Sondaggio Swg, in tre anni l’azienda di Mark Zuckerberg dimezza il gradimento. Pesa lo scandalo Cambridge Analytica. LinkedIn amato dai più giovani
Tutti lo criticano ma tutti ci stanno. Facebook è diventato un po’ il nuovo Grande Fratello (biasimato nei capannelli di persone e poi, puntualmente, re dello share televisivo). Secondo il sondaggio Swg, il social network di Mark Zuckerberg quasi dimezza il proprio gradimento tra gli internauti in appena tre anni, passando dal 64% del 2015 al 34% del 2018. Non va comunque bene ai rivali, che escono ridimensionati in questa nuova istantanea: Instagram perde 8 punti percentuali (dal 34% al 26), Twitter invece 5, calando così dal 20 al 15% di utenti che ancora lo promuove mentre LinkedIn passa da 24 a 15.
I millennials preferiscono Instagram, i quarantenni Facebook
I millennials italiani ai post su Facebook preferiscono le immagini. Ben vengano, dunque, le Instagram stories. Swg certifica il sorpasso di Instagram sul social di Menlo Park: battuto 42 a 40. Non solo, dal sondaggio emergono proprio differenti modi di comunicare a seconda dell’età. Facebook, che resta il social network che dedica maggior spazio all’incontro tra gli utenti e al confronto sembra avere sostituito i vecchi forum di una volta e si conferma la piattaforma di dialogo preferita dagli internauti più anziani, i quarantenni (X generation) e i figli del “miracolo economico”. Presto, insomma, pagine ironiche come “la piaga dei cinquantenni sul web” e i meme “buongiornissimo, kaffè??” potrebbero trovarsi in minoranza, almeno su Facebook, dalla platea in rapido invecchiamento. Anche Twitter risulta un social elederly friendly.
LinkedIn però è in controtendenza
Uno dei risultati più sorprendenti, almeno sulle prime, del sondaggio di Swg riguarda invece LinkedIn, il serioso social network professionale, utilizzato dagli utenti come vetrina delle proprie capacità e come opportunità di networking. In questo caso, a sorpresa, emerge che è maggiormente apprezzato dai Millennials e snobbato invece dagli internauti con qualche ruga in più e qualche capello in meno. Basta però fermarsi un attimo a riflettere su quanto è cambiata la condizione lavorativa nel mondo e, in particolar modo, in Italia negli ultimi vent’anni, virando sulla precarizzazione e sulla rigidità di ingresso nel mondo del lavoro per rendersi conto che, in effetti, soprattutto i Millennials oggi hanno bisogno del biglietto da visita fornito da LinkedIn nella speranza di trovare una occupazione più o meno stabile. Non garantisce miracoli, ma è comunque una carta in più da giocare all’interno di una partita che vede i ventenni e i trentenni con poche fiches sul tavolo. X Generation e baby-boomers del resto hanno occupazioni più stabili o comunque la possibilità di cambiare professione passando da canali tradizionali oggi non più a disposizione dei giovanissimi.
Se Facebook non ride, Google brinda
Come se fossero piatti della stessa bilancia, Facebook e Google, le due piazze principali del Web, tendono a oscillare in maniera opposta. Dopo Cambridge Analytica, Mark Zuckerberg pare avere tradito la fiducia di una parte significativa della sua utenza, il 28%. Google, da parte sua, è il colosso di Internet che invece di fiducia ne guadagna maggiormente, il 14 (ma bisogna fare la tara con quel 12% di internauti che dicono oggi di fidarsi meno). Dalla sua, però, Sundar Pichai ha un 45% di utenti che dichiara di avere un’alta opinione della società di Mountain View, Facebook si ferma al 28.