Ha da poco superato il quarto di secolo ma è già Ceo di una società per azioni che scambia bitcoin. Il suo modello? Il nonno. «Ha appena compiuto 90 anni, capisce le criptomonete meglio dei miei genitori. Ha registrato 27 brevetti per la Ferrero». La nuova storia per la rubrica Venti di Futuro
Era un ragazzino nerd che a 14 anni già smanettava sul web. Arriva una nuova tecnologia: Bitcoin, e lui ne rimane affascinato. Si avvicina al bitcoin, prima per gioco. Ma tutti ne parlano come qualcosa di pericoloso. Lui cresce, studia, e «quando ho avuto le capacità intellettuali per comprendere il fenomeno» si innamora, ci vede un valore. A 21 anni con ex sei compagni di scuola fonda una piattaforma per lo scambio di criptovalute. «Bitcoin è la moneta della nostra generazione e vogliamo educare a questo asset digitale, perché tutti imparino a usarla correttamente. Altrimenti il futuro sarà nero per noi». Lui è Andrea Ferrero, 26 anni, è il Ceo e founder di Young Platform, una SPA che negli anni scorsi ha raccolto fondi da investitori importanti. Qual è la situazione sui bitcoin? Come leggi il momento che stanno attraversando? È la prima domanda che gli faccio. «Nel grande pubblico è diminuito l’interesse, ma è aumentato l’interesse degli investitori istituzionali, di fondi e banche. Stiamo vivendo una fase di attesa e di studio». Nato e cresciuto ad Alba, Andrea non ha nessuna parentela con i Ferrero della Nutella, ma ha un nonno ispiratore che ha lavorato per moltissimi anni come manager per Michele Ferrero. «Ha appena compiuto 90 anni, ha una lucidità e a un freschezza mentali incredibile. Capisce i bitcoin meglio dei miei genitori. Ha registrato 27 brevetti per la Ferrero, dal primo forno che ha cotto la prima brioche mai uscita da uno stabilimento Ferrero ad altre grandi innovazioni. Lui mi ha spinto al nuovo, ha alimentato continuamente la mia curiosità, mi ha ispirato nel costruire un’azienda orientata alle persone, al territorio e non solo al profitto».
Young nasce mentre Andrea sta studiando nel dipartimento di informatica dell’università di Torino. Sono gli anni in cui bitcoin arriva a raggiungere 18mila euro di valore. Era il 2018 «Oggi vale 26mila euro circa». «Abbiamo dedicato cinque anni della nostra vita per costruire un’azienda innovativa che semplificasse l’accesso al mondo degli asset digitali Abbiamo lanciato un’Academy per permettere a tutti di capire e di essere consapevole prima di comprare e vendere. Il comportamento virtuoso non è speculativo, ma quello di chi alloca una parte dei propri risparmi per proteggerli dall’inflazione».
I numeri di Young? «È una community di 2 milioni di persone, prevalentemente giovani. 750 mila sono gli utenti che hanno aperto un portafoglio. Raccolta di capitale intorno ai 23 milioni tra equity e debito, raccolti da United Ventures, Azimut e Banca Sella, Banca Progetto e Banca Reale». Torniamo a che fine hanno fatto i bitcoin. Spiegami meglio «In questo momento, il mercato dei consumatori di massa sembra non interessarsi al fenomeno. Eppure da parte degli investitori istituzionali c’è fermento. Si sta attendendo l’approvazione di ETF Bitcoin SPOT, un prodotto regolamentato che compra e detiene bitcoin, che permetterà a tutti gli istituzionali di entrare in questo mercato come investitori. Inoltre per maggio 2024 la Micar diventerà attuativa, ossia la prima regolamentazione europea dei digital assets. Infinte c’è il fenomeno dei mining: ogni quattro anni chi mina i bitcoin, guadagna la metà da un giorno all’altro. Oggi vengono emessi 6,25 bitcoin al giorno. Da marzo ne verranno emessi solo 3,125 e questo è un ulteriore fenomeno che potrebbe innescare la cosiddetta fase rialzista» L’idea di Young è nata un giorno tornando a casa dai genitori. «Ho chiesto loro: che cos’è la moneta? Non mi hanno saputo rispondere. Non sapevano che cosa fosse uno strumento che utilizzavano tutti i giorni e che aveva l’ impatto più grande nei confronti della loro vita. La loro non risposta mi ha spaventato. Abbiamo iniziato a studiare che cosa fosse la moneta e ci siamo resi conto che utilizziamo valute per scambiare valore. La moneta non è nient’altro che uno strumento per avere interazioni sociali. Eppure perde valore. Ci hanno raccontato che dovrebbe perdere il 2% di valore l’anno. Che in 30 anni significa perdere più del 30 per cento del nostro patrimonio. Però le cose stanno peggio: a livello mondiale. l’inflazione sta diventando sempre più alta e probabilmente perderemo il 50, il 60 l’80% Il futuro sarà nero per la mia generazione. E Bitcoin è la risposta a questo problema. È una moneta non inflazionabile quindi non perde potere d’acquisto nel lungo periodo ma guadagna potere d’acquisto». «Sappiamo che stiamo giocando contro un sistema che cercherà di imporsi in tutti i modi ma ostacolare il cambiamento è impossibile. Ma vogliamo fare le cose per bene. Da quando siamo un SPA, abbiamo un consiglio di amministrazione, un collegio sindacale revisore dei Conti e tutto è totalmente trasparente. Siamo una struttura molto istituzionalizzata E abbiamo sempre voluto fare della compliance della regolamentazione il principale fattore competitivo». Cosa ha fatto la differenza per te? «La cultura piemontese, che è quella dell’artigiano orientato a costruire eccellenza e bellezza. Sono nato e cresciuto ad Alba e il territorio mi ha contaminato. Poi siamo giovani, siamo delle spugne pronte ad assorbire il meglio da tutte le persone che abbiamo intorno. Da Massimiliano Magrini di United Ventures a Pietro Sella a Mariano Carozzi, di Banca Sella, nato a Ivrea e vicinissimo al mondo Olivetti… La mia generazione non ha vissuto la guerra come mio nonno. Dicono che forse non sogna il futuro e non sviluppa l’immaginazione. Noi vogliamo provare a dimostrare il contrario».