Il poke conquista l’Italia: a dirlo non è solo il boom di ristoranti e hawaian bar nelle principali città italiane ma anche l’Istat. L’istituto di statistica ha infatti indicato il piatto unico di origini hawaiane a base di riso, pesce crudo, verdure e frutta tra i prodotti alimentari entrati nel paniere 2022 degli italiani (l’elenco di beni e servizi sulla base del quale si calcolano gli indicatori dell’inflazione) e che dunque più rappresentano i cambiamenti nelle abitudini di consumo.
Poke fra i cibi preferiti a domicilio
Secondo l’Istat, i consumi del poke take away sono enormemente aumentati, rafforzando un trend emerso negli ultimi anni: sbarcato in Italia nel 2017, il poke nel 2020 – in piena prima ondata della pandemia – è stato l’ottavo cibo più ordinato a domicilio, registrando una crescita di oltre il 133% rispetto al 2019. Gli italiani chiusi in casa hanno insomma viaggiato almeno con il gusto verso le onde di Maui e dintorni.
Quanto vale il mercato delle pokerie
Non basta: il mercato delle pokerie in Italia ha registrato nel 2020 un valore di 86 milioni di euro fatturato, salendo a 98 milioni lo scorso anno. Per il 2024 le previsioni dicono 143 milioni di euro, secondo quanto emerso dal report “Il mercato del poke in Italia” realizzato da Cross Border Growth Capital, advisor leader in Italia per aumenti di capitale e operazioni di finanza straordinaria per startup e Pmi.
“Le nuove generazioni sono sempre più attente a un’alimentazione salutare e personalizzabile e sempre più inclini al delivery e al consumo out of home. Questi trend si sposano perfettamente con le caratteristiche della poke, che è ormai entrata appieno nelle abitudini alimentari degli italiani – spiega Andrea Casati, vicepresidente di Cross Border Growth Capital – a conferma della crescente popolarità e capillare diffusione di questo piatto, dalla pubblicazione del report di Growth Capital sullo stato del mercato del poke nel maggio 2021 a oggi si osserva che il numero aggregato di store delle prime cinque catene attive in Italia ha registrato un aumento del 57%, passando da 113 a 178 negozi”.
Continuano ad aprire gli hawaian bar, il prossimo è di Ami Poké a Roma
Entrando nel dettaglio del panorama italiano, sono Poke House, I Love Poke, Pokeria by Nima, Pokescuse, Macha Pokè e Ami Pokè i principali attori tra Milano e Roma. La maggior parte di queste realtà ha di recente chiuso dei round di investimento per sostenere la crescita del business e l’apertura di nuovi store. Tra queste, si segnala Ami Poké, fondata nel 2018 dai due giovani romani classe 1992 Alessandro De Crescenzo e Riccardo Bellini, l’insegna è presente a Roma con 7 ristoranti, uno dei quali di prossima apertura il 10 febbraio nella trafficata piazza dei Re di Roma, a due passi da San Giovanni.
Perché ci piace il poke
“Quanto emerge dal paniere 2022 dà ancora più valore al lavoro che stiamo portando come Ami Poké e conferma il riscontro che sta arrivando anche dalla nostra campagna di equity crowdfunding su Mamacrowd, dove abbiamo superato il milione di euro di raccolta – spiegano De Crescenzo e Bellini – il poke sta scalando le classifiche dei delivery entrando nelle case degli italiani per diversi motivi. Al gusto, simile a quello del sushi ma più saporito, si aggiunge infatti il discorso salutare: il riso è popolare per il suo profilo low carb, l’avocado per i grassi buoni che combattono il colesterolo e il salmone per il suo apporto di Omega3. Consumabile anche tiepido e freddo, è inoltre un piatto pratico e funzionale per il delivery, trend in forte aumento negli ultimi anni e, in particolare, durante la pandemia da Covid-19. Altra caratteristica che rende il poke vincente è la personalizzazione, con il formato a insalata che permette di comporre la bowl con gli ingredienti preferiti ed ogni volta diversi”. Infine, essendo un prodotto esteticamente piacevole, i fondatori di Ami Poké spiegano che “è particolarmente instagrammabile e perciò presente sui social media: questo aspetto ha senz’altro contribuito a renderlo sempre più conosciuto e presente non solo sugli smartphone tramite i social ma anche sulle tavole degli italiani”.