Bitcoin, ethereum, criptomonete, token e asset digitali sono i pilastri sui quali ha messo le fondamenta Cryptosmart, exchange italiano che ha recentemente ottenuto la prima tranche dell’aumento di capitale da 3,5 milioni di euro, come vi avevamo raccontato qui. Adesso la startup con sede a Perugia punta a espandersi a livello internazionale e ad ampliare i propri servizi. Il primo passo verso questi obiettivi è stata l’acquisizione di IBX AG, società specializzata nel mining di Bitcoin che gestisce miner di proprietà in datacenter tra Islanda, Canada e USA e ha sviluppato Bhp (Bitcoin Hash Power), un servizio che permette di partecipare al mining di Bitcoin. Ma facciamo un passo indietro, come è nato questo exchange che in poco tempo ha conquistato il mercato? E come è riuscito ad affrontare la crisi dei bitcoin? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Ronchi e Alessandro Frizzoni, CEOs della startup che hanno co-fondato assieme a Claudio Baldassarri, Massimo Zamporlini e Alice Ubaldi.
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Un exchange tutto italiano
«La nostra mission è sempre stata quella di rispondere alla crescente domanda di beni virtuali che potrebbe trasformare diversi aspetti della vita quotidiana, rivoluzionando anche il concetto di risparmio – raccontano i due co-founder – La piattaforma offre i propri servizi non solo a professionisti del settore, ma anche a persone comuni che vogliono avvicinarsi al mondo delle cripto per la prima volta. Di fatto, con Cryptosmart si possono comprare, vendere e depositare bitcoin, ethereum, criptomonete, token e asset digitali». Questa startup made in Perugia è figlia del Covid. «Durante il lockdown chi comprava bitcoin ha ottenuto un ottimo riscontro. E questo era immaginabile dal momento che il bitcoin nasce per difendere la valuta, perché non si stampa. Per salvare l’economia, durante la pandemia è stata stampata una quantità di moneta mai vista prima di allora, dopo è arrivata l’inflazione – racconta il team – È stato proprio allora che abbiamo avuto l’idea di mettere in piedi l’exchange delle criptovalute, perché non si stampano e c’era molto interesse. Così è nata Cryptosmart».
Una sfida difficile
Ma il mercato delle criptovalute non è stato sempre crescente, anzi, ha subito una battuta d’arresto drastica. Una sfida che il team ha saputo affrontare e superare ottenendo ottimi risultati. Ma come ci è riuscito? «Abbiamo notato che sui grandi exchange la media della transazione è poco più di mille euro e su Cryptosmart arriva a 10mila euro – spiegano i due CEOs – Noi ci siamo proiettati sin da subito su questo target perché più il cliente compra bitcoin e più diventa difficile da gestire, se invece il tetto massimo non è altissimo, tutto si semplifica». Raggiungere il target giusto, sin da subito, si è rivelato vincente per la startup che oggi conta decine di migliaia di utenti in Italia. «Vogliamo arrivare alle centinaia di migliaia nel nostro Paese, per poi internazionalizzarci partendo dall’Europa – raccontano – In Italia, l’assistenza in lingua madre è la nostra carta vincente e crediamo che lo sia anche all’estero, chiaramente in altre lingue. Di fatto, noi rispondiamo al telefono ai clienti e gli offriamo anche un’assistenza tecnica che li aiuta nel caso in cui ci siano problematiche».
«Inoltre – continuano i due cofounder – Abbiamo reso il nostro servizio facilmente integrabile con i principali software di e-commerce e presto sarà disponibile anche lo “staking“, che consente agli utenti di Cryptosmart di mettere a disposizione le proprie criptovalute per partecipare al meccanismo di “proof of stake” utilizzato dalla rete blockchain per la convalida delle transazioni e la registrazione di un “nuovo blocco”»
Le ambizioni di Cryptosmart
Crederci sempre, arrendersi mai è il motto del team. «Faremo nuove assunzioni e continueremo a seguire i clienti con un’assistenza ottimale che è quella che oggi ci ha premiato, pertanto vogliamo mantenere questo standard – spiegano i due Alessandro – Vogliamo dare la possibilità a chiunque di partecipare al mining dei bitcoin. In Italia e nell’UE ancora non si può fare mining perché i costi dell’energia elettrica sono troppo elevati, ma con la recente acquisizione abbiamo affittato degli spazi nei data center in Paesi dove l’elettricità costa decisamente meno rispetto all’Unione Europea, così anche gli italiani possono partecipare all’attività di mining attraverso il token senza doversi preoccupare di dove installare i miners». E proprio la stragrande maggioranza dei clienti di Cryptosmart è italiana, come spiegano i due co-founder: «Di fatto, il 95% dei nostri clienti sono italiani e il 5% svizzeri e/o austriaci. Con l’aumento di capitale, renderemo il software ancora più performante e puntiamo a semplificare al massimo il funzionamento del modo in cui si gestisce il credito», concludono.