Guerre, crisi climatica, inflazione, incertezza. In un mondo in continuo cambiamento e con confini via via in una nuova fase di definizione anche i viaggiatori hanno cambiato le loro abitudini di viaggio. Secondo il World Tourism Organization, nel 2024 i viaggi internazionali hanno toccato un record storico, superando persino i livelli pre-pandemia.
WeRoad ha realizzato una ricerca, interpellando 5,689 persone che hanno risposto a domande su come è cambiato il loro modo di viaggiare? E come stanno cambiando le relazioni umane.
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I risultati della ricerca di WeRoad
In un mondo dove guerre, instabilità economica e incertezze climatiche alimentano ansia e senso di precarietà, il viaggio diventa un’àncora di normalità. Per molti degli intervistati da WeRoad, partire non è più solo un modo per divertirsi e rilassarsi durante le ferie (13%) ma rappresenta un bisogno profondo: più del 70% dei rispondenti viaggia per scoprire culture e vivere esperienze autentiche, mentre oltre il 14% lo fa per socializzare fuori dalla dimensione digitale. Non solo, il 45% ha scelto di partire in un momento difficile della propria vita, e per il 57% il viaggio è anche uno strumento di crescita personale. In alcuni casi diventa addirittura parte di un percorso terapeutico: il 4% ha viaggiato su consiglio di uno psicologo.
L’82% degli intervistati ha dichiarato di tenere conto dell’impatto etico delle proprie scelte, e il 50% evita destinazioni coinvolte in conflitti armati. La sensibilità si estende anche a temi sociali e ambientali: il 27% rinuncia a visitare Paesi che non rispettano i diritti umani, mentre il cambiamento climatico è la prima preoccupazione legata al futuro dei viaggi, indicata dal 36% del campione.
Nonostante ciò, la paura in sé non blocca la voglia di partire: solo il 5,29% ha ridotto drasticamente i viaggi per timore, anche se oltre il 73% ha evitato determinate mete per motivi di sicurezza.
Per quanto riguarda le mete “Instagrammabili”, solo lo 0,37% degli intervistati sceglie la propria meta sulla base delle tendenze social, mentre il 26% parte proprio per disconnettersi dalle piattaforme. E non è solo un’aspirazione: oltre il 61% ha già provato (o vorrebbe provare) un’esperienza di digital detox in viaggio.
Il bisogno di esperienze vere, lontane dalla vetrina digitale, è percepito come prioritario: alla domanda diretta, gli intervistati hanno assegnato un valore medio di 3,6 su 5 all’urgenza di scollegarsi dal virtuale per riconnettersi con il reale.
Allo stesso tempo, il 55% degli intervistati afferma di sentirsi solo nella vita quotidiana. In questo scenario, il viaggio assume una nuova funzione sociale. Non più solo scoperta del mondo, ma anche un’occasione per creare relazioni. Soprattutto nei viaggi di gruppo, come quelli promossi da WeRoad, il valore della connessione è centrale: conoscere nuovi compagni di avventura, condividere emozioni, costruire legami duraturi diventa parte integrante del “perché” si parte.
Stringere nuove amicizie sembra diventare un’impresa sempre più complicata: il 40% degli intervistati dichiara di avere difficoltà a fare nuove conoscenze dopo i 30 anni, e per il 58% è una sfida che negli ultimi anni è diventata ancora più ardua.
Ma allora, dove si conoscono davvero nuove persone? Il contesto più efficace per WeRoad resta quello più tradizionale: il 65,77% afferma di incontrare nuove persone tramite amici comuni, eventi privati o attività sportive. Subito dopo, però, c’è il viaggio: il 30,39% dichiara di aver stretto nuovi legami proprio mentre era in viaggio. Solo una piccola parte, invece, trova nuove connessioni nel mondo virtuale: appena il 3,84% afferma di fare amicizia online tramite social media o app di dating.