In un’intervista a The Information il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, è tornato a parlare del potenziale degli smart glasses
Più ci si potrà teletrasportare e più si potranno evitare inutili spostamenti che inquinano e generano traffico nelle città. Il futuro tratteggiato dal fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, non fissa le videocall come trend immutabile. Già nei mesi scorsi l’imprenditore aveva parlato del suo progetto di smart glasses, come dispositivo wearable in grado di potenziare e migliorare le relazioni umane sul web. In un’intervista rilasciata a The Information è tornato sull’argomento, parlando di questa come di un’innovazione dell’interfaccia che permetterà a lavoratori o semplici utenti di internet di visitare i propri colleghi e amici come se fossero accanto a loro. Ologrammi in stile Star Wars? Secondo Zuckerberg questo cantiere potrebbe dare i suoi frutti entro il 2030.
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Smart glasses: tanta Italia
Nell’affare smart glasses c’è anche molta Italia, dal momento che Facebook ha stretto l’accordo con la Luxottica di Leonardo Del Vecchio per produrre i primi esemplari. Realtà virtuale e realtà aumentata sono da tempo in cima alle priorità di aziende come Facebook, che vogliono studiare soluzioni per dare accesso a nuove forme di comunicazione e interazione online. Mesi fa Zuckerberg era stato intervistato dallo youtuber Marques Brownlee e, in quell’occasione, aveva parlato di cicli di tecnologie che avanzano con ondate ogni 15 anni, rendendo di volta in volta l’esperienza sempre più immersiva.
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Smartphone: un device ineluttabile?
Secondo Zuckerberg lo smartphone non sarebbe l’ultima frontiera dell’innovazione nel campo della comunicazione online. «Per me – aveva spiegato a Brownlee – l’essenza della VR e della AR è che hai bisogno di una tecnologia che trasmetta una sensazione di presenza, ovvero una sensazione di essere davvero accanto a una persona». Acquistando Oculus nel 2014 per 2 miliardi di dollari, Facebook ha messo entrambi i piedi nel trend smart glasses, dove a dire la verità giganti come Google hanno sperimentato con qualche inciampo.