Dal Giappone un titolo puzzle game punta e clicca denso di mistero
E se gli oggetti avessero memoria di quel che accade intorno a loro? O, addirittura, di quel che accade a loro? Di incontri, incidenti o drammi che coinvolgono esseri umani e non? Unreal Life è un viaggio che supera le dimensioni dell’ordinario e ci fa risvegliare dentro Hal, una ragazza senza più memoria. Sviluppato dalla software house giapponese, Hako Life, il videogioco è disponibile anche su NintendoSwitch in una più che discreta versione italiana con sottotitoli ben scritti. Come sempre più spesso ci capita nelle nostre recensioni, i temi affrontati non sono leggeri. In una città buia, disorientati, il clima è tutt’altro che accomodante. Vi ritroverete a vagare, a scrutare e a toccare oggetti per ritrovare la via.
Il bello di Unreal Life, che con altri titoli indie condivide semplicità del gameplay associata alla narrazione impegnata, sta in una pixel art deliziosa, dalle tonalità notturne. La storia di questo puzzle game punta e clicca prende il via da un brusco risveglio. Non in un letto caldo, ma su un freddo marciapiede. A dare il benvenuto ad Hal – e a tutti noi – c’è 195, il nome di un semaforo dotato di intelligenza artificiale, oltre che di un innato spirito di protezione. Il suo primo istinto è infatti quello di riportare la giovane dai genitori o da un tutore legale. Se mai ancora ne ha.
In realtà qualcos’altro cattura l’attenzione di Hal, che inizia a camminare in un mondo non tanto inquietante, quanto invece collassato in un sonnoprofondo. Gli unici elementi che danno segni di vita siamo noi e, appunto, gli oggetti che possiamo osservare e toccare per risolvere gli enigmi, o trovare semplicemente la strada. Ogni dialogo tra la ragazza e 195 svela una pagina in più della trama. Unreal Life non è un titolo complesso e il gameplay privilegia senz’altro l’aspetto narrativo, dando comunque agli appassionati del genere tutto quel che serve per raccogliere oggetti e utilizzarli nell’ambiente. Hal scopre che toccandoli riesce a scrutarne il passato, la memoria, vedendo dunque quel che è successo.
Non sappiamo nulla su quel che è accaduto ad Hal. Soltanto che, pochi istanti dopo l’inizio del videogioco, la sua attenzione viene colpita da una strana presenza. Qualcuno, dietro a un cancello, sembra ricordarle una persona in particolare. La professoressa. A quel punto 195 non vorrebbe concedere sfogo alla curiosità della ragazza – forse nel mondo di Unreal Life sono le macchine a decidere cosa è meglio per gli uomini? – ma l’algoritmo cede e le svela qual è la direzione da prendere. La storia che scoprirete, enigma dopo enigma, parla di salute mentale e dei periodi bui che chiunque può attraversare. Fino a un passo dall’irreparabile.
Non c’è giudizio, non c’è morale. Unreal Life è un’opera per adulti, che non potrebbe spaventare neppure il più piccolo dei gamer. Fino al termine dell’avventura – meno di dieci ore – si rimane incuriositi dal vissuto di Hal, che all’inizio neppure è in grado di leggere quel che sta scritto nel libro blu che ritrova dentro lo zaino. Come se una misteriosa circostanza l’abbia formattata, scollegandola dal mondo. Toccherà a noi ritrovare la memoria e noi stessi.
Giornalista professionista, 33 anni. Mi occupo di tecnologia e innovazione su StartupItalia con interviste e approfondimenti. Collaboro con Blum e Rivista BC. Modero e conduco eventi sul mondo tech
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