In Svezia gli Istituti Vittra hanno lanciato un nuovo modo di concepire le aule. In Italia ci prova una scuola primaria a Castel Del Piano
Addio al vecchio concetto dell’aula, con i banchi disposti a ferro di cavallo, la cattedra al centro, la lavagna appesa alla parete e i gessetti. All’istituto comprensivo di Castel Del Piano “Vannini Lazzeretti” grazie alle nuove tecnologie hanno “abbattuto” le pareti e cambiato il modo di stare a scuola. La sperimentazione, chiamata “Open spaces without walls”, è partita con le seconde e terze della primaria che hanno partecipato al bando del Miur sulla scuola digitale. Una vera e propria rivoluzione, una scuola senza pareti, con lo scopo di modificare gli ambienti di apprendimento attraverso l’integrazione delle tecnologie nella didattica.
Per i ragazzini di questa scuola stare insieme attorno ad un tavolo è ormai normale così come avere degli angoli in classe dove poter fermarsi a riflettere o riposare. Le maestre hanno messo in atto l’idea della “classe capovolta”, hanno creato un giornalino online, una radio web e persino una tv dei bambini. Il digitale è entrato a far parte della vita di questi ragazzi che ben presto potranno persino comunicare tra loro, scambiandosi messaggi grazie ad una rete interna alla scuola. Un cambiamento di fatto anche nella struttura: abbattuta una parete, due classi sono state unite per lavorare insieme e l’amministrazione comunale ha acquistato banchi componibili.
Un nuovo modo di concepire la scuola che in Italia stenta a prender piede ma che all’estero, soprattutto nel Nord Europa, è già realtà. Basta pensare agli Istituti Vittra in Svezia, la cui filosofia è quella di lasciar liberi i propri studenti, tra i 6 e i 16 anni, in spazi sì, predisposti per lo studio, ma non predefiniti: salvo minime differenze strutturali, ogni scuola del Consorzio Vittra si compone di un’area centrale aperta da cui si diramano stanze laterali con pareti di grande vetri.
Le aree principali sono Laboratory, Watering Hole, Campfire, Cave e Show Off, che corrispondono al laboratorio, all’area di ritrovo, alla zona per i progetti ed i lavori collettivi, alla sala lettura o relax e al teatro. Oppure al “4Het Gymnasium” ad Amsterdam, realizzato in sei mesi, con un costo di 1.000 euro al mq. Si tratta di un istituto per 650 studenti concepito con una struttura a corte, scelta come spazio di socializzazione e come elemento capace di creare un senso di appartenenza alla scuola. Tre livelli con un ampio atrio centrale usato per la pausa pranzo ma anche per gli spettacoli. Dal palcoscenico alla palestra, non mancano spazi per valorizzare le competenze artistiche degli studenti.
Anche in Italia lo scorso anno il Miur aveva presentato delle Linee Guida per realizzare scuole senza aule con spazi individuali e atelier per esperimenti e attività creative; corridoi che diventano aree per attività informali; mense e cucine integrate con l’attività formativa; attenzione alla città con un’offerta che includa anche attrezzature per il territorio (auditorium, biblioteche ma anche centri per società culturali e sportive, negozi e librerie) e connessioni veloci con il trasporto pubblico e le piste ciclabili. Ma per ora non resta che accontentarsi di qualche rara sperimentazione.