La startup X ha chiuso un mega round da 100 milioni. Con il pre-seed la startup Y ha raccolto oltre 500mila euro. Il round Serie A ha raccolto investimenti per un totale di 15 milioni. Su StartupItalia raccontiamo l’ecosistema dell’innovazione da più di dieci anni. E qual è uno dei modi per fotografarne l’evoluzione? Rendere conto degli investimenti che i fondi di Venture Capital e altri enti destinano alle startup. In questa nuova puntata del nostro speciale “Il glossario dello startupper” vediamo di capire insieme che cosa significa la parola round.
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Perché i round seguono le lettere dell’alfabeto?
Una startup per crescere ha bisogno di raccogliere capitali. Il round è un investimento ad alto rischio che si classifica in base alla fase in cui una startup si trova. Vediamo insieme quali sono:
- Pre seed: riguarda la fase embrionale dell’azienda, quando ancora non c’è nemmeno un prodotto, ma soltanto un’idea potenzialmente innovativa. I fondi in questo caso occorrono al team per realizzare ad esempio un MVP, un minimum viable product.
- Seed: è la fase di raccolta successiva, quando l’azienda è già più strutturata. Siamo comunque ancora in uno step del percorso ancora di validazione e ricerca, con analisi di mercato e test per capire se il prodotto o il servizio funzionano. A questo stadio l’azienda spesso si trova in un incubatore/acceleratore che può partecipare al round come investitore.
- Serie A: è l’investimento che viene dopo il seed. Da questo momento in poi la startup ha di fronte a sè diverse lettere dell’alfabeto che corrisponderanno ai vari investimenti. Dopo il Serie A arrivano il B, C, D e così via.
Ogni quanto si fa un round?
Per ogni fase di crescita della startup ci sono vari soggetti che si impegnano a investire. In Italia è particolarmente sviluppato il comparto early stage – lo stadio iniziale – dove sono tantissime le startup che tentano di farsi strada. I fondi VC che si concentrano sulle fasi successive sono cosiddetti growth e late stage.
Come ha riassunto TechCrunch, non c’è una regola che stabilisce ogni quanto si debba raccogliere capitali: varia a seconda delle startup. In alcuni casi la crescita è molto rapida e questo richiede continui investimenti. In altri, invece, possono passare anche 2/3 anni dall’ultimo investimento. Ciascuno di questi step comporta la vendita di una percentuale dell’azienda agli investitori in cambio del capitale. Sempre in sede di finanziamento l’azienda ha una valutazione pre e post money, ossia prima e dopo l’investimento.