Un soulslike frenetico. Vi sarà richiesta la (quasi) perfezione in combattimento
Gli sviluppatori di OverBorder Studio si sono presi qualche giorno in più prima di rilasciare il loro ultimo titolo. Giusto per limare gli ultimi aspetti di Thymesia, disponibile anche su Xbox Series X/S, soulslike dalle atmosfere lugubri e gotiche, in un medioevo fantasy dove non esiste più speranza e la morte fa capolino ovunque. Cadaveri per le strade, villaggi distrutti e un ambiente mefitico. Il posto migliore per dare il via a combattimenti senza esclusioni di colpi.
La storia di Thymesia ci conduce nel Regno di Ermes, un tempo glorioso grazie alla padronanza incredibile dell’alchimia da parte dei suoi abitanti . Fino a che non è scoppiata una terribile pestilenza, rovinando tutto e gettando l’intera comunità nel caos. L’inizio del videogioco ci presenta così, molto brevemente, la situazione di partenza, buttandoci presto nella mischia in un veloce (ma denso) livello tutorial. Come tutti i soulslike, l’elemento portante dell’intera esperienza risiede nel combat system. Corvus è armato e molto abile a dominare gli avversari in schiacciante superiorità numerica.
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I primi nemici si annientano con una facilità disarmante. Ma la festa finisce alla svelta. Già il primo mini boss vi darà filo da torcere, obbligandovi a seguire scrupolosamente le specifiche del personaggio. Se lo attaccherete a testa bassa vi ritroverete morti in cinque secondi, senza per di più aver fatto nemmeno un graffio al soldato corazzato. Corvus è un fine combattente, che fa nell’astuzia il suo punto di forza.
Nel momento in cui state per subire un attacco pesante dall’avversario e si formerà una linea verde fosforescente a collegare il nostro avatar al nemico, allora significa che c’è un millisecondo per reagire a un colpo altrimenti rovinoso e impossibile da parare. Scagliando una piuma prima del fendente riusciremo ad annullare l’attacco avversario, stordendo per pochi istante il nemico, che ci presterà il fianco. Questo è soltanto uno dei virtuosismi dello spadaccino Corvus, che può infliggere combo, attacchi leggeri e ovviamente parare e schivare.
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La storia di Thymesia è all’inizio estremamente misteriosa e al gamer non vengono date che briciole su quel che sta accadendo. Nelle brevi pause tra un combattimento e l’altro, Corvus può entrare in case abbandonate o indugiare nei vicoli, alla ricerca di informazioni e tracce lasciate da persone scomparse o, peggio, uccise. Come le lettere scritte in fretta e furia e gli avvisi governativi appesi ai muri, memorie che rendono l’idea di un caos tremendo a cui è seguita la desolazione più totale. L’esplorazione, a dirla tutta, si riduce a esperienze minimali. A livello grafico Thymesia non è un capolavoro: le ambientazioni, per quanto credibili e lavorate, non danno l’effetto wow.
Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale degli avversari, dipende da chi abbiamo di fronte. Ci sono quelli più stolti e quelli più spietati. Ma in generale Thymesia rispecchia in pieno quello spirito punitivo dei soulslike. Morto dopo morte dopo morte, il gamer è obbligato a imparare la lezione, cercando di studiare i punti deboli, sperando di subire meno danni possibili. A dargli una mano svettano i checkpoint di salvataggio e di cura, da dove si riparte ogni volta. Mano a mano che si procede nella storia – coinvolgente e misteriosa – il livello di perfezione nei combattimenti tocca vette parecchio alte.