Pensando a Israele le prime immagini che balzano alla mente sono fotografie di guerra, ma Israele non è solo un campo di battaglia. Qui, nonostante tutto, l’innovazione va avanti e si tiene stretto il titolo di continuare essere una tra capitali mondiali più importanti per investimenti, numero di startup presenti ed economia dell’innovazione. Dall’inizio del conflitto – il 7 ottobre, il giorno dell’attacco di Hamas in territorio israeliano – le nuove società tecnologiche israeliane hanno raccolto la cifra record di 3,1 miliardi di dollari, in linea con gli anni migliori, e sono stati istituiti più di 20 nuovi fondi (fonte: Startup Nation Central). Come se niente stesse succedendo sulla striscia di Gaza. In realtà, un terzo dei fondi investiti in startup israeliane dall’inizio della guerra è andato ad aziende che si occupano di sicurezza militare: dalla sicurezza informatica a tecnologie legate all’intelligenza artificiale. Ma in Israele non si investe solo in sicurezza. Ci sono hub dell’innovazione, come Arieli Capital, dove si guarda al futuro con ottimismo, continuando a perseverare e lavorare su settori già da prima che scoppiasse la guerra. Per esempio, nel fashion, uno dei comparti che più riesce ad attrarre investimenti non solo in Israele ma anche nel nostro Paese. E proprio con l’obiettivo di connettere due mercati e due realtà di eccellenza mondiali in questo comparto, Arieli Capital ha deciso di puntare proprio sull’Italia, con l’idea di creare un collegamento diretto tra Milano e Tel Aviv. Ce lo ha raccontato Or Haviv, imprenditore israeliano e partner & Head of Global Innovation di Arieli Capital.
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Arieli Capital pre e post Covid
«In Arieli Capital, dove investiamo e supportiamo le startup presenti nel nostro portfolio, ci occupiamo di fashion da diversi anni – spiega Or a StartupItalia – Siamo stati tra i primi a mettere in collegamento il comparto del fashion con quello del design nell’ecosistema israeliano lavorando con le startup da un lato e con le più grandi industrie di settore dall’altro». Quando Arieli Capital ha iniziato a fare scouting e creare una connessione diretta tra questi due grandi mondi ancora il mondo non aveva conosciuto il Covid. «Durante il Covid il mercato è profondamente cambiato – continua Or – così come sono cambiati i trend, diventando la presenza online sempre più centrale così come i processi digitali. Una volta che, poi, l’emergenza sanitaria è rientrata, le persone hanno preferito tornare nel negozio fisico, trasformando così il modello in un ibrido phygital. Si è passati dal preferire la semplicità di acquisto alla personalizzazione, con la presenza fisica di un commesso che sia di supporto al cliente». Allo stesso tempo, però, la tecnologia non è stata dimenticata, anzi: «Tutto ciò che velocizza l’esperienza di acquisto ed elimina l’insoddisfazione è sempre più apprezzato dai consumer – precisa Or – Noi abbiamo intravisto questo potenziale nelle startup».
Ma poi, con la guerra, inevitabilmente qualcosa è cambiato.
Guerra e innovazione
«Oggi c’è una grande difficoltà nel recapitare a casa in tempi brevi le consegne – racconta Or – Il modello “door to door” adesso è molto complicato. A livello globale, la guerra è soltanto una delle tante rivoluzioni a cui stiamo assistendo nel contesto economico, come quello che è successo durante il Covid, ma la domanda dell’innovazione è in continua crescita – spiega l’imprenditore – Pensare che durante il Covid, le startup italiane in Israele ci chiedevano di partecipare ai programmi di accelerazione. E io sono dell’idea che le innovazioni più potenti nascano proprio nei periodi più bui». E ad essere cambiati (e a cambiare ancora oggi) non sono soltanto i modelli di business, ma anche i trend. «Tra questi, l’impatto dei social media come canali di promozione, con gli influencer. Così la tecnologia per alcuni brand è diventata sempre più importante, per permettere all’utente di comperare quell’oggetto o quel capo direttamente dal profilo social del brand o dallo stesso video promozionale», spiega Or. Proprio di questo si occupa Terrific, piattaforma di live shopping nella quale ha investito Arieli Capital. «Terrific permette ai brand di usare i social media e diverse piattaforme per acquistare direttamente dall’influencer e ingaggiare i consumer».
Trend in evoluzione
L’ammontare degli investimenti in innovazione da parte degli stessi brand è continuamente in crescita, come spiega l’investitore: «La ragione è da rintracciarsi nel fatto che oggi la tecnologia permette ai marchi di fare di più in un lasso di tempo minore rispetto ad anni fa». Un altro trend in cambiamento è quello l’economia circolare, a cui i brand sono sempre più attenti e sensibili. Proprio di questo tema si occupa TerraX, startup che è entrata a far parte di START FashionTech, il nuovo polo milanese guidato da Arieli Capital, e che realizza scarpe da ginnastica, abbigliamento e accessori performanti con materiali di origine biologica. «TerraX impiega addirittura scarti di ananas e funghi per fare le scarpe che, all’apparenza sono scarpe normali ma, a fine vita, le puoi piantare in giardino perchè sono completamente organiche», racconta Or.
Da Tel Aviv a Milano
«La connessione con l’ecosistema milanese è fondamentale per noi, perché si tratta di un’eccellenza ed è una delle potenze che trascinano il mercato in questo settore così come in quello del design», spiega Or che a Milano sta lavorando a fianco a Milano & Partners, Accenture, Shape Next, Intel Ignite, Microsoft for Startups, Fondazione Giacomo Brodolini e Ministero dell’Economia e dell’Industria Commercio Estero per dare una spinta al settore del fashion. «Appena abbiamo lanciato il programma a Milano è andato in overbooking – racconta – Le startup che qui supportiamo arrivano da Paesi come Israele, India, Germania e quando sono arrivate nel capoluogo lombardo hanno capito che qui vogliono mettere le basi per fare business. Qui vogliono aprire sedi, cercare partner. E come Arieli Capital qui vogliamo creare impatto locale. Ho notato che a Milano c’è un grande gap tra gli investimenti in startup e il potenziale che queste hanno, una cosa che non era nota 5 anni fa, quando ho iniziato a tessere relazioni con l’ecosistema italiano. Oggi questa relazione che abbiamo creato attrarrà sempre più investitori e opportunità, provando a colmare questo gap».
I prossimi passi di Arieli Capital
Tra i prossimi passi di Arieli Capital c’è quello di lanciare una serie di attività a livello locale in Italia. «Vogliamo lavorare a stretto contatto con le startup e i partner per dare rilevanza a quello che è un settore di eccellenza per tutto l’ecosistema – racconta Or – Per questo ci stiamo concentrando su Milano, soprattutto in questa fase, e puntiamo a stabilizzare i team locali e organizzare eventi con le startup per chiudere deal e implementare gli aspetti del business. L’innovazione è capace di attraversare tutti i ponti, perché è qualcosa di cui hanno bisogno tutti nel mondo per stare meglio, creare opportunità e fare ecosistema».