È stato il protagonista assoluto del mondo della moda, per decenni ha contribuito a dare forma a uno stile inconfondibile, lavorando fino all’ultimo. Di pochi giorni fa, infatti, è l’acquisizione della Capannina di Franceschi di Forte dei Marmi che lui stesso aveva commentato come «l’ultimo gesto d’affetto».
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La vita di Giorgio Armani
Nato a Piacenza l’11 luglio del 1934, era il terzo figlio di tre. Dopo la guerra, il trasferimento a Milano. Finito il liceo inizia a studiare Medicina: l’anatomia è una scienza che ritornerà potente, nel suo lavoro.
Era il 1953, tre anni di università, poi la decisione di partire per il militare. Al ritorno, l’inizio del lavoro alla Rinascente nel 1957. La moda divenne la sua vita che un anno prima aveva conosciuto Sergio Galeotti, un giovane intraprendente come lui. La sua prima invenzione? Il termine «stilista» che lui stesso spiegò così: «Io non sono né un couturier né un sarto ma mi sentito uno che crea uno stile, uno stilista».
Un successo dopo l’altro con quella sua visionaria capacità di “svuotare” e alleggerire i capi, poi la svolta. Un regista di Hollywood, Paul Schrader, lo contatta per disegnare gli abiti del suo «American gigolò». Era il 1980 e in soli sette anni dalla fondazione del brand arriva la copertina di Time. «La copertina può soddisfare la mia vanità, ma è l’attenzione che hanno dedicato al mio lavoro che mi dà grande piacere professionale. Hanno capito – senza la sufficienza che spesso usa chi parla di moda – il valore di un impegno che non consiste nel disegnare qualche modello, ma nel cercare continuamente di adattare un modo di vestire e di vivere, vivere, vivere, un’idea a una possibilità di riproduzione industriale», aveva commentato. Se ne va un genio che ha saputo contraddistinguersi non solo per la sua capacità innovativa ma anche per i suoi modi garbati e gentili. Per tutti era “re Giorgio”.