“Evviva, la Tv è morta” strillava così il settimanale L’Espresso sulla copertina del 22 dicembre 1991, mentre una ridente e sgambettante Alba Parietti prendeva a calci proprio dei televisori. “33 testimonianze esclusive”, vantava il sottotitolo, alla luce del primo scricchiolare dei dati di audience, erano giunte a questa conclusione. Con la consapevolezza di oggi direste la stessa cosa? Sono passati più di 30 anni e all’IFA 2024 di Berlino – una delle fiere più importanti al mondo per l’elettronica di consumo – a far luccicare gli occhi degli avventori sono televisori sopra i 100 pollici, arricchiti da tanta intelligenza artificiale. Premettendo che non bisogna far confusione tra televisione (il media) e televisore (l’elettrodomestico), comunque è un dato di fatto che ci porta a chiedere: cosa è televisione oggi? E soprattutto cosa sarà domani?
Interpretare l’innovazione
Il mio mantra, che condivido con piacere con voi, è: «interpretare l’innovazione, per dar vita a nuove idee», ovvero tenere gli occhi aperti su tutto ciò che accade nella quotidianità, per capire in cosa, anche il più piccolo cambiamento, possa evolversi un domani. Infatti dietro ad ogni mutazione che osserviamo non c’è solo la motivazione che l’ha provocata, ma, se siamo aperti ad indagarla, vi possiamo trovare anche una possibile indicazione di percorso da seguire verso l’evoluzione. Questo è ciò che vi invito a fare assieme in questo spazio per costruire a quattro mani con voi una visione di ciò che può essere la televisione domani. Accettate la sfida? Dato che non è vero che “tutto quello che può essere inventato, è già stato inventato”, come disse invece nel 1899, C.H. Duell, capo ufficio brevetti Usa, immaginiamoci insieme la tv del futuro.
La tavola della videoevoluzione
Era imprevedibile che televisione ed internet, negli anni che ci separano da quella copertina, siano diventati da elementi che si volevano vedere contrapposti, ad elementi convergenti? Un processo in realtà che è nato molto prima, segnato da piccoli accadimenti che erano sotto gli occhi di tutti, ma che per vederli, bisognava volerlo. Ne La tavola della Videoevoluzione, frutto di un mio studio iniziato nel 1997, ho riassunto i punti chiave di questo immenso cambiamento. Punti di non ritorno che hanno guidato l’evoluzione permettendo già allora di immaginare cosa sarebbe potuto succedere oggi con largo anticipo.
Quando nel 1956 nasceva l’Ampex, ovvero la possibilità di registrare le immagini, non era da vedere unicamente come un modo per fare la televisione non solo in diretta. Riuscire a mettere le immagini su un nastro è stato qualcosa di molto più immenso. La nascita dell’Ampex è l’evento primordiale di uno slegamento dei contenuti dal “qui e ora”, verso il concetto del “dove vuoi, quando vuoi” che è alla base della fruizione di ogni piattaforma on demand, da Netflix a RaiPlay.
Quando nel 1995 fu lanciata la prima versione di Real Player, ovvero uno dei precursori dei media player in grado di gestire streaming audio video su internet, non era da vedere solo come qualcosa che riguardasse unicamente l’utilizzo del computer. La possibilità di vedere video in streaming, a solo 4 anni dalla nascita della definizione world wide web e la messa on line del primo sito, era precursore di quella che sarebbe potuta essere una rivoluzione nel campo della distribuzione dei contenuti. La stessa che oggi ci porta a vivere come una cosa normale che il segnale su cui guardiamo per esempio la storica Rai 1 non provenga necessariamente “dall’antenna sul tetto”, ma dal wi-fi di casa.
Esperimenti curiosi nella direzione sbagliata
Non è un caso che, sempre nel prolifico 1995, fosse comparso il termine Web Tv. Con questo nome ci si riferiva ad un servizio della Microsoft, progettato da Steve Perlman, attraverso cui si consentiva ai televisori di accedere a internet. Era un sistema elettronico che includeva un apparecchio che si acquistava a 100 dollari, con un abbonamento mensile del costo di altri 20.
