Claudio Spadacini, fondatore e CEO di Energy Dome, ha chiuso di recente un maxi-round da 40 milioni di euro. La startup ha sull’isola il suo impianto dimostrativo pienamente funzionante. «Ci rivolgiamo a chiunque voglia sbarazzarsi dei combustibili fossili e sostituirli con energie rinnovabili»
Nato a Verbania, laurea al Politecnico di Milano, ingegnere di professione e imprenditore per natura, Claudio Spadacini è un innovatore seriale in campo energetico che fa il suo esordio da giovanissimo con Sebigas, azienda fondata nel 2008 per progettare, costruire e gestire impianti di biogas in tutto il mondo. Poi nel 2011 ha creato e guidato Exergy SpA. Ma, la svolta arriva nel 2019 con Energy Dome, la prima società al mondo a brevettare un processo per l’accumulo di energia di lunga durata e su larga scala: la CO2 Battery. Si tratta di una tecnologia a basso costo in grado di accelerare la transizione globale verso le rinnovabili, supportandone la crescita e la diffusione sfruttando le incredibili proprietà della CO2. La startup nasce a gennaio 2020, qualche giorno prima del lockdown. Poi l’esordio industriale in Sardegna, una terra che, come racconteremo il 18 maggio al SIOS23 Sardinia Edition di Cagliari, attrae sempre più innovazione e investimenti green. Energy Dome ha già calcato il palco di SIOS, per la precisione quello milanese della tappa dicembrina, quando nel 2021 si aggiudicò ben due premi: lo Special Award del Polihub e l’Open innovation Special Award di A2A.
Nella Barbagia, a pochi chilometri da Ottana (Nuoro), ha avviato il primo impianto CO2 Battery, attivo sul mercato energetico nazionale con risultati rilevanti che confermano l’affidabilità e la validità del progetto. Non solo, ma qualche giorno fa Energy Dome ha chiuso un maxi round da 40 milioni di euro. «Siamo pronti a garantire le prestazioni della nostra CO2 Battery a qualsiasi cliente nazionale e internazionale che voglia davvero sbarazzarsi dei combustibili fossili e sostituirli con energie rinnovabili». Intervista a Claudio Spadacini, fondatore e CEO di Energy Dome.
Partiamo dall’inizio. Ci spiega il concetto di stoccaggio di energia?
Lo stoccaggio dell’energia è un concetto di facile comprensione. Si tratta di mettere da parte una certa quantità di energia, in una sorta di batteria, per impiegarla in altri momenti. Quindi è una modalità per ridurre sprechi e rendere più efficiente la gestione energetica. Senza contare l’effetto collaterale positivo di contribuire a ridurre le emissioni di CO2. Se non sprechi, consumi meno.
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Quindi una via d’uscita contro il cambiamento climatico è immagazzinare sempre più energia?
Esatto. L’unica via di uscita è di immagazzinare quel surplus energetico e impiegarlo nei momenti in cui c’è richiesta. A oggi esistono diversi tipi di sistemi: quelli che reagiscono in tempi brevissimi per regolare micro-fluttuazioni e quelli per lo stoccaggio stagionale, che mettono in cascina in estate ed erogano in inverno. I primi si affidano in molti casi a grandi batterie agli ioni litio, i secondi a impianti basati sull’idrogeno. Ovviamente le rispettive criticità sono legate al deperimento degli elementi e alla complessità.
Energy Dome dove si colloca?
Energy Dome si propone come terza via, per un energy shifting (uno spostamento energetico) tra le 4 e le 15-24 ore. In pratica ciò che viene prodotto ad esempio in mattinata può essere emesso nel pomeriggio oppure il giorno dopo. È una soglia che non riguarda i limiti tecnici dell’impianto, ma il modello di business e l’efficienza complessiva per garantire una fornitura in accordo alla domanda sulla rete.
Come funziona CO2 Battery?
La CO2 Battery utilizza l’anidride carbonica per immagazzinare l’energia prelevata dalla rete elettrica, idealmente proveniente da rinnovabili. È un sistema di accumulo termodinamico, a differenza di quelli maggiormente diffusi a livello commerciale, come le batterie. Funziona come un sistema a pompaggio idroelettrico, che non necessita di dislivelli di quota. In fase di carica, il sistema assorbe energia dalla rete elettrica, da un campo solare o eolico, per comprimere la CO2 contenuta nella ‘cupola’ (Dome), a temperatura e pressione ambiente, e stoccarla allo stato liquido, immagazzinando il calore generato dalla compressione. In fase di scarica, il calore in precedenza immagazzinato viene ceduto dalla CO2 e durante il suo passaggio nell’unità di accumulo termico (Tes) utilizzato per far evaporare la CO2, che aziona una turbina per la generazione di energia elettrica.
