Si punta a consolidare l’ecosistema con detassazioni sulle plusvalenze e a potenziare gli investimenti anche sfruttando la leva fiscale
Agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti a supporto di startup e piccole e medie imprese: la proposta di legge che era in discussione alla Camera è stata approvata. Adesso passerà alla discussione dell’altro ramo del Parlamento. Presentata il 13 ottobre dello scorso anno, vede come primo firmatario il deputato leghista Giulio Centemero e punta, a distanza di 10 anni dallo Startup Act, a introdurre una serie di incentivi fiscali per startup e PMI innovative per i quali è riconosciuta una detrazione dall’imposta sul reddito delle persone fisiche. Sul provvedimento hanno espresso voto a favore, oltre ai gruppi della maggioranza, anche quelli di Az/Iv e Pd. Astenuti Avs, M5S.
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Cosa si discuterà in Senato?
La proposta di legge A.C. 107 si inserisce all’interno di un processo di accompagnamento del nostro sistema produttivo a sostegno di nuove idee e di quelle imprese che scommettono nel progresso e nel cambiamento come chiave del progresso affrontando il tema degli investimenti nell’innovazione, verso il consolidamento dell’attuale ecosistema e del rafforzamento dell’intera filiera del finanziamento. Nello specifico, per gli investimenti in startup e PMI innovative secondo il regime de minimis, nel caso in cui in capo alla persona fisica non vi sia capienza per la detrazione d’imposta, questa non va perduta, ma può essere trasformata in un credito d’imposta da utilizzare in dichiarazione nell’attuale periodo d’imposta o nei successivi. Questo credito d’imposta va portato in diminuzione delle imposte dovute o in compensazione. Si può far fronte agli oneri derivanti dall’ampliamento della possibilità di fruizione della detrazione dall’imposta sul reddito delle persone fisiche per gli investimenti effettuati in startup innovative e in PMI innovative nel caso in cui la detrazione superi l’imposta lorda dovuta dal contribuente (valutati in 1,8 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2023). Sono anche esentate le plusvalenze realizzate da persone fisiche derivanti dalla cessione di partecipazioni al capitale in società, escluse le società semplici e gli enti equiparati, qualora, entro un anno dal loro conseguimento, siano reinvestite in startup innovative o in piccole e medie imprese innovative con la sottoscrizione del capitale sociale entro il 31 dicembre 2025. La stessa detassazione è prevista anche per i redditi di capitale realizzati da persone fisiche che investono in Oicr, (Organismi di investimento collettivo del risparmio) con sede in Italia, Ue o See, che investono prevalentemente in startup o PMI innovative.
I gap da colmare
Da un lato, il progressivo stratificarsi di norme, le criticità applicative e alcune incertezze interpretative irrisolte invitano a mettere mano a una riforma più ampia e strutturata per razionalizzare il sistema di incentivazione fiscale e introdurre nuove migliorie utili per affrontare le evoluzioni dell’ecosistema italiano. Si punta, dunque, a introdurre degli incentivi fiscali dedicati ai cosiddetti “investitori istituzionali”, in primis i fondi previdenziali e le casse assicurative per destinare più dello 0,5 per cento dell’attivo patrimoniale in investimenti innovativi: fondi di investimento promossi da business angel e incubatori certificati. La proposta di legge in discussione vuole cercare di colmare una serie di gap che le startup italiane soffrono da tempo. Tra questi, una propensione al rischio troppo bassa con un fattore culturale e tecnico che frena gli investimenti con profilo di rischio elevato. Nel nostro Paese, la cosiddetta “exit” non è ancora sufficientemente interessante sotto il profilo dell’effetto moltiplicatore rispetto all’investimento iniziale e il nostro mercato borsistico è parecchio lontano dai valori dei principali mercati borsistici europei. Si riscontra anche una mancanza di fondi di investimento generici o specializzati, capaci di fare raccolta e impiego massivo e mancano, spesso, fondi pubblici destinati a gestire la transizione dalla fase “early stage” a quella di maturazione. La proposta in discussione vira verso la creazione di condizioni di contesto e di mercato ancora più favorevoli alla crescita imprenditoriale anche attraverso il consolidamento dei percorsi di incubazione e accelerazione professionali e con una efficace allocazione degli investimenti pubblici e privati.