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La giornalista Marta Clinco con Alex Zoboli racconta per VD il difficile viaggio di chi si vuole arruolare in Ucraina per combattere
Ci sono storie che vale la pena raccontare perché prendono direzioni inaspettate. Marta Clinco, giornalista di VD che va sempre alla ricerca del punto di vista differente, delle persone dietro i fatti, dell’umanità oltre alla news, voleva raccontare l’esodo dei profughi ucraini in Italia, il viaggio di chi si è trovato sotto le bombe e vuole trovare scampo in Italia o nel primo posto disponibile. Ma la storia, questa volta, ha stupito la stessa narratrice e l’ha portata a cambiare prospettiva e a iniziare un viaggio completamente diverso. “Mi sono trovata davanti a una realtà ancora sconosciuta, e che comunque non avevo e non avevamo considerato. Ho iniziato a contattare persone ucraine che vivono in Italia e ho subito capito che da quella guerra non volevano scappare, anzi, il principale desiderio era quello di farne parte, tornare per resistere, combattere e aiutare la propria patria”.
La storia di Marta e Alex, il video maker che l’accompagna, sarà allora quella di un viaggio di sola andata verso l’Ucraina da parte di chi non ha paura di imbracciare un fucile o infilarsi in un bunker sotto le bombe. “Quando si lavora come giornalisti per documentare un conflitto di solito ci si trova davanti a persone che dalla guerra vogliono scappare. In questo caso il senso di appartenenza alla terra, la condivisione di valori e il senso di ingiustizia davanti all’oppressore hanno suscitato in molti cittadini la necessità di dare il proprio contributo, di farsi avanti, di presentarsi al confine per chiedere di arruolarsi pur non avendo preparazione e mezzi per poterlo fare”. E così Marta e Alex partono a bordo di un van guidato da Dorin, ucraino che da 24 anni vive in Italia occupandosi di allestimento di grandi eventi e che spesso fa avanti e indietro dall’Ucraina organizzando viaggi. La destinazione è la città di Chernivtsi, nel sud del Paese, a pochi chilometri dal confine con la Romania.
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Il viaggio è lungo perché il pullmino deve passare a prendere altre persone che si trovano in città italiane lontane tra loro: “Siamo partiti alle 6 del mattino di venerdì da Milano Lambrate e ci abbiamo messo un giorno per attraversare la frontiera italiana, perché abbiamo preso persone prima a Cuneo e poi a Ferrara. Il mio viaggio si è poi concluso a Budapest, dove ho lasciato Alex che ha proseguito con i passeggeri ed è ancora lì a documentare la situazione”.
Le storie di chi torna in Ucraina
Le storie delle persone che hanno deciso di intraprendere questo viaggio sono diverse: c’è Alessandro che ha deciso di arruolarsi e non tornerà indietro prima di vedere la fine della guerra, ha esperienza pregressa nell’esercito ma non ha mai combattuto in guerra. C’è Eugenia, che è badante in Italia e vuole portare aiuto alla famiglia in Ucraina, e c’è sua madre Valentina che – a causa di un visto scaduto – forse non potrà più tornare in Europa ora che ha attraversato il confine. Valentina davanti alla porta di casa, a Ferrara, ha impilato pacchi di viveri e beni di prima necessità in quantità enorme. “Quello che colpisce noi italiani di queste storie è il senso di appartenenza a un popolo, il desiderio di contribuire e di rispondere all’aggressore. Non so se in Italia ci sia un senso di patriottismo così forte: quanti sarebbero disposti a combattere per la patria? Raccontare questa storia non ci ha portato sotto le bombe – abbiamo sempre lavorato in sicurezza – ma l’ascolto delle vicende personali di queste persone ci ha costretti a un cambio di prospettiva notevole che non dimenticheremo”.
D’altra parte, anche i social media stanno svolgendo un ruolo importante in questa guerra. “La guerra è raccontata da centinaia di video che girano su Tik Tok e che mostrano il coraggio di uomini e donne che preparano bottiglie molotov e scavano trincee per prepararsi a combattere. Questi video coinvolgono emotivamente gli ucraini fuori dal Paese, che sentono dare il proprio contributo in prima persona”. Un arruolamento volontario in cui la cultura gioca un ruolo importante: “Il popolo ucraino è molto legato alle tradizioni, è un popolo abituato alla guerra dietro casa – ci hanno raccontato – ed è abituato a incoraggiarsi con canti, a ballare, a condividere un senso di appartenenza”.
E il viaggio continua
Il viaggio di Marta però non è finito: “Vorrei raggiungere di nuovo Alex a Budapest, che sabato tornerà indietro con Dorin per portare bambini e donne ucraine che faranno il percorso contrario verso l’Italia. Posso solo immaginare l’angoscia di queste persone che lasceranno forse per sempre la loro casa, la loro patria, in cerca di un rifugio sicuro ma incerto”.
Il primo video di Marta è disponibile su VD. Continuate a seguire il canale per vedere le altre storie e seguire il viaggio di ritorno.