Su Startupitalia trovate tanto di quel che accade nel mondo innovazione in Italia e nel mondo. Ma a volte è anche giusto tornare ai fondamentali, e informare chi vuole lanciare una propria impresa sullo starter pack dell’imprenditore. Oggi è più facile fondare una startup? E se vogliamo investirci, quanto conviene? Quali sono gli incentivi attualmente disponibili per l’ecosistema? Di questo abbiamo parlato con Chiara Ginelli, partner di Nexus AC ed esperta in materia.
Partiamo dalle basi: oggi fondare una startup in Italia è più facile rispetto al passato?
La costituzione di una startup avviene mediante un atto notarile con cui si costituisce una società. Si tratta di una SRL tendenzialmente. Un tempo era prevista la possibilità di fondarla in forma digitale tramite il portale del Registro Imprese. Si trattava di una modalità per velocizzare il tutto. Una volta fondata, bisogna iscriverla al Registro nella sezione startup innovative e deve rispettare almeno uno di tre requisiti.
Quali sarebbero?
La startup deve presentare indicatori legati all’innovazione tecnologica: o la società sostiene spese di ricerca e sviluppo significative, o dispone di almeno un terzo della forza lavoro come personale qualificato oppure la società è titolare/depositaria/licenziataria di un brevetto o di un software. Per essere tale la startup non deve essere costituita da più di cinque anni.
Dal punto di vista normativo quali sono gli aspetti che andrebbero semplificati quando si parla di startup?
La startup deve attestare tutti i requisiti durante l’intero periodo in cui resta nella sezione startup innovative del Registro Imprese. Significa che annualmente, in occasione dell’approvazione del bilancio, deve confermare la sussistenza dei requisiti, aggiornandoli. Diciamo che questa vetrina sembrava potesse essere una sorta di manifesto, una vetrina per farsi notare dagli investitori. Per quanto mi riguarda, però, noto che si tratta soltanto di un adempimento puramente burocratico. Investitori e operatori entrano in contatto con le startup tramite altri canali.
Quali sono a oggi le agevolazioni fiscali previste nel comparto innovazione e startup?
Sicuramente tra le misure incentivanti ad hoc c’è quella che riconosce agli investitori, soggetti IRPEF o IRES, una deduzione o detrazione dal 30 al 50% dell’investimento. È una agevolazione importante. Il legislatore ha previsto poi a un’altra agevolazione: il Fondo Garanzia per le PMI che agevola l’accesso al credito riconoscendo una garanzia fino all’80% del finanziamento richiesto. E poi c’è il credito di imposta ricerca e sviluppo, che viene riconosciuto a fronte di investimi in R&D, ma è una misura che con la legge di Bilancio 2022 ha subìto un calo. Ricorderei poi il Patent box, che è una super-deduzione.
C’è poi il Decreto Made in Italy.
È una misura che è stata rifinanziata per il 2024. Si tratta del voucher 3I, una sorta di contributo finalizzato a sostenere le startup innovative nell’acquisizione di servizi di consulenza relativi a brevettabilità e al deposito della domanda per l’ottenimento del brevetto. Erano 8 milioni nel 2023 e 1 milione per il 2024. 9 milioni in tutto per il biennio. Sono senz’altro risorse carenti.
Cosa ha portato la Legge di Bilancio 2024 per le startup?
Non ha introdotto misure aggiuntive per le startup. Il contesto fiscale e agevolativo per le startup, salvo il rifinanziamento del voucher 3I, è consolidato. La Legge Sabatini è una formula di sostegno finanziario che era già prevista in passato ed è stata rifinanziata. Si concretizza in un contributo a fondo perduto sugli interessi pagati dalle società in relazione a finanziamenti che vadano a sostenere investimenti in macchinari. Ci viene chiesto di essere innovativi e smart, ma mi sembra che nelle leggi questi obiettivi non si trasformino in misure concrete. Con le statup viviamo ancora di rendita con misure di anni fa.