Il progetto di creazione di una filiera delle Startup interamente dedicata al loro sviluppo, per accompagnarle dalla nascita alla crescita. Ne parliamo con Massimo Ciaglia CEO di Grownnectia
Nasce in Italia, la filiera delle startup, un progetto a sostegno dell’ecosistema imprenditoriale italiano e delle sue idee di business, per fare crescita insieme e per poter finalmente confutare che “l’Italia non è un paese per Startup”. Le evidenze sono contenute nell’analisi di Giovanni De Caro dedicata alle riforme necessarie all’Italia per il sostegno e lo sviluppo di questo settore. Come spiega ottimamente De Caro, i problemi negli investimenti per le Startup in Italia, riguardano anche la fase pre-seed (fase embrionale del finanziamento rivolta all’idea di business n.d.r.). È un gap importante, causato da rischi elevati e dalla minor quota di investimenti disponibili. Come dire che gli investitori in Italia credono solo nei progetti già rodati di Startup ormai avviate. Della moltitudine di Startup che si avviano, solo poche riescono ad uscire dalla proverbiale “valle della morte” (gap di liquidità fra un finanziamento e l’altro, che ne mette a repentaglio la sopravvivenza n.d.r.) e ancora meno arrivano alla Exit (fase di vendita delle quote dell’azienda ad un investitore per realizzare guadagno n.d.r.). “La possibilità di una ragazzo/a che fa startup di arrivare ad una exit milionaria in Italia ha una probabilità inferiore a quella di diventare milionario giocando a calcio, pari a 1 su 5000” (Fonte: Start down. La crisi dei miti digitali e il risveglio dell’innovazione).
Spesso chi ha voglia di fare Startup ha difficoltà a mettere a terra l’idea di business, pur avendo l’entusiasmo per l’avventura da intraprendere e la determinazione per realizzarla. Contemporaneamente, ha anche molte domande su come procedere, commisurate ad altrettanti dubbi e incertezze sul mercato e nell’ambito economico e finanziario. Naturalmente esistono Business Angel, Labs o realtà e che supportano la nascita di Startup, ma non sono organizzate in una filiera strutturata. Addirittura, si può rischiare di incappare in soggetti improvvisati, senza una vera esperienza imprenditoriale alle spalle, ma solo esperti di comunicazione e in Italia ne esistono diversi. Invece, se adeguatamente supportati e seguiti è possibile fare impresa innovativa, procedere allo scale-up e arrivare alla exit.
Grownnectia
Questa l’idea al centro dell’operazione controcorrente rispetto alla crisi di liquidità e investimenti per le neonate startup: creare una filiera delle startup come un circolo virtuoso. Ne parliamo con il fondatore Massimo Ciaglia CEO di Grownnectia ma anche startup coach, mentor, business angel e imprenditore. Lui stesso ha lanciato diverse startup ed ha chiuso la sua prima exit in USA a 27 anni. Da allora aiuta gli altri in questo percorso. Recentemente ha sviluppato anche lo Startup Canvas (di cui ci ha parlato in una intervista dedicata n.d.r) e come evoluzione ha fondato Grownnectia, una società di advisory che supporta le start-up pre-seed, supportandole dalla fase di validazione dell’idea, alle strategie di crescita, scale-up e fund raising, fornendo loro tutti i servizi necessari all’interno del suo ecosistema Grownnectia.
In cosa consiste il “progetto filiera per le startup”?
Gownnectia si vuole posizionare nella fase pre-seed per colmare il gap attualmente esistente. Nel mondo delle Startup, nonostante il termine promettente, tutti stentano a partire. Noi vogliamo dare una chance a tutti coloro che hanno delle buone idee, ma devono iniziare a metterle in pratica. Perché è proprio in quel momento che in Italia si arranca. Siamo un pre-acceleratore con un programma certificato e per il quale è stato richiesto il brevetto e rappresentiamo un trampolino per acceleratori e incubatori, che operano in una fase più̀ avanzata nel processo di maturazione aziendale. Nel processo metodologico della filiera entriamo nelle primissime fasi iniziali attraverso i programmi di incubazione e pre-accelerazione accompagnando la startup con il metodo Pay4Growth®, secondo 3 possibili percorsi: Validation, Pre-seed e Traction. Nel Pay4Growth ® Validation, che si sviluppa in tre mesi, si supporta la startup nella validazione dell’idea, l’analisi del mercato, l’identificazione del minimun viable funnel, lo sviluppo del business e financial plan e dell’elevator pitch. Nel Pay4Growth ® Pre-seed, che dura 6 mesi, ognuno dei precedenti step è affrontato in modo esteso ed approfondito, ma aggiungiamo anche la parte di execution attraverso la creazione di una digital identity, attraverso fasi di sperimentazione sul mercato, consolidamento, traction e fund raising. Infine, per chi vuole essere seguito nello scale-up (il salto dimensionale per affrontare la crescita internazionale in termini di mercato, business, organizzazione, fatturato n.d.r.) esiste il Pay4Growth ®Traction che, in un periodo di sei mesi, offre consulenza strategica, e servizi necessari per far scalare la startup portandola ad aumentare la lead generation e il suo posizionamento. Una costante dei tre percorsi è l’Academy, una serie di giornate formative per imparare concetti e tecniche operative su ogni aspetto dell’ambito Startup erogate da coach di primissimo livello. I primi due percorsi culminano nell’investor day, in cui ogni startup si presenta mediante pitch finale a fondi istituzionali per ottenere un finanziamento, ma la stessa Grownnectia può investire. La filiera infatti, si completa con il finanziamento alle startup e quindi abbiamo deciso di attivare anche una nostra piattaforma di equity crowdfunding, che rappresenta il primo caso di piattaforma italiana in ambito pre-seed ed una SIS (Società di Investimento Semplice) dove puntiamo ad una prima raccolta di 5 milioni di euro.
