Le associazioni di tutto il mondo si sono accordate per disciplinare un settore che soltanto in Italia ha 1,2 milioni di fan
Sicurezza, fair play, inclusione e collaborazione. Si riassumono così i quattro principi universali degli esports approvati e presentati dalle associazioni che in tutto il mondo sono la voce del settore videogiochi, dagli Stati Uniti (ESA) all’Australia e Nuova Zelanda (IGEA). Anche l’Italia è presente con l’AESVI, l’Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani, che di recente ha pubblicato il report sul mondo degli e-games, industria dell’intrattenimento per 1,2 milioni di spettatori soltanto nel nostro paese. Una platea talmente ampia che non può essere raffigurata (e sminuita) con l’immagine degli hikikomori, ragazzi rinchiusi e isolati nelle proprie stanze a vivere una vita parallela online. I principi e i valori che il gaming vuole trasmettere sono ben altri.
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Sicurezza e benessere
«Tutti i membri della comunità esport hanno il diritto di partecipare alle competizioni in ambienti sicuri – recita il primo principio universale dei videogiochi – In questi ambienti sono banditi comportamenti o linguaggi violenti, che possano sfociare in minacce o molestie». Non potevano che partire dal rispetto reciproco per mettere in chiaro quali sono i comportamenti banditi: dopotutto è online che la buona educazione deve ancora farsi strada…
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Integrità e fair play
Vietato imbrogliare: il secondo dei principi universali ci ricorda quello che, almeno una volta nella vita, tutti abbiamo detto al rivale di console. «Condanniamo ogni azione volta a barare o a compiere azioni di hacking, così come tutti i comportamenti disdicevoli, ingannevoli o disonesti. Queste pratiche rovinano l’esperienza altrui, avvantaggiano in modo illegittimo squadre e giocatori e minano la credibilità degli esports in generale».
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Rispetto e inclusività
Come il primo principio universale sulla sicurezza, anche il terzo tocca un tema delicato come quello dell’inclusione verso tutti «a prescindere da genere, età, abilità, razza, etnia, religione o orientamento sessuale». Se è vero che in Italia il mondo dei videogiochi ha una platea di appassionati divisa a metà tra maschi e femmine, nelle competizioni dei pro gamer sono ancora poche le donne. Xiaomeng Li è stata la prima ragazza a vincere un Major di Hearthstone. «La discriminazione nei confronti delle donne negli eSports è un grosso problema – ha detto la campionessa – Quando la gente inizierà a trattare meglio donne che vogliono competere, mostrando loro un maggiore rispetto, se ne vedranno di più gareggiare per quegli obiettivi che oggi sono considerati una prerogativa maschile».
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Attitudine al gioco positiva e propositiva
Non dimentichiamoci che non si gioca soltanto per se stessi. «Gli esports – recita l’ultimo dei principi universali – possono aiutare i giocatori a rafforzare l’autostima e la propria cultura sportiva. Inoltre, migliorano la comunicazione interpersonale e il gioco di squadra. Gli esports spingono sia i giocatori che gli spettatori a sviluppare la collaborazione, il pensiero critico e quello strategico. La partecipazione alle competizioni esports può anche portare alla nascita di solide relazioni di amicizia tra compagni di squadra, avversari e membri della comunità nel suo complesso».