Figlio d’arte, classe ‘92, di Monza, Luca Vismara dopo la TV si è buttato nel mondo dei social. Sua madre, Viviana Stucchi, è molto conosciuta per aver vinto nel 1964 lo Zecchino d’Oro con “Il pulcino ballerino” ma alle spalle di Luca c’è anche un’importante formazione musicale e culturale: durante il percorso di laurea di Comunicazione all’Università IULM di Milano, nel 2012 parte per la Svezia con il progetto Erasmus. Torna in Italia con un ricco bagaglio sulle spalle che ha influenzato molto il suo modo di vedere i media, la creatività e la comunicazione. Un’esperienza che si concretizza anche nella sua musica, con influenze nordiche e sensibilità pop italiana. Il suo singolo, “In My Arms”, pubblicato durante il suo soggiorno in Scandinavia, ha raggiunto la top 5 di iTunes in Norvegia, Svezia e Danimarca.

Il grande pubblico lo ha conosciuto nel 2018 grazie ad “Amici” di Maria De Filippi, dove ha espresso non solo il suo talento musicale ma ha saputo anche raccontare se stesso senza maschere.
L’anno successivo, nel 2019, si è messo alla prova in un contesto completamente diverso: “L’Isola dei Famosi”. Oggi sui social è un content creator da oltre 100mila follower e a StartupItalia racconta qual è il suo rapporto non solo con il mondo social ma anche con l’Intelligenza artificiale.
Luca, da quanto tempo sei entrato nel mondo dei social?
Dal 2014, quando Instagram era ancora agli inizi e in pochi ne intuivano il potenziale. Ho iniziato a raccontarmi in modo spontaneo e costante. Nel 2017, dopo la mia partecipazione ad Amici, tutto è diventato più grande: da passione a lavoro vero e proprio.
Oggi che tipo di relazione hai con la tua community?
C’è un legame molto forte. È una community fedele, che mi segue dai miei esordi musicali e poi televisivi. C’è fiducia reciproca, senso di appartenenza e uno scambio vero. Sono cresciuti con me e continuano a seguirmi anche nei miei cambiamenti.

Qualche curiosità: hai abitudini poco note e ricorrenti?
Negli ultimi anni ho sviluppato una passione per le piante, che mi rilassa e mi dà equilibrio. Non l’ho ancora portata nei contenuti, ma credo che anche questi dettagli più intimi possano essere uno spunto interessante. La mia comunicazione è autentica, spesso ironica, e la mia unicità sta nel non aver mai paura di mostrarmi per quello che sono, con tutte le sfumature del caso.
Che tipo di content creator e startupper sei?
Mi piace raccontare le cose come stanno: i successi, ma anche i momenti difficili. Sono trasparente, ironico, diretto. Non rincorro la perfezione, preferisco la verità. Questo mi permette di costruire un rapporto sincero con chi mi segue.
Ci sono degli strumenti basati sull’AI che ti aiutano a esprimere meglio la tua creatività? Se si, quali?
Uso ChatGPT, soprattutto per organizzare le idee e rendere più chiari i pensieri. Mi aiuta quando ho tante cose in testa e voglio dare una forma concreta a ciò che immagino.
Dal tuo punto di vista, quali sono le opportunità e i rischi più rilevanti legati all’uso dell’IA nel mondo dei media digitali?
L’AI può essere uno strumento utile e veloce. Il rischio è che si perda l’autenticità e che diventi difficile capire se qualcosa nasce dal talento di una persona o da un algoritmo.
Nel tuo lavoro, che ruolo pensi che l’AI potrebbe avere tra 5 anni?
Potrebbe diventare un assistente creativo sempre più efficace, ma spero non arrivi mai a sostituire del tutto la parte umana, istintiva, imperfetta… e quindi unica.