Da questa settimana su StartupItalia ogni martedì ospitiamo il punto di vista di Francesca Corrado, fondatrice della Scuola di Fallimento. Attraverso il racconto di persone, aziende e prodotti proveremo a individuare gli errori e le trappole del successo e le lezioni che possiamo apprendere da ogni sperimentazione
Nel 1955 nella lista delle maggiori aziende per fatturato al mondo potevate leggere nomi come Kodak, Polaroid, Lehman Brothers, General Motors, Chrysler, Xerox, Nokia, Altavista, Commodore. E nel 2016? L’ 88% delle 500 maggiori aziende al mondo per fatturato inserite nel 1955 nell’elenco annuale «Fortune 500» della rivista Fortune non si trovava più nella lista. Nella storia dell’imprenditoria, numerose sono quelle che hanno perso l’audacia e la capacità di rinnovarsi in continuazione o che sono state travolte da una crisi. In quell’elenco non era più presente neanche Blockbuster, il brand più noto al mondo nel mercato del noleggio di film e videogiochi. Tutti conosciamo la storia di Blockbuster: ha reinventato le regole dell’intrattenimento, portando il cinema a casa. Nato nel 1985, nel 2000 poteva contare su 60 milioni di soci, oltre 80 mila addetti, quasi 4800 negozi e punti vendita presenti in 25 Paesi, addirittura due negozi in Alaska, che sono gli ultimi ad aver chiuso.
Chi è il fondatore di Blockbuster
Torniamo indietro negli anni’70. David Cook, un informatico trentenne, fonda la Cook Data Services. La società forniva software e applicazioni informatiche al settore energetico, in particolare nel settore del gas e del petrolio. Era diventato informatico perché, testuali parole, «mi piace avere a che fare con i computer più che con le persone». Cook aveva più che raddoppiato le vendite nei suoi primi cinque anni. A febbraio del 1983 Cook, forte dei risultati ottenuti, decide di quotarla in borsa, raccogliendo poco meno di 8 milioni e mezzo di dollari dai nuovi azionisti. Ma a seguito della caduta del prezzo del petrolio, la società entrò in crisi. Non ci sono foto in giro, ma è possibile leggere alcune sue interviste su vecchi giornali. Cook dichiarerà successivamente ricordando quei momenti «Un giorno ti senti come se fossi il re del settore, e il giorno dopo come se avessi fallito miseramente». E ancora, «Il fallimento ha un riflesso sulla tua immagine di sé, sul rispetto di te stesso e sulla fiducia, e inizi ad avere dubbi sul fatto che sei un manager bravo come pensavi di essere».
Non riconoscere le opportunità
Per fortuna la moglie di Cook, grande appassionata di cinema, suggerisce al marito di entrare in un settore ancora agli inizi ma con buone prospettive di crescita: il videonoleggio. Aveva letto della nuova passione degli americani per il cinema a casa su un trafiletto di un giornale locale. Dopo un momento di titubanza, Cook si fa travolgere dall’entusiasmo della consorte. E dopo aver studiato un franchising di un negozio di video per un conoscente, fonda la Blockbuster Entertainment Corp. Il 19 Ottobre del 1985 apre il primo store Blockbuster a Dallas, portando il cinema a casa. Se avesse perseverato nel mantenere in vita la Cook Data Services, l’azienda sarebbe stata inserita tra i 10.304 casi di fallimento che erano in corso a Dallas. Invece ebbe il coraggio di chiudere per ripartire con una nuova idea.
Cook pensa di aver imparato una lezione importante. La cosa peggiore è non decidere e innamorarsi delle proprie idee. Secondo Cook tutto ciò che gli imprenditori raramente sono in grado di fare è guardare le proprie aziende con distacco. Serve la giusta distanza per mettere a fuoco. Fare un passo indietro spesso può rivelarsi la scelta migliore. E così, dopo aver lanciato con successo Blockbuster, 5 anni dopo, Cook lascia Blockbuster con una buonuscita di 20 milioni di dollari. Nel 2010 Blockbuster dichiarerà bancarotta.
Perché Blockbuster è fallita?
Il germe del fallimento è insito nella fase di successo. Ogni volta che raggiungiamo un obiettivo le nostre certezze si rafforzano, la nostra autostima si fortifica. Smettiamo di riflettere perché tutto sta andando bene. Ma il successo passato non è la garanzia del nostro successo futuro. Nel 2000 Reed Hastings, co-fondatore di Netflix, incontra John Antioco, CEO di Blockbuster. L’obiettivo dell’incontro è cedergli la società, sull’orlo del baratro a causa della bolla delle dot-com. Il prezzo di vendita è di 50 milioni di dollari. Antioco però declinò l’offerta, considerando il mercato di Netflix di nicchia e il prezzo eccessivo. Nel 2008 Jim Keyes, Ceo di Blockbuster, dichiarerà ad un sito di informazione finanziaria: «Né RedBox, né Netflix sono lontanamente sul nostro radar in quanto a competitività». Neanche due anni dopo, Blockbuster finirà in bancarotta. L’azienda non è stata in grado di capire l’evoluzione del mercato e di stare al passo con i cambiamenti che stavano avvenendo nel digitale (internet, la televisione digitale on demand, i negozi virtuali). Allo stesso tempo non è stata in grado di adattarsi ai servizi concorrenti (come Amazon o Netflix) e alle nuovi abitudini dei clienti.
E così è caduta sotto il peso del suo successo e della propria incapacità di trovare soluzioni tecnologiche altrettanto innovative. Ma anche per l’incapacità di capire che ciò che può farti fallire, molto probabilmente, è già stato inventato. Il futuro dipende dall’oggi, dalla nostra capacità di fermarci e immaginare. Che cosa farete oggi vi darà un’indicazione utile su dove sarete domani e dopodomani. Prendete una pausa ogni tanto per guardarvi intorno e per tratteggiare, con fiducia, la vostra rotta rimanendo sempre aperti e flessibili ai cambiamenti.
Le 3 regole d’oro
Chiudiamo quindi questa nostra storia con tre regole auree per non ripetere i medesimi errori commessi da chi ha fallito. Anzitutto non bisogna innamorarsi delle proprie idee: occorre imparare a lasciarle andare. Il futuro non è il passato parte seconda: dirsi “abbiamo fatto sempre così” è l’inizio della fine. Infine, le decisioni a volte vanno prese con coraggio, distacco e una certa dose di follia. E voi che lezione avete appreso?