Smettiamola di dire che di scuola non si parla nel nostro Paese, dalla maggior parte degli italiani è considerata un bene comune.
Smettiamola di dire che di scuola non si parla nel nostro Paese. Certo, non è materia da talk-show in prima o seconda serata. Non è un argomento da salotto di Bruno Vespa o da “Gabbia” di Gianluigi Paragone ma la scuola è considerata un bene comune dalla maggior parte degli italiani. Basta fare un giro nella rete di Internet per comprendere il fenomeno. C’è un mondo di maestri, professori, dirigenti, ex dirigenti, esperti, mamme blogger, papà internauti, giornalisti e comunicatori, che discutono, si documentano, informano, organizzano proteste, condividono lezioni e animano dibattiti ogni giorno. E’ un pianeta che ha già vinto la partita perché è capace di coinvolgere migliaia di utenti, di metterli in rete.
SCUOLA NON CONVENZIONALE. C’è persino chi fa lezione via web: gli studenti della piattaforma Oilproject, hanno realizzato una scuola gratuita online in cui studiare a qualsiasi ora. Tutto è nato dai cosiddetti nativi digitali: nel 2004 si sono incontrati in un forum online di tecnologia. Ad uno di loro mancavano i soldi per iscriversi ad un corso di programmazione in una scuola milanese; un altro non vedeva l’ora di insegnare ad usare programmi di fotoritocco. Quando si è “accesa la lampadina” hanno deciso di farsi da soli una scuola non convenzionale. Oggi è una community composta da migliaia di utenti di tutte le età con insegnanti che vanno dai 14 ai 75 anni. Da gennaio 2013 hanno persino stipulato un accordo con Impara Digitale, un’associazione di docenti che si occupa di promuovere un modo di insegnare innovativo.
Tra gli studenti c’è anche chi ha pensato di aprire un forum che oggi è diventato persino fonte di informazione per noi giornalisti: Skuola.net. Chi l’ha ideato lo definisce “il paradiso degli studenti”: in effetti con i suoi 2.500.000 accessi unici mensili può vantare il primato di essere stato utile a molti ragazzi. Un’idea nata sui banchi di scuola da tre liceali romani annoiati dalla lezione di latino. Oggi il team è composto da volti di trentenni ma la proposta è rimasta quella di partenza: donare appunti, aiutare gli studenti in difficoltà a risolvere problemi e discutere di ciò che va e non va, tra i banchi.
Sul treno ad alta velocità in direzione futuro ci sono i ragazzi di Scuola Zoo che nel 2010 hanno messo in piedi un blog anti-prof che è presto diventato uno strumento utile, pur sempre scanzonato, per chi siede sui banchi delle superiori e dell’università. Un mondo che conoscono bene quelli di Studenti.it, un vero e proprio progetto editoriale focalizzato sul settore dei nuovi media rivolti ai giovani che mette a disposizione anche una sorta di banca dati per l’incontro offerta/lavoro.
INSEGNANTI E GENITORI DIGITALI. Dal blog dei prof, Insegnanti 2.0, il professor Giuseppe Corsaro è il simbolo di un mondo di insegnanti che sono scesi dalla cattedra per entrare nella rete. Poi c’è un altro prof, Enrico Galiano, che la Grande Guerra, la Rivoluzione francese, Leopardi e Galileo Galilei, ha deciso di spiegarli in maniera divertente, grazie a una serie di lezioni, che si possono visionare su YouTube: “School is cool”, le ha chiamate. A parlare dei problemi legati alla scuola ma non solo, ci hanno pensato anche i genitori: Mammacheblog.it è il network che include i più autorevoli moommyblog italiani.
C’è anche chi si è stancato della nostra scuola pubblica e da qualche anno ha messo in piedi, nel vero senso della parola, una scuola paritaria offrendo a tutti attraverso il blog, www.bambinidimontesole.blogspot.it, un’occasione di confronto. Per trovare questa singolare scuola fatta dai genitori, bisogna salire fino a Monte Sole, nei luoghi della strage operata dai nazisti e fascisti nel 1944 e cercare una tenda yurta. E’ lì che si fa scuola, in un ambiente diverso, senza banchi, tra la natura.
Non si possono, poi, ignorare i più noti siti che mettono in rete ciò che non si trova nelle pagine dei quotidiani: da Retescuole.net a Orizzontescuola.it, a Centro studi per la scuola pubblica al prezioso lavoro di Cittadinanzattiva.it.
A scegliere Facebook come strumento di lotta e d’informazione, sono i docenti di serie “B”. La pagina “Precari della Scuola Italiana” è forse la più nota e più frequentata ma vi sono gruppi in tutt’Italia, da Reggio Calabria a Cagliari, a Pisa, a Ravenna. Nel regno di Zuckerberg trovano spazio anche iniziative ed esperienze come quella dei “Maestri di strada” di Napoli e dei “I piccoli maestri” che grazie ai social network e ad un blog www.piccolimaestri.wordpress.com hanno ideato una scuola di lettura pomeridiana, indirizzata ai ragazzi delle scuole medie superiori, tenuta dagli scrittori. Tra i più seguiti va segnalato il gruppo “Docenti virtuali” che con “Insegnanti 2.0” sono le più grandi community dei docenti: uomini e donne che credono nell’innovazione della scuola al punto da passare dal virtuale al reale in un recente convegno svoltosi a Napoli.
Non mancano profili di discussione sulla scuola elementare come “Scuola primaria” o “Scuola Slow”. E per protestare contro il test Invalsi in queste settimane il popolo della scuola si è organizzato su Facebook con pagine varie tra cui “Invalsicomio” che ha riportato tutta la rassegna stampa sul tema e “No alle prove Invalsi” dove gli utenti hanno postato materiale in tempo reale. Non poteva mancare chi “cinguetta” via Twitter: il mondo della rete ha creato da tempo l’hashtag #scuola.
La scuola in rete, di cui sicuramente abbiamo dimenticato qualche realtà, è la dimostrazione che il dibattito sull’istruzione in Italia è vivo. Ha una velocità di viaggio ben superiore a quella che nasce tra i corridoi; genera esperienze che vanno oltre lo sterile dibattito televisivo ed è in grado di creare feedback positivi e di amplificare le discussioni ben più di un salotto televisivo.