L’intervista a Luigi Strino, Ceo della startup PonyU. Che ne ha aperti a Milano e Roma
Non sono negozi aperti al pubblico, ma utilizzati soltanto da rider e responsabili delle società di delivery che, grazie alla presenza sul territorio, spesso anche quartiere per quartiere, riescono a organizzare meglio gli ordini ecommerce, abbattendo i tempi delle consegne. Li abbiamo iniziati a conoscere con Gorillas, startup berlinese che ha raccolto pochi mesi fa un round da quasi un miliardo di dollari. In Italia il trend sembra riguardare anche altri soggetti, come PonyU, startup fondata da Luigi Strino, Alessandro Melorio e Luca Oliano con un modello di logistica urbana nel cosiddetto ultimo miglio. Si tratta dell’ultimo passaggio di consegna, il più delicato, dove si determina la soddisfazione o meno del cliente. «Abbiamo aperto due dark store: uno a Milano e l’altro a Roma – ha spiegato a StartupItalia Strino, che ricopre il ruolo di Ceo – e ora puntiamo ad aprirne altri a Torino e a Bologna».
Dark store: cosa sono e come si utilizzano
Se siete interessati alla storia di PonyU vi rimandiamo all’articolo intervista di un paio di anni fa, in cui lo stesso Strino ci spiegava il suo progetto partito da Napoli. Di fronte alla novità dei dark store gli abbiamo chiesto qualche informazione in più per capire come si sono inseriti nel contesto cittadino. «Non superano i 100 metri quadrati di superficie – ha premesso l’amministratore delegato – e dentro abbiamo sistemato piccole scaffalature ad altezza d’uomo. Vogliamo realizzare un modello di proximity hub replicabile. Secondo me l’evoluzione di questo trend riguarda molto da vicino il retail. Oggi il dark store è una sorta di palliativo per una filiera territoriale che non ha ancora abbastanza servizi».
Il Ceo di PonyU ci ha fatto l’esempio di un potenziale cliente dei dark store: «Immaginiamo un negozio di abbigliamento presente a Firenze e Roma, ma non a Milano. A quel punto può decidere di affittare un proprio spazio all’interno di uno degli hub di PonyU». Qui la sua merce, una volta ordinata, sarà consegnata dai rider della startup. Ogni azienda può affittare un ripiano o un intero scaffale (sono disponibili anche spazi per prodotti da tenere al freddo o surgelati). Il cliente che ordina ha tre soluzioni: instant (consegna entro un’ora dall’ordine), same day (tutti gli ordini della mattinata verranno consegnati nel pomeriggio del giorno stesso) e next day (gli ordini di un giorno vengono consegnati in quello successivo).
I dark store sono dunque una traccia dei nuovi trend di mercato, dettati soprattutto dall’esplosione dell’ecommerce accelerato durante la pandemia. «Si tratta di un’evoluzione a cui avevamo già dato attenzione, ma che soltanto ora ha trovato un interesse». Al punto che in Europa, là dove il fenomeno è già consolidato, alcune amministrazioni hanno deciso di bloccare per un anno l’apertura di nuovi dark store. La prima è stata Amsterdam, seguita da Rotterdam: le ragioni sarebbero il traffico e il chiasso che si formano a ridosso di questi magazzini («Non c’è niente di sbagliato in linea di principio con la consegna veloce, ma il modo in cui viene fatta è maledettamente irritante», ha detto una consigliera comunale di Rotterdam). «Tutto sta in un mix – ha concluso Strino -. Non bisogna per forza puntare sulla consegna in pochi minuti. Per noi conta piuttosto la precisione».