I nostri alunni e i loro docenti li utilizzano regolarmente. Una serie di falsi miti sembra inibirne l’utilizzo a scuola. Forse è arrivato il momento di sfatarli
“Social networks? No, grazie”. Sembra essere questo il punto in comune tra gli insegnanti tecno-scettici, ed alcune delle loro controparti tecno-entusiaste. In realtà dietro a questo rifiuto nei confronti dei vari Facebook e Twitter di turno ci sono essenzialmente dei pregiudizi, non avallati da dati certi. Siamo proprio sicuri che i social media non siano, appunto, degli ottimi mezzi per comunicare e lavorare con i nostri studenti? Proviamo a sfatare alcuni falsi miti che li avvolgono.
1. NESSUNO LI UTILIZZA A SCUOLA: FALSO. Non solo all’estero, specie negli Stati Uniti, dove l’utilizzo dei social network è decisamente più diffuso a livello scolastico, ma anche in Italia abbiamo docenti che si sono avventurati in questo territorio per noi ancora parzialmente inesplorato, ottenendo pure dei riconoscimenti in ambito internazionale. Prendiamo Twitter ed il caso di TwLetteratura, dove potrete trovare, tra gli altri, lo spassoso caso di #TwSposi: venti scuole medie e superiori hanno letto, commentato e riscritto a suon di tweet il romanzo italiano per antonomasia. Oppure date un occhiata al progetto Twitti@amo, curato da Luca Piergiovanni (su Twitter @chocolat3b) selezionato da Microsoft come uno dei tre migliori docenti italiani per partecipare, lo scorso Marzo, al Microsoft in Education Global Forum.
2. I MIEI STUDENTI ANDRANNO A FICCARE IL NASO NEI MIEI AFFARI: FALSO. Nessuno vi vieta di avere due account, uno istituzionale ed uno privato, ma in realtà ci sono ottimi strumenti a difesa della vostra privacy. Ad esempio, sapevate che su Facebook si possono suddividere gli amici in liste? Ognuna di queste liste può avere o meno accesso ai vostri contenuti (foto, video, aggiornamenti di stato, etc.). Inserite i vostri alunni in una lista ed il gioco è fatto. Ogni volta che condividerete qualcosa, potrete decidere a chi farla vedere ed a chi no. Se volete sapere come fare, fate un salto qui.
3. GLI STUDENTI MI SUBISSERANNO DI MESSAGGI: FALSO. Sarà sufficiente stabilire una policy a livello di utilizzo: regole chiare sia per loro che per voi. La social media policy è uno strumento necessario anche a livello d’istituto: potete trovare delle indicazioni qui, ed un esempio pratico qui.
4. SARÒ COSTRETTO A LAVORARE DI PIÙ, ANCHE A CASA: FALSO. Perché, già non lo facciamo? Avere un canale diretto con i nostri alunni, ai quali dedicare anche pochi minuti del nostro tempo una volta a casa, potrebbe evitarci di ritornare sugli stessi concetti la mattina in classe; potrebbe evitarci di preparare verifiche aggiuntive per i recuperi, con conseguenti correzioni. Nessuno vi chiederà mai una lezione via Facebook o Twitter, ma spesso e volentieri basterà anche solo l’invio di un link o di un video per risolvere i dubbi dei vostri ragazzi.
5. ALLA FINE NON RIMARRÁ NULLA DEL LAVORO FATTO ONLINE: FALSO. Così come per la carta, tutto ciò che viene fatto online canta, e rimane visibile a tutti: dirigenti, genitori, colleghi, futuri alunni, etc. Inoltre servizi utilissimi come Storify vi permettono di raccogliere insieme tutte le risorse che avete creato e di condividerle facilmente, anche se appartenenti a siti diversi.
6. TRANNE CHE PER QUALCHE PROGETTO SPECIFICO, I SOCIAL NETWORK NON SERVONO A MOLTO: FALSO. Popolare i siti che i nostri alunni vivono costantemente ogni giorno ci permette di capire e prevenire dinamiche errate, se non pericolose (come quella delle neknominations, che ha mietuto anche giovani vittime online, o come quella del cyberbullismo). Esserci, ed essere d’esempio nell’utilizzo positivo dei social è una delle cose migliori che un insegnante possa fare in termini di educazione alla cittadinanza digitale.
7. NON MI PIACE NÈ FACEBOOK NÈ TWITTER E QUINDI NESSUN SOCIAL NETWORK: FALSO. Credere che i social media si limitino ai due già menzionati è un errore. In realtà il numero dei siti che, in un modo o in un altro, si possono definire tali è in costante aumento. Provate Google+, oppure uscite dagli schemi e sfruttate le potenzialità di Instagram (ne ho parlato qui un po’ di tempo fa). Ci sono siti dedicati alla scrittura creativa, come Intertwine, o ottime piattaforme per il blogging come Tumblr. Gli strumenti a disposizioni non sono solo due, ma decine e decine.