La Web Tv di Perlman favoriva quindi una sorta di trasloco di internet sul televisore in salotto, offrendo alla famiglia la possibilità di navigare da lì. Fa sorridere, visto con gli occhi di oggi. Ma guardandolo con il giusto approccio di indagine, questo esperimento poteva far intuire diverse cose. Primo mostrava come stesse entrando nel televisore un segnale diverso da quello che era della sola antenna di casa. Secondo, molto più rilevante, metteva in evidenza il concetto di schermo, rispetto a quello di televisione, distinguendoli. Approccio che, se ben inteso, era rivoluzionario anche se oggi è qualcosa di ovvio, dato che la televisione la possiamo vedere anche su un tablet o sullo smartphone.
L’avvento dell’Ipad
Ma attenzione, il termine Web Tv era utilizzato nel tempo anche per definire l’esatto opposto, cioè vedere contenuti video sul pc. Definizione che si è imposta di più nei 25 anni successivi, favorita anche dal fallimento del progetto dell’azienda di Bill Gates. Web Tv, Net Tv, Tv via internet, Tv 2.0. … la collezione di nomi, che contribuiva a confondere nell’immaginare il futuro, proliferava nel tempo. Ma una cosa era certa, i due senz’altro – Televisione ed Internet – avrebbero dovuto avere a che fare nel tempo, diventando sempre più l’uno il motore dell’altra.
Il simbolo che si può prendere come esempio dell’avvenuta convergenza è la nascita dell’iPad. L’oggetto visionario di Steve Jobs che è stato da lui presentato il 27 gennaio 2010. Ai più poteva solo sembrare uno status, quasi un oggetto inutile dato l’anticipo con cui è arrivato rispetto all’evoluzione che ha fatto la fruizione dell’immagine digitale. Ma l’iPad in un solo strumento racchiude tanti elementi di modernità a cui risponde quelli che vedremo essere i costituenti della televisione del futuro, di oggi e di domani. Da internet come metodo di distribuzione del segnale, alla logica di fruizione per applicazioni. Dalla mobilità, alla fruizione on demand e non solo a flusso. Uno strumento su cui posso vedere lo streaming di un palinsesto in onda in quel momento, come riprendere la visione di una serie che avevo lasciato a metà. Flusso e contenuti video a richiesta nello stesso spazio. Trovare fianco a fianco l’accesso alla diretta del TG5 tramite Mediaset Infinity all’ultima puntata di Lol su Amanzon Prime. Una situazione che oggi ci è normale sui nostri device, ma che ci dovrebbe portare ad interrogarci. Non è che Canale 5 e Netflix a tendere saranno la stessa cosa?
L’avvento dell’Intelligenza artificiale
Insomma cose su cui ragionare nei prossimi appuntamenti che avremo qui su Start Up Italia non mancano. Iniziando dal coinvolgimento in questo ragionamento visionario dell’intelligenza artificiale. Tornando infatti ai televisori presentati a Berlino c’è il The Frame di Samsung che punta all’inclusività, proponendo una funzione per gli ipovedenti per migliorare la chiarezza delle immagini. Qui entra in gioco l’AI che ora è utilizzata dai costruttori per permettere funzioni in grado di rendere i vecchi film pellicole di alta qualità audio e video. Un processo di restauro in tempo reale che è protagonista anche del 110 UX di Hisense. Uno schermo 110 pollici, ovvero di quasi 3 metri di diagonale, condensato di pura tecnologia che permette vere e proprie esperienze immersive. Su questo schermo, anche se il contenuto trasmesso dovesse essere di bassa qualità, il video sarà riprodotto sempre comunque in modo ottimale. Non c’è da chiedersi se è tutto qui? Lo scopriremo ragionandoci assieme.