Contents lancia la piattaforma che cerca un equilibrio tra automazione e tutela della privacy. Il Ceo Squillace: «Il nostro sistema non offre i dati degli utenti “in pasto” alla macchina, come succede con ChatGPT»
«ChatGPT? Lo stop del nostro Garante della Privacy farà scuola. Chi ha gridato al Medioevo, ragionando di pancia, dovrà ricredersi. Secondo le indiscrezioni altri Paesi seguiranno il nostro esempio, come Germania, Francia e Irlanda», svela a Startupitalia Massimiliano Squillace. Imprenditore e investor, 41enne, è il Ceo di Contents.com, una startup che mette l’intelligenza artificiale a disposizione delle aziende per la creazione di contenuti e per le traduzioni. Squillace è un nome noto al mondo dell’innovazione. Inizia la sua carriera poco più che ventenne comprando domini in USA e rivendendoli in Italia. Con Hosting3000, questo il nome della sua prima startup, vende a un player francese. Secondo progetto lanciato e seconda exit con FreeStreet, un sito di annunci alla stregua di Subito.it che vende a Oxl, un competitor che, a sua volta, viene comprato da un grosso player, Naspers, per 80 milioni di euro.
La vita con l’AI dopo le exit
Dopo le exit si incammina lungo due strade: la prima è quella che conduce agli investimenti. Ne fa diversi (tra cui la nota Everli, ex Supermercato24). La seconda lo conduce all’editoria con Nano Publishing, un’esperienza che lo conduce ad appassionarsi al giornalismo tanto da fondare Notizie.it nel 2017, già con l’idea di innovare un comparto che gli sembrava ancora troppo tradizionale: «Ho una visione molto semplice. I giornalisti non partono più da un foglio bianco, ma da una bozza creata dall’intelligenza artificiale. Il loro talento, come creatore di contenuti originali, resterà intatto. Nessuno AI potrà mai fare un’intervista, per intenderci, o approfondire un argomento come se fosse un’inchiesta. Credo che di AI soffriranno invece i giornalisti che il talento non lo hanno e sono diventati esperti del copia e incolla. Loro saranno tagliati fuori, laddove chi ha il fuoco del talento avrà un ruolo centrale anche nel prossimo futuro», sottolinea Squillace.
Dall’unione tra informazione e intelligenza artificiale (usata anche per fare un abbinamento automatico tra contenuto e target di lettori ideale) nasce Entire Digital Publishing che poi cambia il suo nome in Contents, la startup con la quale Squillace prosegue lungo la sperimentazione nell’intelligenza artificiale, chiudendo un round di 5 milioni (tra gli investor anche Fabio Cannavale): «Oggi abbiamo 70 collaboratori. Di questi 35/40 sono impegnati sul fronte dello sviluppo del prodotto e della tecnologia. Abbiamo due sedi all’estero, una a Madrid, l’altra a Lione. Abbiamo chiuso lo scorso anno con un fatturato di 5 milioni di euro, con una crescita del 150% rispetto allo scorso anno. Puntiamo sui 10 milioni», svela Squillace. Un fatturato realizzato grazie agli accordi con grosse aziende: oggi Contents può contare su clienti come Google, Ibm, Yahoo, Microsoft, Amazon, Azure che usano il servizio per produrre contenuti multilingue e soluzioni per automatizzare la produzione di contenuti.
ChatGPT all’italiana
«Il Garante non ha mai chiesto ad OpenAI (l’organizzazione che ha sviluppato ChatGPT, ndr) di andare offline, ma semplicemente di rispondere a delle domande. Sono loro che hanno deciso di rendere la piattaforma non disponibile in Italia, probabilmente perché non aveva risposte da fornire su un tema sensibilissimo come il trattamento dei dati personali. Il comportamento del Garante è stato corretto. D’altronde, fa applicare regole partorite da altri», afferma Squillace.
Nell’intervista, il Ceo di Contents spiega come uno degli errori di OpenAI sia stato quello di fare tutto in velocità, commettendo errori. D’altronde, tutte la storia delle startup che hanno operato in una zona “grigia” all’inizio come Airnb, Uber e Tesla (per la guida automatica) dimostra che l’innovazione deve esistere all’interno di alcune regole comuni: «Senza regole nel comparto di AI e contenuti saremmo di fronte a un far west che rischia di rovinare la vita alle persone. Per assurdo potrei scrivere il tuo nome su ChatGPT e prendere per buono un risultato che ti descrivere come, oltre che un giornalista, l’autore di una rapina. Il tema dei dati personali è centrale e deve esserlo per tutto lo sviluppo dell’AI», prosegue Squillace.
Contents e altre aziende che lavorano con un’attenzione simile al tema della privacy, vogliono dimostrare che può esserci uno sviluppo di un sistema di intelligenza artificiale che ambisce al raggiungimento di un equilibrio tra la necessità di una crescita veloce e la tutela delle persone. In questa direzione si muove AI Chat, il tool di Contents che lavora sulla personalizzazione dei Large Language Models (modelli di intelligenza artificiale che utilizzano algoritmi per elaborare e comprendere il linguaggio naturale, ndr) di Meta, Google e della stessa OpenAI: «I large language model non sono tutti uguali. Noi utilizziamo dei tool che permettono di filtrare per esempio nomi e cognomi. Se un utente chiedesse, per esempio, di scrivere che Silvio Berlusconi ha incontrato Putin, il sistema non lo permetterebbe. E lo stesso avviene per la tutela dei dati personali di ognuno di noi. Per esempio, a differenza di ChatGPT che quando un utente riporta un suo dato lo offre “in pasto alla macchina”, il nostro sistema non lo permette, trattando i dati degli utenti secondo le normative a tutela della privacy», avverte Squillace.
ChatGPT e simili, qual è il futuro?
Al termine della nostra intervista, chiediamo a Squillace come vede il futuro degli investimenti che puntano sul binomio intelligenza artificiale e creazioni di contenuti: «Oggi avrebbe poco senso concentrarsi sulla realizzazione di una nuova piattaforma, allo stesso modo in cui sarebbe un’impresa ardua creare la nuova Google. Dove invece c’è molto spazio è sulla gestione dei contenuti. Come trasformarlo, tradurlo, diffonderlo, integrarlo all’interno dei CRM aziendali ecc. In questa direzione si può fare impresa», consiglia Squillace.