Amazon ha ufficializzato l’acquisizione di Bee, la startup fondata nel 2022 da Maria de Lourdes Zollo, originaria di Caracas ma cresciuta a Parma, mamma venezuelana, papà italiano, ed Ethan Sutin, che ha sviluppato un dispositivo indossabile basato sull’intelligenza artificiale ambientale. L’annuncio è giunto tramite un post su LinkedIn dalla co-founder oggi 30enne.
Lo scorso anno Bee aveva raccolto 7 milioni di euro in un round guidato da Exor Ventures, con la partecipazione di Greycroft, New Wave VC, Banana Capital e Brian Bedol. Secondo Reuters, l’accordo, ancora in fase di chiusura, prevede per tutti i membri della startup la possibilità di entrare nell’azienda di Seattle.
Perché ad Amazon interessa Bee?
Amazon, dopo aver primeggiato nel dispositivo degli assistenti digitali con Alexa, è ora fortemente in ritardo nel campo dell’Intelligenza artificiale e sta provando evidentemente a ridurre il gap per tornare a offrire soluzioni in tal senso.

Non bisogna dimenticare inoltre che il colosso dell’e-commerce si è in parte ritirato dal comparto dei wearable con la chiusura della linea Halo nel 2023. Bee da parte sua propone un fitness tracker capace di ascoltare le conversazioni quotidiane, comprendere il contesto e in base alle informazioni assunte fornire a chi lo indossa risposte calate nel concreto.
Dalla startup si premurano comunque di evidenziare che in ogni istante è possibile disattivare la registrazione mentre le informazioni raccolte non includono l’audio originale, ma solo elementi trascritti e anonimizzati.
Si profilano rischi per la privacy?
Il funzionamento del device indossabile di Bee fa comunque sorgere non pochi dubbi sulla privacy, evidenziati da TechCrunch: “Nelle sue attuali politiche sulla privacy – si legge sul sito specializzato sull’innovazione – Bee afferma che gli utenti possono cancellare i propri dati in qualsiasi momento e che le registrazioni audio non vengono salvate, archiviate o utilizzate per l’addestramento dell’IA. L’app memorizza tuttavia i dati che l’IA apprende sull’utente, ed è proprio in questo modo che può fungere da assistente”.
E, ancora: “Bee aveva precedentemente indicato di voler registrare solo le voci delle persone che avevano dato il consenso verbale. Bee afferma inoltre di stare lavorando a una funzionalità che consente agli utenti di definire dei limiti, sia in base all’argomento sia alla posizione, che metterà automaticamente in pausa l’apprendimento del dispositivo. L’azienda ha dichiarato di voler sviluppare un’elaborazione AI integrata nel dispositivo, che generalmente rappresenta un rischio minore per la privacy rispetto all’elaborazione dei dati nel cloud. Tuttavia – viene evidenziato dalla testata statunitense – non è chiaro se queste politiche cambieranno con l’integrazione di Bee in Amazon, e Amazon ha precedenti contrastanti in merito alla gestione dei dati degli utenti dai dispositivi dei propri clienti”.

Sempre TechCrunch ha ricordato le varie vicissitudini lesive della privacy avute da Amazon in passato: registrazioni non consensuali effettuate da Alexa (grazie a una inchiesta di Bloomberg, la società fondata da Jeff Bezos ha dovuto ammettere che migliaia di operatori ascoltavano campioni audio dei comandi che gli utenti impartiscono agli smartspeaker Amazon Echo) e condivisione con le forze dell’ordine di filmati provenienti da videocamere Ring senza l’ok degli aventi diritto.
Nel 2023 aveva poi patteggiato (accettando di pagare 30 milioni di dollari) per chiudere il caso sollevato dalla Federal Trade Commission sugli accessi virtuali troppo ampi effettuati dai propri dipendenti ad audio e video registrati nelle dimore dei clienti che in alcuni casi, secondo quanto riportato nei documenti della Ftc, avrebbero registrato anche minori.
Visto il background e considerate le capacità intrusive del wereable della startup appena acquisita da Amazon, insomma, appare scontato che parte della stampa sollevi dubbi lato privacy.