Le interfacce vocali sono uno dei trend più interessanti emersi nel 2017, con sempre nuovi agent, implementati nel loro carattere e nei loro comportamenti
Siri, Ok Google, Alexa, Cortana: sono le interfacce vocali uno dei trend più interessanti emersi in quest’ultimo scorcio di 2017. Segmento che si sta popolando di sempre nuovi agent, implementati nel loro carattere e nei loro comportamenti almeno quanto lo sono i personaggi cinematografici e televisivi di successo, soggetti a uno studio di design raffinato. L’HomePod di Apple non ha fatto che riaccendere l’attenzione del pubblico sul tema. Ribadiamo che il plus dello valore aggiunto del dispositivo intelligente di Apple, infatti, non sta tanto nella caratteristiche hardware, quanto invece nella possibilità di interfacciarsi con Siri e quindi con il suo infinito mondo di potenzialità. Eppure bisogna sempre ricordare che, tolto il caso in cui ci siano persone con delle invalidanti menomazioni, le interfacce vocali non vanno a risolvere problemi preesistenti: al contrario, diventano un modo nuovo per approcciare le risorse. Ecco perché.
Il primo touchpoint di un marchio
Una cosa è evidente: con il tempo, sempre più, una interfaccia vocale tende a diventare il primo touchpoint di un brand, andando a contribuire in modo sempre più rilevante all’identità del brand stesso: una identità quindi non solo fatta di parole, ma anche di quella sensualità e calore che sono sfumature chiaramente riconoscibili in una voce, o almeno in certe voci. Allo stesso modo è bene ricordare che, sebbene strutturato nell’apparenza umana, gli agent sono ben diversi da un essere umano, e forse contribuire a questo fraintendimento non fa bene a nessuno.
Salve, professor Falken
Le interfacce vocali sono in realtà qualcosa che ha sempre colpito profondamente l’immaginario dell’uomo: a partire da Hal 9000, passando per Joshua di War Games, arrivando poi a qualcosa di ben più evoluto come Her, la nostra forse non troppo segreta speranza è quella che dietro a una voce, più o meno metallica, ci sia una intelligenza capaci di capire e di comprenderci. Mai cosa fu più poeticamente errata: un sistema di dialogo è e rimane un’interfaccia, non un interlocutore, un’interfaccia che racchiude in sé parecchi problemi, primo tra tutti quello della localizzazione, che in non tutte le lingue potrebbe essere così immediata.
Voci connesse in un mondo connesso
Il valore degli agent è strettamente legato al concetto di smart home e smart city, luoghi in cui la velocità di calcolo dell’intelligenza artificiale unita all’efficienza della connessione può trasformare le interfacce vocali in strumenti di ricerca negli archivi dei big data disponibili, siano essi le canzoni su Spotify, le via di una città o gli ingredienti di una ricetta. Analizzare i comportamenti, trovare pattern simili o proporre qualcosa di completamente differente: qualunque sia il loro scopo, queste voci prive di corpi si candidano ad essere le Beatrici di un non troppo lontano futuro.