In collaborazione con | ![]() |
Quello di Dock Startup Lab è un viaggio che è iniziato negli ultimi anni e che, ripercorrendo le orme di programmi come InnovActionLab, ha stimolato la crescita di talenti imprenditoriali e la condivisione degli strumenti per trasformare idee promettenti in startup di successo.
Oggi, dopo 15 anni, l’esperienza di Dock Startup Lab continua raccogliendo le esperienze passate e coinvolgendo all’interno del comitato scientifico gli stessi fondatori di InnovActionLab per lavorare a supporto delle nuove generazioni di innovatori. Offre loro un programma intensivo di 4 mesi di pre-incubazione con l’obiettivo di trasformare talenti in fondatori e aiutarli a trovare co-fondatori. Ad animare il progetto ci sono la passione di sempre per l’innovazione e per la promozione e valorizzazione del talento. Più in generale, l’obiettivo di tutto il progetto è creare un ambiente dove l’innovazione possa nascere in tutte le sue forme e in tutte le sue fasi, fornendo agli imprenditori gli strumenti, le risorse e il supporto necessari per trasformare le loro idee in aziende di successo che possano competere a livello nazionale, europeo e globale.
L’edizione 2025 è stata supportata da Joule, Eni School of Entrepreneurship, TP (Main Partner), Sapienza Innovation and Entrepreneurship Hub – SIEH e Università Roma Tre (Partner Accademici) e ha selezionato più di 100 talenti che, a partire da marzo, hanno affrontato un percorso che ha portato alla selezione di un gruppo d’élite di 10 startup per il Demo Day.
Questo appuntamento si è svolto il 16 luglio presso il Gazometro Eni di Roma e ha visto la premiazione da parte di Lazio Innova di 4 startup.
Il primo premio è stato assegnato a IncognitoA, una startup che consente alle aziende di utilizzare l’AI generativa proteggendo la privacy e la sicurezza dei dati sensibili. Il secondo a BeATs, una realtà che produce pannelli fonoassorbenti e termoisolanti utilizzando gli scarti di sigarette elettroniche. Niuus, una startup che ha lavorato su un’app che offre notizie verificate e visive pensate per la generazione Z, si è aggiudicata il terzo premio. Infine il quarto premio è stato assegnato a NextRender, un servizio di rendering 3D veloce e economico.
Abbiamo intervistato in proposito Andrea Dal Piaz, Program Director Dock Startup Lab.

Come funziona il vostro processo di validazione delle idee e delle startup?
«Si basa su un principio fondamentale: prima si validano le persone, poi si co-creano e si testano le idee insieme. Questa è la differenza più significativa rispetto agli approcci tradizionali degli acceleratori.
Quando selezioniamo i nostri 100 partecipanti non cerchiamo chi ha già un’idea di business definita. Valutiamo invece la capacità di lavorare in team multidisciplinari, la motivazione ad apprendere rapidamente e la propensione a mettere in discussione le proprie assunzioni. Questo approccio “founder-first” ci permette di creare gruppi eterogenei dove la diversità di competenze e prospettive diventa il motore della validazione.
Nei workshop pratici, applichiamo metodologie rigorose di problem validation. I team imparano a condurre interviste con potenziali utenti, a progettare esperimenti di mercato e a costruire primi prototipi funzionali. Non ci accontentiamo di ipotesi: ogni assunzione deve essere testata sul campo. Questo porta i team a cambiare completamente direzione dopo aver scoperto che il problema che pensavano di risolvere non era quello reale.
C’è poi la fase di mentorship per ogni team, che è cruciale per la validazione. I mentor, provenienti da venture capital, aziende e università, aiutano i team a identificare i punti critici e li guidano verso una validazione sempre più concreta. Ogni settimana, i team devono presentare i risultati dei loro test e dimostrare come stanno evolvendo la loro comprensione del problema e della soluzione».
Quali sono le caratteristiche del vostro team e dei membri della commissione scientifica?
«Il team di Dock Startup Lab è composto da professionisti che hanno vissuto in prima persona le sfide dell’innovazione. Oltre al team operativo, con esperienze pluriennale in programmi di accelerazione a livello internazionale, affianchiamo una serie di esperti per la parte di training, oltre a più di 100 mentor con esperienza diretta nella gestione di startup e specialisti in business development che conoscono le dinamiche dei diversi settori industriali. Questa diversità di background ci permette di parlare la stessa lingua dei partecipanti, indipendentemente che stiano sviluppando una soluzione AI, una tecnologia per la sostenibilità o una piattaforma per l’industria creativa, per esempio.
Il nostro comitato scientifico è composto invece da esperti che portano prospettive diverse ma complementari. Dal mondo accademico, abbiamo ricercatori e docenti universitari che conoscono le frontiere tecnologiche e scientifiche, ma che sanno anche valutare la solidità metodologica dei progetti.
Dal venture capital, includiamo partner e investment manager che vedono centinaia di pitch ogni anno e sanno riconoscere gli elementi che rendono scalabile un’idea.
Il terzo pilastro del comitato è formato da imprenditori e leader di aziende consolidate».
Quali caratteristiche hanno in comune le idee promettenti selezionate?
«Partono sempre da problemi reali e quantificabili. Non parliamo di visioni astratte come “migliorare la sostenibilità”, ma di sfide specifiche come “ridurre del 30% il tempo per produrre una certificazione di sostenibilità o “ottimizzare del 70% il tempo di rendering delle esportazioni di render in 3D”, solo per citare esempi concreti di alcune delle startup che sono salite sul palco al Demo Day di quest’anno. Le idee più promettenti nascono dall’intersezione tra domini diversi. Vediamo costantemente come soluzioni innovative emergano quando un ingegnere collabora con un designer, o quando un ricercatore in biotecnologie lavora con un esperto di business development, in una dinamica di contaminazione. Inoltre è una questione di sensibilità ai feedback durante il percorso. I team con le idee più promettenti sono quelli che durante il programma dimostrano di saper cambiare direzione quando i dati lo richiedono, ma senza perdere la visione di fondo».
