Dopo Absolute Drift, i ragazzi di Funselektor ci propongono ora oniriche corse nello sterrato, ma pian piano si avvicinano a titoli sempre più simulativi…
Forse qualcuno ricorderà che negli ultimi scampoli dello scorso anno abbiamo recensito, promuovendolo a pieni voti, Absolute Drift. Si trattava di un peculiare giochino che univa a un curioso stile grafico tanto minimalista quanto ispirato un gameplay di tutto rispetto. Sempre dai ragazzi della startup innovativa Funselektor Labs Inc. arriva oggi sugli store digitali di Xbox One, PlayStation 4, Nintendo Switch, GOG, Epic e Steam la sua naturale evoluzione: art of rally (tutto rigorosamente minuscolo, nel gioco non è contemplato nemmeno mezzo carattere maiuscolo).
Se in Absolute Drift un maestro zen ci spiegava che il miglior modo per raggiungere l’illuminazione fosse bruciare centimetri e centimetri di pneumatici sull’asfalto, in art of rally una analoga figura trascendente ci accoglierà a braccia aperte spiegandoci come l’arte delle derapate potrà farci balzare in una nuova dimensione esistenziale. Si fa subito conoscenza con la doppia anima di questo particolarissimo titolo di guida, da un lato fumettoso e dall’aspetto tipicamente arcade, ma dall’altro desideroso di sperimentare approcci assai più seri e ragionati.
Intendiamoci, art of rally non è una simulazione seria. Questo non vuol dire che sia facile restare in pista e primeggiare, ma chi è cresciuto a pane e simulazione rallystiche sa bene che le tappe presentano carreggiate strette, zeppe di asperità, nelle quali il freno e il freno a mano sono essenziali quanto l’acceleratore mentre difficilmente si ha modo di rimanere troppo a lungo in quinta, dando libero sfogo ai cavalli che scalpitano sotto il cofano.
In art of rally, di contro, le carreggiate sono sempre molto larghe, nei rettifili è possibile toccare e restare alla velocità massima e non si ha necessità di lavorare troppo di freno a mano. Quindi non è esattamente una controparte virtuale fedele della disciplina sportiva cui si ispira. Ma non significa nulla, perché propone comunque una rilettura molto divertente e a tratti appagante, tale da spingere l’utente a chiedersi come sarebbe il gameplay se provato con i volantoni e i set di pedali più seri in commercio.
La visuale, purtroppo, resta isometrica, a volo d’uccello, ben distante dalla nostra autovettura. Niente prima persona, nessun cruscotto. E questo taglia le gomme a qualsiasi pretesa di maggior realismo. Ma art of rally vuole anzitutto impressionare. E nonostante il low poly, ci riesce sul serio. Ok, proporre tappe in Giappone, con le colline punteggiate da ciliegi in fiore o corse in Kenya, mentre il tramonto dora deserti e catene montuose è vincere facile, sul fronte scenico, ma in più di un’occasione si resta sbalorditi dalla capacità degli sviluppatori di mandare su schermo paesaggi che, nella loro semplicità, riescono a essere altamente evocativi. Quasi trasognati.
Su Nintendo Switch tutto ciò incespica più del dovuto, in particolar modo segnaliamo che gli alberi tendono a essere delle macchie cromatiche informi fino a quando non arrivano vicino all’autovettura (quindi si trasformano di colpo, arricchendosi di dettagli…) mentre, allo stesso modo, ombre e poligoni vengono calcolati con ritardo, dando l’impressione di guidare sul magma, lungo terreni in costante evoluzione e cambiamento.
La conversione, insomma, non è stata delle migliori, anche perché art of rally si comporta decisamente meglio sulle altre piattaforme di gioco. Dove invece lo Switch si conferma la console ideale per ospitare il gioco è nella sua natura “mordi e fuggi”: una tappa può essere completata in meno di due-tre minuti, il che rende art of rally ideale per partite mentre si attende il bus o il proprio turno in sala d’aspetto del dentista.
Un altro aspetto che non ci ha convinto della versione Switch (ma questa volta non dipende dagli sviluppatori), riguarda l’assenza di grilletti modulabili: quelli della console ibrida nipponica non hanno corsa, funzionano come tasti qualsiasi (accesi o spenti), perciò non si può decidere quanto gas dare e si soffre soprattutto quando si frena, visto che l’automobile di colpo inchioda. Decisamente più appagante, invece, l’esperienza offerta dai pad PlayStation e Microsoft.
Progredendo con la Carriera sarà possibile sbloccare nuove auto (non ci sono licenze ufficiali, ma le quattroruote che hanno fatto la storia di questo tipo di competizioni sono tutte presenti, inclusa la nostra Lancia Stratos) mentre evitando di usare vite bonus (per ripetere tappe andate male) si guadagnano nuove livree. Come detto, mentre nei titoli simulativi anche un rettilineo può presentare diverse insidie, date dalle asperità e dal tipo del terreno, in art of rally occorre concentrarsi esclusivamente sul modo in cui affronteremo le curve.
Il risultato è davvero appagante, perché abbiamo per le mani un titolo arcade molto più profondo e strutturato del solito, che ci imporrà anzitutto di addomesticare il sistema di guida e i bolidi variopinti che andremo a controllare, facendoci sudare ogni competizione e facendoci apprezzare genuinamente ogni vittoria. Qua e là, però, sarà possibile premere fino in fondo sull’acceleratore e godere appieno della spensieratezza classica degli arcade. Ottimo lavoro.