«Dopo anni da osservatori, oggi torniamo qui da protagonisti». Fabio De Felice e il suo automa sono tra i protagonisti del Consumer Electronics Show: «Con Classmate studenti e docenti possono avvicinarsi alla tecnologia. L’AI non deve fare paura, è una leva per ampliare le nostre potenzialità»
Hanno portato al CES di Las Vegas un robot umanoide “didattico”, che aiuta cioè professori e studenti. «Dopo anni da osservatori, oggi torniamo qui da protagonisti, orgogliosi di presentare la nostra tecnologia». Fabio De Felice, professore all’Università di Napoli Parthenope, è il founder di Protom Robotics, una delle 50 startup italiane atterrate in Nevada per partecipare alla più grande fiera di tecnologia al mondo, in programma dal 9 al 12 gennaio. Lo abbiamo raggiunto al telefono. «L’aria è elettrizzante. Il motto scelto per questa edizione è All ON: tutto attivo, tutto online, tutto onlife, come direbbe Luciano Floridi». E l’intelligenza artificiale è in primo piano. «È in ogni prodotto, anche se c’è ancora distanza tra tecnologia e mercato. L’innovazione corre più veloce del mercato. C’è strada da fare anche rispetto alla disruption: è come se i grandi player stessero aspettando l’occasione giusta per lanciare qualcosa di veramente rivoluzionario. L’arco è teso, ma la freccia non è ancora scoccata». Ingegnere meccanico, nel 1995 De Felice ha fondato Protom, un’azienda specializzata in innovazione e sviluppo tecnologico. Sedi a Napoli e Milano, 280 collaboratori, un fatturato di 40 milioni di euro. «È una Knowledge Technology Intensive company con molte anime e piani ambiziosi, come l’espansione prossima negli Stati Uniti». Protom Robotics è lo spin-off di Protom dedicato alla robotica sociale. Nato nel 2018, ha sviluppato Classmate Robot, un compagno di classe per studenti e docenti che migliora l’apprendimento e la didattica, rendendo le lezioni interattive.
Il robot per ragazzi e Silver
«L’idea di un robot umanoide è nata insieme a Claudio Autorino, Amministratore delegato di Protom Robotics. Non avevamo pensato subito ai ragazzi, in realtà. Eravamo preoccupati per i nostri genitori che con l’età iniziavano a dimenticare le cose. Siamo partiti proprio dal CES, cercando un robottino da comprare e poi programmare. Alla fine ci siamo detti: perché non lo sviluppiamo noi? A Napoli abbiamo l’Università Federico II, con Bruno Siciliano che è uno dei guru della robotica e tanti altri validi ingegneri». Condividendo l’idea con colleghi e amici è arrivata poi l’intuizione del robot per la scuola. «Con Classmate studenti e docenti possono avvicinarsi alla tecnologia, scoprire che cosa sono AI, robotica e innovazione guardandole da dentro».
In sei mesi un team di ingegneri e ricercatori universitari ha sviluppato il prototipo. Poi la sperimentazione nelle scuole superiori, che lo scorso anno ha coinvolto professori e alunni di cinque istituti, e il lancio. «Oggi le prospettive di crescita sul mercato sono ulteriormente ampliate dalla spinta del PNRR sulla digitalizzazione dei processi di apprendimento», spiega De Felice. Intanto la startup è già al lavoro per portare sul mercato la nuova versione del robot dedicata alla generazione Silver, quella da cui tutto era partito, in collaborazione con la Società Italiana di Psicologia dell’Invecchiamento di Padova.
Come funziona
Grazie all’intelligenza artificiale, chiunque può interagire e parlare con il robot. «Il sistema operativo dell’uomo è il linguaggio, quello delle macchine è la programmazione. In questo caso la macchina parla proprio come noi. Il docente può avvicinarsi a una materia che fino a poco tempo fa era appannaggio dei programmatori. Le applicazioni sono tante». Al posto della classica interrogazione, per esempio, i ragazzi possono addestrare il robot su un tema e il prof può rivolgere poi le domande di verifica alla macchina addestrata. «Così insegniamo agli studenti il machine learning e in più abbiamo una Flipped Classroom (la “classe capovolta”)». Secondo i piani della startup, il robot sarà presto in grado anche di muoversi nello spazio e con l’AI potrà adattarsi ad ogni contesto sociale.
AI: minaccia o opportunità?
A Las Vegas, De Felice è intervenuto a un talk tematico dedicato proprio all’intelligenza artificiale. «Siamo sempre stati spaventati dalle nuove tecnologie. Il problema non è quanto profonda sarà questa innovazione ma che tempi avremo per poterci adeguare. Il cambiamento è nella nostra natura. Solo che prima avevamo anni per passare da un’innovazione all’altra, per abituarci. Con l’AI invece il tempo si riduce e questo ci spaventa. Come dice la legge di Amara, diamo molta importanza a un’innovazione appena arrivata, l’hype del momento, mentre ne sottovalutiamo gli effetti a lungo termine». Secondo De Felice, dovremmo invertire il paradigma, guardando alle opportunità nel tempo e utilizzando l’AI come strumento. «Se pensiamo di farci sostituire, qualche problema lo avremo. Consideriamo invece l’intelligenza artificiale come una leva per amplificare le nostre potenzialità, mettendo l’uomo al centro di questa trasformazione. Forse certi mestieri ripetitivi spariranno, ma noi potremo dedicarci ai lavori che richiedono la nostra creatività. Perché la macchina non può ancora creare quello che l’intelligenza umana è in grado di generare».