Alla vigilia dell’incontro decisivo a Losanna con il Comitato Olimpico Internazionale la candidatura del nostro Paese per il 2026 perde un pezzo. Un giorno di lavoro ancora per evitare di perdere anche la faccia
Era stato un salvataggio sulla linea di porta il varo della candidatura di Italia 2026: geniale a suo modo, ma pur sempre di un salvataggio sulla linea si trattava. E infatti oggi le tre sorelle che non vogliono essere una famiglia, anche perché invece che ai genitori si richiamano ai padrini, insomma alla politica, hanno perso un pezzo: Torino scende dal treno. Non molto rimpianta a dire il vero, visto che Milano e Cortina hanno subito inforcato un tandem, oppure visto che si parla di Olimpiadi Invernali, si sono messe a spingere un bob a due per portare a casa il risultato e anche per evitare un altro autogol a cinque cerchi all’Italia.
I tempi dello sport, i modi della politica
A questo punto bisogna fare un riassunto della situazione. Si parla dei Giochi Olimpici Invernali del 2026 (quelli prossimi sono già assegnati a Pechino). Saranno assegnati nell’incontro Cio programmato da tempo a Milano nel settembre del 2019. Non è mai successo prima che i Giochi siano stati assegnati al Paese che ospita la votazione decisiva: semplicemente non era possibile, impedito dal regolamento. Ma le Olimpiadi hanno imparato a essere un camaleonte adesso che la sopravvivenza dell’evento è sotto attacco. Anche la candidatura di un Paese non era mai stata presa in considerazione, ma il Cio ci ha dato il permesso: non per amicizia, per la convenienza di avere una candidatura forte da opporre ai dubbi (di Stoccolma, per esempio) e alle fuga (di Sapporo che si è appena riturata dalla corsa). Di tutte queste novità la politica ha preso nota male senza capirci molto, nemmeno hanno fotografato i nostri governanti la più grande novità: appena firmato il contratto, la città che da candidata ai Giochi diventa sede dell’Olimpiade riceverà circa 930 milioni di dollari come contributo dal Cio, altro pedaggio pagato dai dirigenti dello stesso Cio per la sopravvivenza dell’evento.
La domanda di Losanna
Così domani la delegazione italiana non potrà nemmeno esporre i suoi programmi: parteciperà a una gara della nuova disciplina olimpica di arrampicata sui vetri. Perché alla domanda del Cio: “State facendo sul serio o state scherzando?” non potrà rispondere in modo pienamente credibile. Domani comincia un percorso che porterà a una prima verifica il 9 ottobre a Buenos Aires quando il Cio dovrà decidere chi portare al voto di Milano. Possono i dirigenti del comitato olimpico continuare a darci credito dopo tutto questo, essendo oltre tutto noi recidivi ? Attenzione: quando il governo Monti non firmò la lettera di appoggio per la candidatura di Roma 2020, i Giochi godevano ancora di ottima salute. Poi arrivò Putin che per la sua Olimpiade a Sochi nel 2014 spese talmente tanti soldi da spaventare tutti e da obbligare il varo della famosa Agenda, una road map voluta dal Cio proprio per restituire ai Giochi una loro sostenibilità. Purtroppo per risparmiare bisogna fare sul serio, non scherzare. Siamo in grado di farlo ?
Noi, sinceramente, avevamo creduto nel progetto con le tre sedi coinvolte. Anche noi consapevoli che si trattasse di un esercizio di equilibrismo, ma contenti e interessati dal fatto che si trattava di una Olimpiade da startup, quasi da inventare. Ovvio, non facciamo marcia indietro, ma anche una start up ha bisogno di certezze per continuare a credere nel suo progetto quando il pubblico che ascolta si è intanto messo a ridere avendo notato errori abbastanza grossi nascosti neanche troppo abilmente.