Nuova tappa del percorso editoriale per mappare i distretti dell’innovazione. Parliamo di intrattenimento e gaming. Partendo dai dati di IIDEA, presentati dalla direttrice generale Thalita Malago
«Nell’ultimo censimento abbiamo chiesto alle imprese videoludiche quali fossero le prospettive a livello di occupazione: il 40% intendeva assumere». Non è improbabile che il 2023 per l’industria del gaming italiano segni altri segni “+” rispetto al 2022. Lo scarto rispetto ad altri ecosistemi, come quello francese, polacco e inglese, è ancora evidente. Ma stando a quanto ci ha raccontato Thalita Malago, direttrice generale di IIDEA (l’Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani), le startup, i micro team e le imprese più strutturate stanno avanzando. In questa nuova puntata del nostro Viaggio in Italia dedicato ai distretti dell’innovazione andiamo ad esplorare il gaming, ambito spesso screditato da più fronti: c’è ancora chi vede nei videogiochi soltanto i rischi per salute mentale, dipendenze e isolamento sociale. Sul fenomeno hikikomori eravamo andati a fondo. Lato mercato altri continuano a ignorare il giro d’affari: in Italia nel 2021 ha superato i 2,2 miliardi di euro.
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Per avere una panoramica dell’ecosistema gaming in Italia ci siamo rivolti a IIDEA proprio per l’industry che ha scelto di rappresentare e l’impegno nel monitorarlo costantemente con trend e numeri. «Rappresentiamo tre categorie: i platform owner, i publisher e gli sviluppatori – ci spiega Malago – e questi ultimi sono la maggioranza dei nostri soci, oltre 70. Parliamo di un mondo in grande fermento». Noi su StartupItalia lo raccontiamo sempre più spesso, con interviste ai Founder, ai creativi, ai developer che lavorano dietro le quinte, quasi sempre senza grossi finanziamenti.
«Sono generalmente piccole, a volte anche micro aziende. Ma abbiamo riscontrato una crescita di quelle con più di 20 dipendenti». Più in alto, già affermati a livello internazionale, ci sono le realtà videoludiche che portano la qualità e i talenti italiani sulle console di mezzo mondo. «Mi vengono in mente Milestone, Ubisoft Milano, Nacon Studio Milan, ma anche Reply Game Studios e Stormind Games», elenca Malago che vorrebbe citarle una per una. Ma come si cresce in un settore così competitivo? «Attraverso acquisizioni internazionali, ad esempio, mantenendo il management saldo in Italia; ma ci sono anche gruppi indipendenti che si sono proposti sul mercato con IP promettenti».
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Gaming: il mercato del lavoro
Se parliamo di posti di lavoro nel videoludico italiano, le cifre sono senz’altro basse rispetto ad altri paesi. In Francia, ad esempio, sono 16mila gli occupati. «In Italia siamo passati da mille persone circa nel 2018 a oltre 1600 nel 2021», evidenzia Malago. Un’occupazione qualificata, con talenti che maturano esperienze all’estero in grandi software house, che al momento non sposterebbe di molto il numero di occupati a livello nazionale. Eppure è una fetta che gioca un ruolo non indifferente nell’economia complessiva dell’intrattenimento.
“Il tax credit ha fatto spesso la differenza. In Francia l’hanno introdotto nel 1998 e oggi ha una dotazione di 70 milioni di euro annui”
«Su questo tengo a fare una precisazione. I videogiochi non sono soltanto intrattenimento. Diamo qualche cifra: l’89% degli occupati nel gaming in Italia ha meno di 36 anni. Il pubblico globale è di oltre 2 miliardi di persone, spesso disaffezionate ai media tradizionali. Il gaming è uno strumento davvero coinvolgente». Lo notiamo nelle tante recensioni di prodotti che pubblichiamo sul nostro magazine: oltre al divertimento, un titolo indie o tripla A che sia può veicolare messaggi profondi, legati alla crescita, alla depressione, alla paura, al lutto. «È uno strumento in grado di influenzare davvero le persone».
Dove andiamo forte?
Dal momento che il mercato gaming è ricco di generi, abbiamo chiesto alla direttrice generale di IIDEA dove il nostro ecosistema va forte. «In Italia c’è stata una fortissima specializzazione nei titoli racing, in qualsiasi forma». Dai titoli di Milestone in giù possiamo in effetti parlare di una motor valley lombarda che sforna titoli rombanti. «Negli ultimi anni siamo poi diventati molto bravi a lavorare su licenza». E lo insegna in maniera esemplare il recente caso di Mario + Rabbits Sparks of Hope, sviluppato dal team di Ubisoft Milano e guidato da Davide Soliani. «Iniziamo ad aver un track record importante. L’ecosistema conferma la nostra capacità di pensare fuori dagli schemi. Ricordo poi il genere horror e l’ottimo lavoro che viene fatto sotto l’aspetto narrativo».