Come scegliete i mentor in Grownnectia?
I professionisti che scegliamo sono nostri mentor esclusivamente se hanno un’esperienza importante e consolidata nell’ecosistema o sono esperti in un determinato settore. Ad esempio, nel nostro team abbiamo Gianluca Comandini per l’ambito blockchain, Gaetano Romeo per l’inbound marketing, Michele Franzese per il crowdfunding, Federico Sbandi per le strategie marketing, Luca Barboni per le strategie di growth hacking e molti altri. Peculiare e caratteristico il caso di Federico Pagliuca che da imprenditore nel settore immobiliare è oggi uno dei nostri mentor per il settore Proptech (l’ambito di mercato formato da imprese e tecnologie che operano con soluzioni digitali per il settore immobiliare n.d.r.). Si è qualificato come Mentor in un anno e mezzo. Inizialmente ha avviato con noi una startup per creare la prima piattaforma digitale per gli agenti immobiliari, IRealtors. Dopo aver seguito i nostri i percorsi è arrivato ad una exit cedendo il 100% delle quote al gruppo Relabora. Oggi è AD di Homepal RE (società del gruppo Homepal che si occupa di Real Estate n.d.r.) e sta entrando nel prossimo aumento di capitale come partner in Grownnectia stessa. Ci è piaciuto come mentor per la mentalità flessibile, la sua esperienza, l’approccio al cambiamento e i risultati ottenuti.
In tema di mentalità flessibile e approccio al cambiamento, il pivoting è un concetto ricorrente per le startup; può raccontarci come lo avete applicato in Grownnectia anche per dare un esempio materiale ai tanti imprenditori costretti al cambiamento in periodo COVID19?
Il pivoting è un cambio di strategia dell’azienda tipicamente in relazione al posizionamento del prodotto o servizio per renderlo più interessante sul mercato. Ma naturalmente può essere applicato ai cambiamenti necessari in un contesto mutevole per consentire all’azienda di adeguarsi. Noi, operando in modalità lean startup, lo insegniamo qui in Italia assieme al design thinking e ad altre metodologie utili, nate per lavorare ed abbattere il rischio di insuccesso. Naturalmente oltre ad insegnarlo lo usiamo nel nostro team di crescita, seguendo l’approccio del Growth hacking, per migliorare lo sviluppo di Grownnectia. Ogni volta che qualcosa non funziona o potrebbe farci migliorare, “pivotiamo”. Diciotto mesi fa volevamo seguire tutti i tipi di startup, anche quelle più avanzate e volevamo occuparci solo di Business plan, senza la finanza. Guidati dalle esigenze di clienti e richieste di mercato, abbiamo avvertito l’esigenza di “pivotare”, togliendo quello che non funzionava, in favore di ciò che era necessario. Oggi siamo focalizzati solo sul pre-seed con una filiera di servizi: dai programmi di validazione e pre-accelerazione ai servizi di marketing, da quelli di advisory a quelli legati alle strategie di raccolta capitali in equity. A questi si aggiungono i servizi a corredo: IT, legal, HR, consulenza, proprietà intellettuale. Riconoscendo che il modello funzionava, lo abbiamo scalato, creando un modello tipo franchising con altre sedi. Infine, con il COVID19 ci siamo resi conto che lo smartworking a cui già ricorrevamo per l’80% dei nostri collaboratori, poteva diventare il 100% e restare tale. Dunque, gli hub fisici, che stavamo aprendo nelle varie sedi, sono stati integrati con spazi di coworking virtuale per tutti i team delle nostre startup, ovvero spazi digitali di coworking dotati di una stanza virtuale con il collegamento in streaming video per i team ed i collaboratori, e con la possibilità di entrare nella “stanza virtuale” di un’altra startup. Sempre virtuale la sala riunioni per accogliere prospect o fornitori e addirittura la sala eventi. Insomma, non solo Twitter ha cambiato lo standard di lavoro in smartworking, lo facciamo anche in Italia perché le buone idee sono di tutti. Ovviamente appena l’emergenza Covid ce lo permetterà, certificheremo gli hub fisici trasformandoli in incubatori certificati.
In tema di investimenti nelle Startup come parte integrante della filiera, può raccontarci un caso concreto?
In questi giorni, sebbene sotto COVID19, non ci siamo fermati ed abbiamo investito in MyBrix una startup che si occupa di tokenizzazione immobiliare tramite blockchain. È un portale di crowdfunding che consente opportunità di investimento fra operatori immobiliari e piccoli-medi investitori. La blockchain è utilizzata per la sicurezza, l’affidabilità e la tracciabilità delle transazioni. Questo dimostra che chi entra nei nostri percorsi può ottenere risultati concreti.
Cosa avete in programma per il futuro?
Stiamo inaugurando l’apertura delle filiali di Brescia e Verona e con l’allentamento del lockdown procederemo alla apertura dei nuovi hub di Milano Firenze e Pescara specializzandoli verticalmente fra fintech, proptech, fashion & design, agrifood, blockchain e AI. Il nostro piano di crescita infatti, prevede l’apertura delle prime quindici sedi, con circa centocinquanta persone di staff ed oltre duecento collaboratori esterni. All’estero il modello italiano sarà replicato con l’apertura dei due primi hub di Barcellona e Londra nel 2021. Tutto ciò, perché vogliamo diventare il primo player in Europa in grado di fornire un intero ecosistema di servizi per le startup della fase pre-seed.