Una peregrinazione nell’ansia e nella solitudine, stando attenti a non finire nel gorgo della depressione
Una bimba che odia la luce. Insolito. Di norma a quell’età si ha paura di ciò che si nasconde nel buio: l’uomo nero sotto il letto e il babau nell’armadio. Questa bambina no, ha paura della luce. Perché alla luce tutti possono vederla. E lei si sente giudicata. Per questo passa le proprie giornate, tutte uguali, rintanata nell’ombra, senza nemmeno più riuscire a comprendere bene che ora del giorno sia. Ha una unica amica: la sua stessa ombra, di cui è praticamente succuba. Questo è Shady Part of Me, un convincente platform che è in realtà un viaggio nelle fobie più comuni, adolescenziali e non solo.
Le luci e le ombre di Shady Part of Me
Sviluppato dalla francese Douze Dixièmes, distribuito da Focus Home Interactive e disponibile sugli store virtuali di Nintendo Switch, PlayStation 4, Xbox One e Microsoft Windows, Shady Part of Me è un curioso videogame sugli hikikomori, ovvero sul fenomeno dei giovani che si chiudono in casa (e non solo: più in generale sulle persone che si chiudono in loro stesse per timore di essere ferite) che si concretizza in un platform in grado di fondere ambienti bidimensionali con altri 3D. Mentre la bimba si muoverà infatti in un ambiente poligonale, la sua ombra è relegata alla bidimensionalità delle superfici sulle quali sarà proiettata.
I due universi, naturalmente, comunicano: spostare oggetti e variare la direzione delle fonti di luce nel mondo 3D sono azioni che avranno ripercussioni sul mondo delle ombre. L’ombra di una cassa, per esempio, può costituire un ostacolo insormontabile nel mondo bidimensionale, perciò la bambina dovrà spostarla così da permettere alla propria compagna d’avventure di procedere. E viceversa, in una sorta di partita di tennis nelle quali occorrerà di continuo rimpallarsi la risoluzione degli enigmi.
Intendiamoci, Shady Part of Me non è il primo videogame che fonde elementi 3D e due dimensioni, tessendo sopra questa commistione tanti rompicapi di fattura sicuramente pregiata, quindi non aspettatevi un gameplay particolarmente originale. La vera peculiarità della produzione francese, semmai, sta nel contesto. Il viaggio di queste due bimbe è un viaggio nella depressione, nelle fobie e nell’insicurezza, che porterà la bimba (quella reale) a emanciparsi dalla sudditanza della sua ombra e a liberarsi dal fardello delle sue paure.
L’opera prima della piccola startup innovativa francese (impiega appena sette persone) ha insomma un canovaccio assai forte e spesso strabordante sul gameplay. Particolare che si avverte soprattutto in alcuni momenti in cui il gioco sembra “allungato” con enigmi meno riusciti del solito solo per rispondere a mere esigenze di sinossi. Questo nonostante non ci siano quasi dialoghi ad eccezione di poche stringhe testuali, fortemente a effetto, che appariranno direttamente nel mondo di gioco e di una voce fuoricampo che vi accompagnerà per tutta l’avventura e che non faticherete a comprendere di chi sia e quale sarà il suo ruolo. Più però non vi diciamo per non rovinarvi il gusto di scoprirlo.
Shady Part of Me testimonia ancora una volta come i titoli indipendenti, tutte quelle produzioni che alcuni chiamano a torto “minori”, siano particolarmente attente ad affrontare temi adulti e complessi, molto spesso ignorati dai blockbuster statunitensi e nipponici, che preferiscono invece concentrarsi su storie più leggere e adatte a piacere al grande pubblico. E lo fa con il dovuto rispetto e l’attenzione che ci si aspetterebbe, senza prendere sotto gamba aspetti che più di un videogiocatore potrebbe conoscere fin troppo bene. Forse andrebbe acquistato solo per questo.