Cosa succede alle startup dopo il programma?
«I nostri alumni rimangono parte della famiglia Dock anche dopo aver completato il percorso. Continuiamo a dare suggerimenti, a incontrarli per vedere come proseguono le loro strade e a supportarli nelle sfide che incontrano.
Per esempio Ticketoo, piattaforma di rivendita di biglietti per eventi, è entrata in uno dei programmi di Zest e negli ultimi anni ha raggiunto un totale di più di 500.000€ di investimenti (con InnovaVentures, Opificio137 e Metatron) e più di 1 milione € di transazioni. MyBiros, una startup che ha elaborato uno strumento che sfrutta il deep learning per estrarre informazioni da qualsiasi documento, appena conclusa l’esperienza con Dock, è entrata in Cloud Accelerator. Bufaga, che ha lavorato su un dispositivo in grado di rimuovere le polveri sottili dall’ambiente, ha scelto di proseguire in Olanda con Startupbootcamp ed è poi rientrata in Italia partecipando a Venisia, AdR Innovation Hub, CTE Roma, CrossConnect. Ha così dimostrato come una preparazione solida apra multiple opportunità.
Lit, realtà che ha progettato un dispositivo per il monitoraggio dei consumi energetici, è entrata in Zero, EDY (un sistema di monitoraggio di infrastrutture come ponti, viadotti, strade e autostrade attraverso l’uso di digital twin), e ha conquistato l’accesso sia in ESA Bic Lazio che in EIT Digital. Più recentemente, Billd e BoostEd sono state selezionate da PLAI Mondadori, confermando come i nostri talenti nascono in settori diversi, dal tech tradizionale all’AI.
Quando una startup esce da Dock, non è solo un’idea brillante, è un progetto con una value proposition chiara, un business model testato e un team che sa come muoversi nel mondo degli investimenti e degli acceleratori. Questi risultati ci dimostrano che stiamo davvero contribuendo a diffondere una cultura imprenditoriale più matura, consapevole che fare startup non è solo avere un’idea, ma è un mestiere che si impara, si pratica e si perfeziona. E questo ci fa enormemente piacere, perché sappiamo che è forse il contributo più importante che possiamo dare all’ecosistema dell’innovazione».

Quali azioni, secondo voi, sono le migliori per imprimere un’accelerazione alle startup?
«L’accelerazione vera di una startup non nasce da singole azioni isolate, ma da un sistema di interventi coordinati che agiscono su diversi livelli simultaneamente.
In termini di azioni, quella più impattante che abbiamo osservato è la formazione di team complementari fin dall’inizio. Non parliamo solo di competenze tecniche diverse, ma di personalità e approcci che si bilanciano. Per esempio durante le sessioni di pitch stimoliamo la contaminazione tra startup che operano in settori diversi.
Creiamo poi situazioni in cui i partecipanti devono collaborare su problemi reali fin dal primo giorno. Non esercizi teorici, ma sfide concrete che richiedono prospettive diverse.
Riteniamo inoltre fondamentale implementare cicli di prototipazione e feedback estremamente rapidi.
Infine, l’azione più trasformativa che diamo ai talenti che partecipano al programma è creare una cultura dove sperimentare e fallire rapidamente può essere visto come un vantaggio competitivo.
La nostra esperienza ci ha insegnato che l’accelerazione più efficace è quella che combina velocità di esecuzione con solidità delle fondamenta. L’accelerazione vera, infatti, non è questione di lavorare di più, ma di lavorare con maggiore intenzionalità strategica, circondati dalle persone giuste, con accesso alle risorse necessarie e con una cultura che premia la sperimentazione intelligente».
Dock Startup Lab è solo una parte delle attività portate avanti da Unfold Tomorrow. Quali altre iniziative portate avanti?
«Dock Startup Lab rappresenta il cuore pulsante delle nostre iniziative, ma Unfold Tomorrow ha sviluppato nel tempo un ecosistema che accompagna i founder dall’idea iniziale fino alle prime fasi di maturazione delle startup.
I nostri Sprint Program sono programmi intensivi e one-to-one di 4-6 mesi progettati per startup che hanno già superato la fase di validazione iniziale e devono affrontare sfide specifiche della crescita: raggiungimento del product-market fit, strutturazione dei processi operativi e preparazione per i primi round di investimento.
Parallelamente, sul fronte degli investimenti, Unfold Tomorrow sta lavorando alla creazione di strumenti finanziari dedicati per facilitare l’accesso ai capitali pre-seed, quella fase cruciale in cui le startup hanno bisogno dei primi finanziamenti per consolidare il prodotto e accelerare la crescita.
Infine, conduciamo attività di ricerca sull’educazione all’imprenditorialità. Questo ci permette di restare all’avanguardia nelle tecniche di validazione, team building e crescita delle startup, e di trasferire continuamente queste conoscenze ai nostri programmi.
Quello che rende unico il nostro approccio è l’integrazione tra tutte queste iniziative. Una startup che nasce in Dock può accedere ai nostri programmi, utilizzare i servizi di advisory e beneficiare delle nostre partnership corporate. Ma questo ecosistema è aperto anche a startup e partner esterni che condividono i nostri valori e la nostra visione dell’imprenditorialità».