Prima duramente contestata dagli studenti, ne esce tra gli applausi dopo aver promesso classi efficienti e banda larga entro il 2015
Prima le contestazioni, poi un applauso. Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini riesce a convincere la platea di studenti presenti nella sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma per 20 under 20, uno spettacolo di giovani innovatori all’interno della Maker Faire, che la contestava per le politiche del governo sulla scuola. Lo fa promettendo l’impegno del governo a fornire tutte le aule di strutture efficienti e banda larga.
Il momento non era dei più semplici. Sul palco avevano appena concluso la presentazione del loro progetto tre allieve della Singularity University, l’eccellenza dell’education american. Subito dopo il turno del ministro prendere la parola e cerca di raccontare La buona scuola, la consultazione voluta dal Governo per migliorare la scuola italiana in vista della riforma. Ma non riesce a cominciare che parte un coro di proteste.
Il ministro decide di non parlare ma di cedere la parola direttamente ai ragazzi. Qualcuno alza la voce. Su tutti quella di un ragazzo, Federico. Giannini gli chiede cosa è la buona scuola per lui. Federico risponde: “Vogliamo più tecnologia a scuola“. Una proposta sensata. E cosa altro? Incalza il ministro. “E termosifoni che funzionano“. Tecnologia e termosifoni. Due richieste semplici, scontate. Siamo alla Maker Faire, una fucina di innovazione e tecnologia. E siamo in Italia, dove la scuola non ha risorse sufficienti. Neanche per i termosifoni. Applausi da stadio. Federico accenna anche ad alzare le braccia, per incitare i suoi compagni, per caricare la voce della protesta. Ci riesce pure. Poi tocca al ministro. Che gli risponde tra qualche mugugno della platea. In inglese, perché “sogna una scuola dove ogni studente sappia parlarlo e capirlo bene“. Poi, cede, in italiano.
Spiega il senso de La buona scuola. “Il primo passo per cambiare le cose è ascoltare. E adesso abbiamo la possibilità di farlo“, dice sul palco Giannini. E sottolinea l’importanza della consultazione pubblica, con gli studenti, la necessità di avere quante più segnalazioni possibili per aumentare l’efficacia del progetto. “Quello che avete visto qui, quello che fanno i vostri coetanei nelle scuole di Boston, lo potete fare anche voi nelle nostre scuole“, e cita gli esempi del Majorana di Brindisi e del giovane maker Cesare Cacitti strappando i primo applausi, che superano le contestazioni. E esce con una promessa: “Entro il 2015 ci sarà la banda larga in tutte le scuole e nei programmi di coding“. E, si spera, termosifoni funzionanti.