Venne inventato nel 1968 da un licenziatario italoamericano della Pennsylvania, nel nostro Paese se ne mangiano 20 milioni all’anno. Stanotte in vendita (per beneficenza) a 50 centesimi
Tanti auguri Big Mac. Era il 1968 quando McDonald’s introdusse in tutti i ristoranti statunitensi il panino che sarebbe diventato ben più di un panino. Un’icona, un indicatore economico, un riferimento di massa, un arnese della cultura popolare. Il 20 settembre il simbolo della catena di fast food compie cinquant’anni: avrebbe modificato la storia dei consumi globali dopo l’intuizione dell’imprenditore italoamericano Jim Delligatti, che gestiva uno dei ristoranti in Pennsylvania e se lo inventò alla radice.
L’invenzione del Big Mac
Lo spunto, ovviamente, fu semplice e rivoluzionario allo stesso tempo: raddoppiare il semplice hamburger creando una combinazione perfetta tra le due fette di carne, il pane ricoperto di sesamo, le cipolle, i cetriolini sottaceto, il formaggio, la lattuga e la salsa speciale. Sette centimetri, non uno di meno, che finiscono rapidamente nei menu di tutti gli altri punti vendita. All’epoca costava 45 centesimi di dollaro. Varcherà i confini nel 1971 sbarcando in Olanda, Giappone, Guam e Germania. In Italia arriverà all’esordio della catena in piazza di Spagna, a Roma, nel 1986.
Oggi il Big Mac – a cui in Pennsylvania è perfino dedicato un museo dove trova spazio una statua di un superpanino alto oltre 4 metri – è venduto in cento Paesi del mondo e gli italiani ne mangiano più di 20 milioni l’anno: quanti ne basterebbero per coprire la distanza fra Palermo e Bolzano.
Lo hanno celebrato numerosi artisti – dalle sculture di Tom Friedman ai mosaici di Jim Bachor – il cinema, con l’indimenticabile citazione di Pulp Fiction (Come lo chiamano il Big Mac a Parigi? – Be’, il Big Mac è il Big Mac! Lo chiamano “Le Big Mac”) fino alla letteratura. Stephen King, per esempio, si è autodefinito “l’equivalente letterario del Big Mac”.
Il Big Mac Index
E anche gli economisti di Wall Street gli hanno reso omaggio coniando l’espressione “Big Mac Index”: il panino – scelto come riferimento per la sua accessibilità universale – si è trasformato negli anni in un semplice ma efficace strumento di comparazione del potere di acquisto nei vari mercati internazionali.
Insomma, un passepartout incredibile nelle diverse varianti (la temporanea Grand o l’ultima arrivata Junior) che ha segnato la vocazione mondiale di McDonald’s ma che, pochi lo sanno, ha pure saputo adattarsi ai diversi contesti, quando necessario. In India, ad esempio, paese dove i bovini sono sacri, è chiamato Maharaja Mac e contiene carne di pollo o burger di mais.
In Italia invece, dove c’è una particolare attenzione all’origine e alla tracciabilità delle carni, è prodotto solo con carni provenienti da allevamenti nazionali e con un sistema che permette di risalire in sole tre ore alla stalla, alla data e al luogo di macellazione dell’animale. Tra le regioni che apprezzano di più il Big Mac svetta la Lombardia con un consumo medio giornaliero medio di 12.834 Big Mac, il Piemonte con 9.156 e l’Emilia-Romagna con 5.720.
L’iniziativa: il 20 settembre in vendita a 50 centesimi
In occasione dei 50 anni del Big Mac, a cui è riservato anche un sito, McDonald’s ha organizzato un compleanno all’insegna della solidarietà: la notte del 20 settembre il panino verrà infatti venduto, per tutti coloro che sono registrati all’app McDonald’s, al prezzo di 50 centesimi e tutti i ricavi saranno donati in beneficenza alla Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald, che ogni anno aiuta migliaia di bambini malati e le loro famiglie che si trovano a dover affrontare cure e degenze lontano da casa.