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Il gap sui fondi pubblici
Come tanti altri segmenti del digitale, anche il gaming ha registrato una crescita importante dopo lo scoppio della pandemia. Per molti godersi un videogioco è valsa un’occasione di distrazione in mesi particolarmente difficili. Ma se la voglia di videogioco cresceva e continua a farlo, che posizione ricopre il settore nell’agenda politica? «Gli sviluppatori vivono ancora di auto finanziamento – ricorda Malago –. Fortunatamente eravamo riusciti a ottenere il fondo Intrattenimento Digitale, una misura a fondo perduto a cui potevano accedere gli sviluppatori per lo sviluppo di un prototipo con 4 milioni stanziati nel 2020. Purtroppo la misura non è stata resa stabile».
Anche in questo caso un confronto con l’estero può aiutare a capire quali strade intraprendere. «Il tax credit ha fatto spesso la differenza. In Francia l’hanno introdotto nel 1998 e oggi ha una dotazione di 70 milioni di euro annui. L’anno scorso in Italia era di 5 milioni. Quest’anno c’è stato un passo avanti, con 16 milioni a disposizione». Quel che però da IIDEA evidenziano è il limite di fondi erogabili per ciascuna azienda. «Appena un milione di euro: è poco se lo confrontiamo con gli sforzi per una produzione AAA».
“Iniziamo ad aver un track record importante. L’ecosistema conferma la nostra capacità di pensare fuori dagli schemi”
Nel frattempo l’ecosistema dell’innovazione italiano ha accolto nuovi soggetti tra incubatori e acceleratori verticali sul gaming. «Ne sono stati lanciati a Torino, Bologna e Roma. Credo offrano un’esperienza importante per un team che sogna di entrare nel mercato come startup. Ciascuno di questi programmi dà la di partecipare a training mirati e di accedere a finanziamenti. Il gaming è un settore con due caratteristiche: è internazionale e si evolve alla velocità della luce». Tra le evoluzioni potenziali recenti, si parla molto anche del metaverso con giganti come Epic Games in prima linea. «Come IIDEA facciamo parte di un network internazionale. E proprio su questo tema siamo impegnati per creare una mappatura di come il metaverso viene già utilizzato e su ricerca e sviluppo. A breve usciremo con un lavoro a riguardo».
TUTTE LE STARTUP GAMING IN ITALIA (IN AGGIORNAMENTO)
Di seguito trovate un elenco delle startup gaming mappate da StartupItalia. Nella filosofia della nostra redazione, è una lista e non una classifica e, soprattutto si tratta di un articolo aperto perciò aspettiamo le vostre segnalazioni: scriveteci alla nostra mail [email protected] per aiutarci a renderla sempre più esaustiva.
2Watch: con sede a Napoli, è un canale tematico creato e ideato da gamers che trasmette contenuti sul mondo degli esports e dei videogiochi. Su 2WATCHtv si trovano approfondimenti, talk show, tg, telecronache, podcast.
3DClouds: con sede a Milano, è uno sviluppatore di videogiochi. Tra i suoi titoli ricordiamo All-Star Fruit Racing.
Akame Games: con sede a Verona, è una software house indipendente. Ha sviluppato KAI, un metroidvania ispirato al folklore giapponese. Sta lavorando a un nuovo titolo, Bob and the Nasty Beast, punta e clicca irriverente.
Another Reality: con sede a Milano, è una società che sviluppa software immersivi in realtà virtuale, aumentata e mista con applicazioni nel modo business e entertainment. Oltre a realizzare videogiochi e esperienze per l’entertainment marketing, è specializzata nello sviluppo di soluzioni su misura per l’impresa. Con Virtuademy punta a rivoluzionare il modo di fare formazione in azienda.
Antab Studio: con sede a Milano, è una software house indie che ha sviluppato Foreclosed.
Baryonyx Games: con sede a Roma, è una software house. Il suo ultimo prodotto è il gestionale-strategico Der Marsh ambientato nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale.
Beaths: Beaths è il marchio italiano di abbigliamento streetwear per chi ama il gaming e l’esport. Il brand realizza prodotti di abbigliamento specifici per gamer, progettati e disegnati su misura.
BitNine Studio: con sede a Forlì, ha sviluppato tERRORbane.
Blaster Foundry: con sede a Catania, è una startup attiva nell’advergame. Realizza videogiochi in collaborazione con le aziende per aumentare l’engagement dei clienti.
Broken Arms Games: con sede ad Aqui Terme, è una software house indipendente che ha sviluppato Hundred Days.
Chubby Pixel games: con sede a Milano, è una software house che ha sviluppato Woodle Tree 2.
Cinic Games: con sede a Pisa, è una software house che ha sviluppato The Wardrobe.
Cordens Interactive: con sede a Pavia, è una software house. La sua opera prima è Vesper: Zero Light Edition.
Deep Monolith: con sede a Torino, è una software house che ha sviluppato videogiochi per mobile e PC.
Desarius: con sede a Trieste, è un’azienda fondata da Dario Visaggio. Sviluppa titoli indie anche per la VR.