Su cosa si basa la tecnologia di Energy Dome?
Nello specifico, la tecnologia impiegata da Energy Dome si basa su un nuovo ciclo termodinamico, fino a ora mai sfruttato, che consente di liquefare e successivamente espandere una riserva di CO2. È proprio l’anidride carbonica, quindi, principale imputata nel tribunale del climate change, a diventare protagonista di un processo termodinamico chiuso, in quanto uno dei pochi gas che può essere condensato e conservato in forma liquida sotto pressione a temperatura ambiente, senza la necessità di ricorrere a sistemi criogenici.
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Ci spiega il processo?
Il sistema implementato da Energy Dome, accumula l’energia nei momenti di eccesso, rilasciandola quando la richiesta di produzione si intensifica di più. A differenza di un sistema termochimico, come quello delle batterie al litio, utilizza macchine in grado di comprimere la CO2 fino a 65 atmosfere al fine di trasformarla in stato liquido e far sì che l’energia spesa sia conservata in maniera efficiente. La CO2, infine, viene ri-gassificata, ri-espansa in una turbina per restituire la corrente assorbita dalla rete alla rete stessa e reimmessa in un serbatoio, il Dome. Così facendo, il processo di erogazione della corrente elettrica può avvenire per tutta la giornata, superando i limiti posti, ad esempio, dai sistemi solari fotovoltaici ed eolici, per cui la produzione di elettricità dipende dalla presenza della sorgente naturale.
Una battuta sul maxi round da 40 milioni appena concluso?
Grazie a questo round di serie B, la nostra CO2 Battery è pronta per il mercato e, siamo pronti a garantirne le prestazioni a qualsiasi cliente che voglia davvero liberarsi dei combustibili fossili e sostituirli con energie rinnovabili dispacciabili. Immaginate un sistema in grado di immagazzinare energia rinnovabile con il 75% di RTE e un costo che è la metà di quello del litio. Un sistema che non si degrada nell’arco di 30 anni e che è fatto solo di acciaio, acqua e CO2. Ora immaginate che questo sistema sia costituito da componenti esistenti e ben noti, che qualsiasi operatore di centrale elettrica è in grado di mantenere e far funzionare, e che questi componenti siano distribuiti su scala GWh a livello globale senza colli di bottiglia nella catena di fornitura o vincoli specifici del sito. Se vi piace questa idea, smettete di immaginare. Perché questa è la realtà, la tecnologia è già pronta.
Prossimi passi?
Nei nostri progetti che possiamo definire di futuro immediato, spicca ancora una volta la Sardegna. Per noi di Energy Dome è il luogo ideale per una serie di fattori unici al mondo. Dopo il primo impianto ad oggi perfettamente a regime, abbiamo individuato un nuovo sito nell’isola (la location è ancora top secret). Apriremo un secondo impianto per l’immagazzinamento di energia pulita, ma di taglio molto più grande. Il 2022 è stato un anno di crescita con un incremento del 250% in termini di capitale umano. Il 2023 è l’anno dell’ampliamento del team, oggi siamo circa 35 ma puntiamo almeno a raddoppiare. Inoltre sarà anche l’anno dello sviluppo internazionale, i mercati più promettenti nel breve periodo, oltre all’Italia, sono USA, India e America Latina.
A che punto siamo con la lotta al cambiamento climatico?
La lotta al cambiamento climatico è un’urgenza che si sta manifestando sempre in forza maggiore, specialmente in questo periodo di transizione energetica. Abbiamo compreso quanto questa sia fondamentale per scongiurare una catastrofe climatica. Tuttavia, la transizione richiede di produrre energia a partire da fonti rinnovabili, che sono però intermittenti e richiedono sistemi di stoccaggio per coprire il fabbisogno totale. Come Europa dobbiamo correre di più, accelerare assolutamente e riuscire a stare al passo con la corsa che stanno facendo gli altri Paesi del mondo, Stati Uniti in primis. Abbiamo bisogno di più strumenti per agire, e agire subito. La salvezza del Pianeta non è un’opinione.
Un’ultima battuta?
Ci tengo a dire che Energy Dome è una startup atipica, pur essendo nata un paio di anni fa, siamo già pronti con un prodotto disponibile sul mercato adesso. Noi a differenza delle altre startup non siamo in fase di test o di progettazione, la nostra tecnologia innovativa per la salvezza del pianeta è pronta oggi!