharing pubblici italiani ed europei, ci rendevamo spesso conto dei grossi limiti del servizio (ad esempio le stazioni di parcheggio sempre piene o mal funzionanti, l’impossibilità di verificare la disponibilità di veicoli ed il loro status e molti altri). Nonostante l’assenza del servizio in molte città italiane, i dati del 2016 dimostrano che quello italiano è un mercato florido, con oltre 200 le città nelle quali è attivo un servizio di bike sharing. In molte altre località non è ancora presente o non ottimizzato, con Shike abbiamo cercato di progettare una soluzione per rispondere a tutte queste esigenze».
Come si differenzia una startup a impatto sociale dalle altre startup?
Una startup ad impatto sociale si differenzia dalle altre perché il suo obiettivo economico non è disgiunto da quello di generare impatto sociale positivo. Noi aspiriamo a promuovere uno stile di vita sostenibile.
Uno dei motivi principali che ci ha spinto a sviluppare questa idea è la forte convinzione che ci sia bisogno di una rivoluzione nell’ambito della mobilità, soprattutto a livello intra-cittadino, per consentire alle persone di spostarsi con mezzi sostenibili, social e sicuri».
Parliamo del team.
«La parola che crediamo descriva perfettamente il nostro attuale team è compensazione: io, Andrea Tommei sono preciso e organizzato. Andrea Cantore, la cui formazione è in ambito informatico, è caotico, confusionario ma più creativo e di vedute aperte. Insieme abbiamo lanciato a novembre 2016 MugStudio, startup innovativa che intende concretizzare e portare in vita le diverse idee concepite e perfezionate insieme durante gli anni universitari, tra le quali Shike».
Come si è sviluppata la startup?
«Shike nasce come prima idea sviluppata da MugStudio. Ma non è l’unica idea imprenditoriale che abbiamo provato a strutturare durante gli anni universitari, per questo ci è sembrato giusto aprire una startup, per avere la possibilità, con il tempo, di poterle sviluppare una per una. La scelta iniziale è caduta su Shike principalmente perché è quella che ci sta più a cuore, ma anche perché crediamo sia “l’idea giusta al momento giusto”. Dopo i primi mesi di salto nel vuoto e paura, poiché ci siamo trovati ad affrontare un mondo del tutto sconosciuto senza avere nulla alle spalle a parte la nostra istruzione, abbiamo iniziato ad ambientarci e ad aprile di quest’anno abbiamo ricevuto la stupenda possibilità di venire accelerati da SocialFare a Torino».
Cosa vi aspettate da questo programma di accelerazione?
«Soprattutto di migliorare le nostre competenze imprenditoriali e di conseguenza di migliorare il più possibile la nostra proposta di servizio. I workshop, le testimonianze, i mentor e gli advisor che ci sono stati messi a disposizione, sono tutti elementi che crediamo rivestano un ruolo fondamentale per la nostra crescita futura come startupper e per questo vogliamo dare il 100% in questi mesi rimanenti. Chiaramente la visibilità e la possibilità di incontrare importanti investitori non è assolutamente un elemento che può passare in secondo piano, a maggior ragione poiché un possibile investimento sarebbe quello che ci manca per far partire il nostro servizio nei prossimi mesi in almeno una città italiana».
Come si sostiene la startup e quanto fattura?
«Attualmente il sostentamento della startup deriva dai pochi risparmi che abbiamo messo da parte lavorando durante i nostri anni universitari e da qualche lavoretto extra che stiamo svolgendo anche ora. SocialFare, oltre a darci uno spazio gratuito in cui lavorare nella sede Rinascimenti Sociali, ci ha messo a disposizione anche un alloggio gratuito qui a Torino, possibilità che ci permette di lavorare senza doverci preoccupare di altro. Per il momento non abbiamo ricevuto nessun finanziamento, ma stiamo lavorando duramente in questa direzione, sviluppando al massimo la nostra idea di business e perfezionandola. Il servizio non è ancora attivo e per questo non abbiamo ancora alcun fatturato, ma a breve lanceremo il primo test».
Rapporti con le grandi aziende e partnership.
«Attualmente stiamo cercando di stringere partnership con alcuni produttori di biciclette in modo tale da abbassare il più possibile i costi di partenza del servizio. Inoltre abbiamo contatti con diversi produttori di elettronica e di meccanica, realtà che ci stanno aiutando a sviluppare il lucchetto “smart” così da arrivare a costruire e brevettare il prodotto più affine alle nostre esigenze. Ovviamente ci auguriamo di avviare presto collaborazioni anche con enti pubblici e società private (quali, ad esempio, realtà che si occupano di turismo sostenibile e territoriale)».
I prossimi passi.
«All’inizio di giugno faremo partire un primo test, per capire come possano reagire i potenziali fruitori rispetto all’innovazione che stiamo introducendo sul mercato ed implementare il modello a partire dal 2018. Tutti i lettori che si trovano a Torino presto potrebbero trovare le prime bici di Shike in giro per la città».