Tutto quello che questo weekend vi impedirà di uscire e immergervi in attività sociali o all’aria aperta
STATE OF DECAY 2 – Xbox One, Windows 10
C’è un’apocalisse zombie! Di nuovo!
State of Decay 2, va detto immediatamente, non è la bellezza che pensa di essere. Fotorealistico al punto giusto (specie se attrezzati con televisore 4K e Xbox One X), divertente nelle premesse e nel gameplay, è poi molto più raffazzonato del previsto dal punto di vista della storia e della coerenza (per non dire dei glitch). Tuttavia per appassionati del genere vale decisamente la pena.
Qui il punto di tutto è che al centro della storia c’è una comunità e la sua quotidianità assieme agli zombie. Ragazzi e ragazze di cui prendiamo il controllo uno dopo l’altro (e quando lasciamo qualcuno lo lasciamo con delle cose da fare che al nostro ritorno saranno fatte), in una sorta di crossover tra il classico terza persona con zombie e il gioco di ruolo, in cui sviluppare personaggi e interazioni. Proprio nella parte di gioco di ruolo State Of Decay 2 lascia a desiderare perché non sempre i personaggi sono coerenti con quel che gli accade. Sono capaci di tenere la tristezza per la morte di uno di loro solo pochi momenti e poi tornare alle animazioni di prima, rompendo la (teorica) magia della sospensione dell’incredulità.
Certo poi le singole missioni hanno il pregio di non essere missioni e basta, oppure le richieste di qualcuno (dopo Westworld è difficile prendere sul serio quel modo di proporle) che portano ad esplorare l’open world del gioco, ma questioni personali che i singoli personaggi affrontano individualmente: garantendo una profondità e una necessarietà ad ogni intervento. Del resto di zombie ne abbiamo massacrati a sufficienza negli ultimi anni.
AGONY – PS4, Xbox One, Windows
Ci sono solo belle promesse nella storia di Agony. Partito da Kickstarter con l’obiettivo di creare un mondo che fosse la quintessenza dell’horror, del gore e della repellenza infernale, si può dire ce l’abbia fatta. Il trailer di lancio rappresenta bene quello che si trova nel gioco (la tagline “Enjoy your suffering” è notevole), qualcosa evidentemente non per tutti, estremo, duro e capace di scavare in quell’anfratto del cervello in cui si annidano paure e orrore, per tirarlo fuori. Un’esperienza così infernale e agghiacciante che se ne vuole ancora.
Poi c’è proprio il gioco, che non è eccezionale e un po’ ripetitivo, sono tra le 8 e le 10 ore alla ricerca di una maniera per uscire dall’inferno. Il protagonista è un’anima, cioè un martire, che però ha la capacità di prendere possesso di altri dannati e così comincia a farsi strada tra i demoni, le pene e le agonie che vede intorno a sé fino all’inevitabile boss finale. Non il massimo dell’originalità e soprattutto fondato su dinamiche sempre uguali a sé.
Ma a salvare tutto c’è l’aria terribile dei classici videoludici del terrore come Silent Hill, solo pompata fortissimo. Nei suoi momenti migliori Agony è uno spettacolo visivo, un labirinto di arti, sangue e lamenti in cui ci si può sorprendere davanti ad un cadavere impalato e scoprirlo ancora vivo e agonizzante e si viene continuamente stupito dal rilancio in termini di “infernalismo”.
Così terribile da essere subito desiderabile. Così malato da essere ipnotico.