Da una startup innovativa tedesca, un titolo che vi farà capire quanto sia difficile governare e quanto sia preziosa la democrazia
Non fraintendetemi, ma ciò che rende la politica tanto affascinante, non sono le grida belluine dei politici di casa nostra in Parlamento, né tanto meno i continui cambi di casacca o i siparietti in Aula con cartelloni e striscioni, bensì la fragilità dell’impianto democratico. Noi abbiamo avuto la fortuna di nascere in una Repubblica e sebbene il nostro Paese, unito solo nel 1861, con due guerre mondiali e una feroce dittatura alle spalle, sia tra i più giovani del Vecchio continente, ha convintamente abbracciato la democrazia da tempo, tanto da poterla considerare ‘matura’. Ma la democrazia, insegna l’empirismo, non è un traguardo, è qualcosa che va mantenuta, perché ci sarà sempre chi proverà a dirottarla verso forme più facilmente assoggettabili. Perfino nel 2021? Eccome: siamo circondati da Paesi in cui le libertà sono spesso solo di facciata: pensiamo all’Egitto, alla Turchia o alla Russia. Ma, restando nei confini dell’Ue, alla Polonia e all’Ungheria. La democrazia è dunque un equilibrio assai precario e c’è un gioco, appena arrivato su Switch, che vi farà capire perché: Suzerain.
Suzerain, democrazia o dittatura?
Sviluppato da Torpor Games ed edito da Fellow Traveler, Suzerain vi metterà nei presidenziali panni di Anton Rayne, il quarto presidente della Repubblica di Sordland. È uno Stato molto giovane, che ha attraversato a stento una guerra civile e una forte recessione economica che hanno sfiancato la popolazione. Le istituzioni sono deboli, i politici corrotti, la gente è stanca: Sordland scivolerebbe facilmente nella dittatura o, peggio, sotto la protezione di uno dei Paesi confinanti. Starà a voi, l’uomo forte del partito USP, l’United Sordland Party, a evitare che accada, prendendo in mano le redini della nazione proprio all’indomani delle elezioni che vi hanno proclamato presidente.
A questi punti, con simili premesse, uno si aspetterebbe un gestionale: e la mappa con Sordland e le sue agguerrite confinanti, effettivamente, c’è e sarà sempre ben visibile sullo schermo. Ma i ragazzi berlinesi hanno preferito adottare un approccio differente, da avventura testuale. In Suzerain, disponibile su Microsoft Windows, macOS, Classic Mac OS e, da qualche ora, pure su Switch, si passerà gran parte del proprio tempo ad accogliere ambascerie estere e a decidere come intavolare i rapporti coi vicini, ciascuno dei quali sarà mosso da interessi personali.
Ma anche i nostri consiglieri e i membri del nostro governo potrebbero essere spinti ad agire sulla base dei propri interessi e non della ragion di Stato, perciò ogni volta che seguirete un loro consiglio immancabilmente finirete per chiedervi se non stiate scioccamente cadendo in trappola. E poi ci sono naturalmente gli altri partiti, i corpi intermedi e i lobbysti, ciascuno dei quali sarà desideroso di manovrarvi come un burattino per fare di Sordland la nazione che hanno in mente. Ma non è finita qui, perché completa il ricco cast di comprimari che si avvicenderanno sul palco di Suzerain, la famiglia presidenziale: la first lady e i figli del nostro alter ego. Rispetto alle figure politiche, avranno meno spazio nella sinossi, ma la loro psiche non sarà certo meno complessa, anzi.
Starete intuendo che il vero limite di Suzerain è anche il suo pregio principale: un impianto narrativo eccessivamente sviluppato, tanto da prevaricare il gameplay. Lato gestionale, avremo tre indicatori economici da tenere d’occhio: la ricchezza del Paese, il budget del proprio governo e il patrimonio famigliare; tre voci che non dovranno mai sbarellare o la situazione potrebbe presto rovinare, ma in generale si sarà soverchiati da una sinossi già scritta e noi ci sentiremo vincolati a propendere per questa o quella soluzione, questa o quella direzione, senza avere davvero la possibilità di cambiare le cose, scegliere liberamente.
Probabilmente anche questo è uno degli insegnamenti di Suzerain: non c’è governante che non sia davvero libero, perché la democrazia è fatta anzitutto da limiti, da freni e contrappesi. Se potessimo governare liberamente, ascoltando solo la voce del nostro istinto, saremmo dittatori. Ecco perché Suzerain ci è piaciuto non poco, anche se l’assenza della lingua italiana si fa sentire e tutto quel testo non lo rende certo il titolo ideale da giocare in mobilità, sul bus o nella sala d’aspetto del dentista. Un gestionale ibrido e un’avventura testuale diversa dal solito, un connubio curioso, ma ben sviluppato.