Al #SIOS22 Sardinia Edition, Raffaele Terrone, CFO di Scalapay. Dopo l’ultimo round da 27 milioni di dollari, si guarda all’Europa
Sono passati poco più di dieci giorni da quando Scalapay, recentemente divenuta unicorno, ha annunciato il round da 27 milioni di dollari (25 milioni di euro) guidato da Poste Italiane. Un altro importante traguardo per la scaleup del “pay now, buy later” che, in poco più di due anni, ha scalato i mercati, sfidando anche la pandemia. «Ora puntiamo a crescere in tutta Europa – spiega a StartupItalia Raffaele Terrone, Founding Partner e CFO di Scalapay – Inoltre, vogliamo ampliare i servizi al check out ed espandere la customer base. Grazie all’investimento guidato da Poste Italiane, garantiremo sempre più servizi». Terrone riferisce di non poter fornire ancora maggiori dettagli in merito, ma ce li annuncerà appena questo sarà possibile… Chissà se già in occasione di SIOS Sardinia, dove lo stesso Raffaele sarà presente in qualità di mentor.
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Scalapay: un successo che ha sfidato la pandemia
«Siamo nati poco prima della pandemia, e da quella situazione di emergenza abbiamo cercato di trarne tutti i vantaggi possibili – spiega Terrone – Il mercato aveva bisogno del digitale e, in questa ottica, abbiamo investito sul concetto di “phydigital”, ascoltando e comprendendo le necessità di chi chiedeva un pagamento rateale a tasso zero. La nostra raccolta di capitali ci è servita non soltanto a crescere, ma anche a far capire a chi è interessato da questo tipo di mercato, che il business riesce ad essere immune anche allo shock che si è innescato a partire dalla fase emergenziale. Con il Covid, siamo stati fruitori ma anche vittime dello smart working; per quanto ci riguarda, ne abbiamo approfittato per reinventare la nostra policy interna e quella di tutto il team. Pensare che in tempi di lockdown ho potuto conoscere fisicamente un nostro nuovo assunto soltanto dopo 6 mesi che già lavorava con noi. Il nostro stesso CTO è rimasto bloccato in Australia a causa delle restrizioni che erano state imposte dalla pandemia, e lì ha creato un nuovo team di lavoro – che ancora non ho, purtroppo, avuto modo di poter incontrare personalmente. Abbiamo iniziato a lavorare a distanza, facendo i conti con il fuso orario. Quello che, inizialmente, avevamo vissuto come un forte disagio, si è rivelato essere, invece, molto fruttuoso: praticamente, alle 6 di mattina già eravamo tempestati di lavoro che ci portavamo avanti durante tutto il corso della giornata cosicché quando in Italia era ora di andare a dormire, il team australiano si svegliava e riusciva a svolgere il lavoro che, noi, avremmo potuto portare avanti soltanto il giorno successivo, anticipando nettamente i tempi». Quando si dice: vedere sempre il bicchiere mezzo pieno.
Consigli per startup che si approcciano al mercato di Scalapay
Abbiamo chiesto allo stesso Raffaele quali sono i consigli che si sente di dare a una nuova realtà che si approccia, oggi, al tipo di mercato in cui Scalapay opera. Ci ha risposto così: «Se dovessi dare un consiglio ai nuovi startupper, direi, senza dubbio, di cercare sempre di capire quali sono i reali gap nel mercato; ascoltare le necessità di clienti e venditori e offrire qualcosa di innovativo. Parlando della mia realtà, ad esempio, Scalapay già funzionava in Australia e l’abbiamo portata in Italia. In che modo? Anzitutto, iniziando da una fase di testing e analisi di mercato: centrale per ogni tipo di startup. Abbiamo, poi, fatto business su piccoli numeri, presentando agli investitori non soltanto un’idea; bensì un modello che già funzionava. In questo modo, abbiamo iniziato a generare ricavi. Direi, dunque, che i punti chiave sono quelli di proporre un business model già testato; identificare il cliente tipo e fare un’ampia panoramica del go-to-market, sfruttando al massimo i propri capitali e risparmi. Last, but not least, “fare community”. Il nostro modello del “buy now, pay later” è in continua espansione e, sicuramente, si andrà a integrare ad altre forme di pagamento e finanziamento. Nel frattempo, ci impegniamo nel supporto della spesa responsabile; evitando, in ogni modo, di portare il cliente a un indebitamento senza che se ne renda conto. Abbiamo, inoltre, sviluppato e implementato il concetto di “community”, che nasce proprio a supporto dei nostri clienti».