Intervista ad Antonio Palmieri, presidente della Fondazione Pensiero Solido e autore del libro “Tecnologia solidale – Donne e uomini che cambiano in meglio il presente”
Oltre 175 miliardi di parametri. Di questo si ciba GPT-3, che sta alla base di ChatGPT, il software di intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI. E che cosa fa? Dà risposte a problemi complessi, scrive sceneggiature, script per video, perfino cambiando tono in base al possibile pubblico. Milioni di utenti stanno scrivendo di tutto nella barra di ricerca sul sito, mettendo alla prova una AI che migliora secondo dopo secondo. Nell’ultimo mese l’opinione pubblica si è divisa su quanto l’intelligenza artificiale e, in generale, la tecnologia stiano minacciando o anche semplicemente costringendo il mondo del lavoro a farsi delle domande sul futuro prossimo. Certe professioni scompariranno?
In realtà, come sempre è stato anche agli albori di internet, adottare soltanto questa visione pessimista è limitante. «Siamo destinati, come società, ad andare avanti dentro un cambiamento continuo, che ci spaventa. Noi non siamo tecnofili: la tecnologia non è buona o cattiva di per sé». Antonio Palmieri, ex deputato, studia il web da tanti anni e nel suo libro Tecnologia solidale – Donne e uomini che cambiano in meglio il presente ha raccolto storie che parlano di accessibilità, autonomia, libertà. Tutte raggiunte anche grazie alla tecnologia.
Sono più di 40 le storie raccolte nel libro di Antonio Palmieri, frutto di un lungo lavoro partito all’interno del Parlamento. «Tutto è cominciato 20 anni fa, quando nel 2002 ho presentato la proposta di legge sulla accessibilità dei siti internet della PA, poi divenuta la legge Stanca. Da allora ho sempre seguito questo mondo, per capire i tanti modi in cui la tecnologia può essere usata per migliorare la vita delle persone. A partire dalla disabilità».
“Siamo destinati, come società, ad andare avanti dentro un cambiamento continuo, che ci spaventa”
Tante e spesso commoventi sono le vite e le esperienze delle persone presentate nel libro Tecnologia solidale – Donne e uomini che cambiano in meglio il presente. E quella di Carlo Acutis, 15enne morto di leucemia nel 2006 e proclamato beato nel 2020, è la prima che si sfoglia e che getta più di un bagliore di luce sul futuro; Palmieri ha inserito anche interviste e dialoghi, come quella con l’esperto di tecnologia e anche lui ex deputato Stefano Quintarelli e con Elisabetta Scoglio, giornalista e responsabile di Buone Notizie, l’inserto de Il Corriere della Sera.
«È stato un lavoro di messa a sistema con un formato senza retorica e senza pietismo – ha aggiunto Palmieri -. Nel libro si raccontano esperienze già in atto, di imprese che vogliono stare sul mercato». Seguire una strategia ESG – Environmental, Social e Governance – per un’azienda significa guardare anche a questo aspetto fondamentale della tecnologia, strumento che può abbattere muri e dare un’alternativa a un web che invece isola e incattivisce le persone.
“Troppo spesso fa notizia la distorsione dell’uso della tecnologia”
Tecnologia solidale non è soltanto un libro, ma da anni anche un blog che Antonio Palmieri cura su EconomyUp. E infine è anche un’iniziativa che ha preso forma nella Fondazione Pensiero Solido. Da Statuto, “la Fondazione intende essere un contesto di riflessione, condivisione e approfondimento delle tematiche sociali e culturali connesse alla Grande Trasformazione che investe in profondità la nostra società e ogni singola persona”. Oltre agli appassionati di tecnologia, il libro è rivolto soprattutto a quelle persone che nutrono dubbi e paure rispetto al futuro e a come AI, robotica e web impatteranno sulla vita propria e dei propri figli.
«Troppo spesso fa notizia la distorsione dell’uso della tecnologia – ha ricordato Palmieri – e se vengono raccontati i casi positivi sono presentati come una curiosità o un’eccezione. La nostra ambizione è che le eccezioni devono diventare la norma. Questo libro è un catalogo senza retorica di esperienze che cambiano in meglio il presente». Da ex deputato, ha mosso infine una critica nei confronti dei rappresentanti politici: «Ancora si sente parlare di nuove tecnologie. Nell’era digitale dire nuove tecnologie è concettualmente sbagliato».