Per la nostra rubrica dedicata ai videogiochi, da una startup svedese arriva una avventura dal forte sapore ambientalista
Il coloratissimo The Legend of Zelda – The Wind Waker, nonostante le polemiche che scatenò al debutto per via dello stile grafico usato, parecchio lontano dai canoni “leggendari”, ha in realtà dato vita a un genere vero e proprio: quello delle avventure il cui overworld è prevalentemente costituito da acqua. Un pretesto spesso sfruttato dalle software house più piccole per mettere sulla scena mondi più o meno grandi senza soffermarsi troppo sul livello di dettaglio, visto che da una traversata in mare uno si attende… mare a perdita d’occhio. Nell’ultimo periodo sono usciti prima il discreto Windbound (qui la nostra recensione), quindi il più soddisfacente Submerged Hidden Depths, con cui Wavetale pare avere una connessione particolare…
Wavetale, recensione sulla cresta dell’onda
Se avete giocato a Submerged Hidden Depths (qui la nostra recensione), Wavetale con la sua commistione adventure-platform e fasi esplorative vi sembrerà incredibilmente famigliare. A ben guardare, infatti, la distanza maggiore tra il platform 3D, zeppo di salti, passaggi a precipizio e acrobazie da disegnare nell’aria dei ragazzi di Uppercut Games, che nel 2015 confezionarono il primo Submerged e a inizio ’22 il secondo capitolo e il gioco che stiamo recensendo oggi, curato dal team svedese Thunderful Games riguarda il fatto che il Submerged Hidden Depths non contemplasse nemici di sorta, mentre questo prevede un buon numero di combattimenti. Se però si pensa al fatto che le fasi nelle quali si deve saccagnare i mostri fuligginosi sono quelle meno riuscite della produzione del Nord Europa, allora il parallelo tra i due titoli torna a risaldarsi.
L’avventura, che dura un paio di ore o poco più, ci permette di fare la conoscenza con Sigrid, una ragazza dai capelli azzurri determinata a non veder sparire per sempre ciò che resta della sua terra, l’arcipelago in rovina di Arenania, alle prese con una misteriosa fuliggine che sta inghiottendo ogni cosa. Altrettanto misteriosa è l’ombra con cui la protagonista si allea fin dall’inizio dell’avventura e la cui presenza le permette di correre a pelo d’acqua. A differenza degli emuli di Wind Waker citati fin qui, difatti, in Wavetale non sono contemplate imbarcazioni di sorta. Prendete dunque Submerged Hidden Depths, toglietegli tutte le fasi più farraginose che vi vedevano manovrare la barca in passaggi angusti magari nel tentativo di ancorarla al molo per esplorare la terraferma e avrete una vaga idea di ciò che vi attende in questo videogame svedese.
Il mare, ora placido e piatto come una tavola, ora tumultuoso e in tempesta, resta comunque il vero protagonista mentre si sfreccia tra le antiche vestigie ultime testimonianze di una civiltà più potente e tecnologicamente avanzata. Il messaggio ecologista, del resto, è vivo e potente nella sinossi di Wavetale, che in più di un’occasione vuole fare da monito a quali possono essere le conseguenze a un inquinamento smodato e a un uso improprio delle materie finite. Sopra le righe la caratterizzazione dei vari PNG: l’avventura, si anticipava, dura un paio d’ore o poco più ma i comprimari vi resteranno ben impressi anche scorsi i titoli di coda.
La possibilità di correre sul pelo dell’acqua come se si stesse pattinando rende Wavetale estremamente sciolto e disinvolto: si saltella qua e là, si scivola sulle strutture metalliche che emergono dall’oceano in modo da fare invidia a Tony Hawk, si viene sparati da una isoletta all’altra… spiace che i combattimenti si risolvano in un turbinio di tasti da premere a casaccio, ma sono comunque affini allo spirito leggero del gioco, che appunto prevede una esplorazione molto veloce e disinvolta. Artisticamente Wavetale non sarà forse dettagliato come il titolo cui pare ispirarsi, ma riesce a proiettare sul televisore scorci notevoli, anche grazie a una palette cromatica di sicuro impatto. Insomma, un’avventura breve, non perfetta ma senz’altro godibile.