Secondo il Codacons i danni sulla collettività causati dal maltempo sono sempre ingenti. Eppure con il metodo flipped si potrebbe far lezione stando a casa
La chiusura delle scuole a seguito dell’allerta meteo avrebbe provocato ingenti disagi alle famiglie di Roma e provincia, e un danno per la collettività stimato in almeno 5 milioni di euro. Lo denuncia il Codacons, che in queste ore attacca la decisione della Prefettura della capitale. Un numero che fa riferimento alla minore produttività dei genitori costretti a restare a casa per i figli. Ma c’è un altro dato che va tenuto in considerazione: basta un abbondante acquazzone per fermare la didattica. E se in North Carolina ad annunciare la chiusura della scuola per piogge abbondanti e nevicate, lo scorso anno, ci ha pensato un preside con un video rap, in Italia il simbolo sono le note e le circolari delle Prefetture.
L’allarme meteo ha visto scuole chiuse non solo a Roma ma anche a Messina, Catania e Siracusa e in gran parte dei comuni delle tre province così in Toscana nei comuni di Stazzema, Forte dei Marmi e Viareggio. Tutti a casa per la felicità dei bambini che per un giorno o forse più di uno, hanno chiuso libri, astucci e quaderni. Un problema che potrebbe essere superato se in Italia avessimo scuole sicure e scuole 2.0. L’innovazione anche in questo caso potrebbe venire in soccorso di prefetti e presidi. Immaginiamo per un attimo una scuola dove ogni studente ha un tablet e così ogni insenante.
Oppure proviamo a pensare ad un istituto dove tutti i professori attuano il metodo “Flipped” ovvero la classe capovolta dove gli studenti seguono la lezione a casa anziché a scuola e fanno i compiti in classe. Piove? Nessun problema, sul sito del prof c’è il corso d’inglese o l’ultima lezione sui greci. Le sperimentazioni in atto raccontate dall’associazione per la promozione della didattica capovolta, confermano che è possibile farla persino alla scuola primaria. E se negli Stati Uniti d’America Michael Ulku Steiner, preside della Durham Academy ha comunicato la chiusura della scuola con un video musicale, in Italia forse potremmo utilizzare YouTube per arrivare ai nostri ragazzi anche quando prefetti e sindaci decidono di mandare a casa gli studenti.
Forse seguendo l’esempio del preside rap che lo scorso anno raggiunse 2 milioni e 500 mila visualizzazioni con il suo singolare video, potremmo (senza pretendere video musicali), pensare di abbattere scartoffie e comunicati. Ma siamo in Italia. “Il provvedimento di questi giorni sembra rispondere più alla logica della paura che ad una reale esigenza – spiega il Presidente del Codacons Carlo Rienzi – siccome si ha timore di allagamenti e problemi di viabilità legati ai temporali, si crede di poter evitare i disagi e limitare le conseguenze chiudendo le scuole ed invitando i cittadini a rimanere a casa.
Ma tale misura sta provocando problemi di altri tipo alle famiglie di Roma e provincia: si pensi a quei genitori che, non sapendo a chi affidare i propri figli, sono stati costretti a prendere permessi, ferie o a ricorrere ad una baby sitter a pagamento nelle ore di chiusura degli istituti scolastici”. O forse basterebbe guardare a Londra per capire: se il Tamigi esonda le scuole, infatti, restano aperte perché sono più sicure delle case.