Digitaly Arts: con sede ad Avellino, Digitaly Arts è una startup nata con l’obiettivo di raccontare storie con una forte componente emozionale. Al momento sta sviluppando su Unreal Engine 5: MOON PLAGUE, un dramma horror single player ambientato sulla Luna.
dpstudios: con sede a Milano, è un’azienda che si occupa dell’audio design nei videogiochi. Ha lavorato a Saturnalia e Soulstice.
Dramatic Iceberg: con sede a Torino, è una software house indie al lavoro su Racoonie: Legends of the spirits.
Dreambit Studios: con sede a Bologna, è una software house indie che sta sviluppando Gladiator Wheels.
Edugames: con sede a Lodi, è una innovativa di videogiochi in 3D progettati e sviluppati per porre la persona al centro dell’esperienza di formazione, orientamento e recruiting non come spettatore ma come protagonista e artefice del proprio percorso di crescita personale e professionale.
Gamindo: con sede a Treviso, sviluppa videogiochi “brandizzati” per imprese, istituzioni e influencer e lo fa a fin di bene. Tramite i videogiochi è possibile realizzare attività di responsabilità sociale d’impresa innovative e coinvolgenti, mediante l’integrazione di una meccanica che consente agli utenti di donare senza spendere, semplicemente giocando.
Ghostshark Games: con sede a Roma, è uno studio di sviluppo indipendente. Ha sviluppato Blockstorm e Still There.
GreenGames: con sede a Genova, è una software house focalizzata sul verticale edutcation. In particolare pone l’attenzione sul trasmettere i valori della sostenibilità.
Green Flamingo Studios: è una software house indipendente che sta sviluppando Spanky’s Battle Swing.
HeartBit Interactive: con sede a Pontenure, in provincia di Piacenza, è una software house indipendente. Ha sviluppato la saga di Doom & Destiny.
Infinity Experience: con sede a Firenze, è una software house indipendente. Ha sviluppato Life is Unfair e Chronicler of two heroes.
IV Production: è un produttore di videogiochi per PC, Mac, mobile e console.
LKA: con sede a Firenze, è una software house che ha sviluppato The Town of Light e Marta is dead.
Lunar Great Wall Studios: con sede a Milano, è una software house che ha sviluppato Another Sight.
M8: con sede a Roma, M8 propone un servizio con lo scopo di favorire l’organizzazione di sessioni di videogioco tra persone, aiutandole a mettersi in contatto tra loro tramite una piattaforma in cui è possibile inserire una serie di filtri.
Mad Pumpkins: con sede a Roma, è uno studio di sviluppo indipendente. Ha sviluppato Movierooms e Fates.
Madd Studio: con sede a Terni, è uno studio di sviluppo che crea backend per videogiochi, apps e portali, dal concept al rilascio.
Magari: con sede a Parma, è una software house indipendente che sta sviluppando Flagship.
Naps Team: con sede a Messina, è la startup innovativa che ha sviluppato Baldo.
Novis Games: con sede a Torino, è una startup che sta sviluppando una console inclusiva per consentire a persone non vedenti di divertirsi con i videogiochi.
Omegame: con sede a Cremona, è una piattaforma pensata per i gamer, dove condividere la passione con altri fan del mondo videogiochi.
One-O-One Games: con sede a Roma, è una software house tra i cui prodotti citiamo The Suicide of Rachel Foster.
Orbital Games: con sede a Modena, è una software house indipendente. Sta sviluppato Basket Party, un mix tra titolo sportivo e MOBA.
Outbit: con sede a Roma, è una software house che sta sviluppando un RPG tattico in un mondo distopico.
Picaresque Studio: il primo prodotto di questa software house indie è Nantucket.
Rebelpug: con sede a Biella, è una software house indipendente che sta lavorando sulla sua opera prima. Roboplant è un gestionale in una futuristica fattoria idroponica basata su Marte.
Reply Game Studios: con sede a Milano, è una software house attiva con titoli AA. Il suo ultimo videogioco è Soulstice.
Santa Ragione: con sede a Milano, è una software house che si è distinta nel panorama indie per aver pubblicato titoli come Saturnalia e Milky Way Prince: The Vampire Star.
Storm in a Teacup: con sede a Roma, è una software house che ha sviluppato titoli come Close to the sun e Lantern.
Stormind Games: con sede a Catania, è una software house che ha già sviluppato due titoli horror. Di recente ha sviluppato un RPG fantasy, Batora: Lost Haven.
Strange Beat Games: con sede a Milano, è una software house indie che ha sviluppato Treasures of The Roman Empire.
Three Souls Interactive: con sede a Lucca, è una startup impegnata in vari settori come 3D Rendering, Realtà Virtuale, Graphic Design.
Trinity Team: con sede a Bologna, è una software house indie che ha sviluppato Slaps and Beans.
Wonderlab: con sede a Salerno, è una startup che attiva nel mercato dell’informatica, dello sviluppo tecnologico-comunicativo e della digitalizzazione d’impresa.